Dietro il sogno e la realtà di Victor Popkov

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Quando nell’agosto del 2019 sono stato a San Pietroburgo a studiare, vivevo presso l’abitazione di Lioudmilla, una signora di circa 75 anni, corpulenta, particolarmente appassionata di vodka, anche al mattino, e dagli orari piuttosto insoliti essendo una signora di una certa età. Lioudmilla, infatti, andava a dormire non prima delle 4 del mattino e si svegliava molto tardi, quando parte della mia mattinata poteva già dirsi quasi conclusa. Lioudmilla amante del teatro e delle poesie di Esenin e Achmatova mi parlava spesso di arte e cultura russa. In particolare, una domenica mattina mentre controllavamo i numeri della lotteria, sua altra grande passione, mi parlò di un artista russo noto principalmente durante il periodo sovietico, che aveva avuto il piacere di conoscere a casa di amici, durante un viaggio a Mosca con il marito, morto diversi anni prima. Con il suo spirito flemmatico, si dirige verso la camera da letto tirando fuori un catalogo d’immagini di una mostra. Il catalogo autografato era quello di un certo Popkov, pittore di cui ignoravo la storia. Sfogliando il suo catalogo d’immagini, in una domenica mattina post numeri della lotteria, si aprono a me diverse immagini.

Popkov Viktor Efimovich nasce a Mosca il 09 marzo 1932 da una famiglia di contadini. Il padre e la madre, abituati al duro lavoro fin dalla tenera età, si spostavano da un posto all’altro in cerca di lavoro, ma il padre di Viktor mentre egli aveva solo nove anni muore in guerra. La madre non si risposa mai, e Popkov cresce con i due fratelli Vitja e Tolja in un clima familiare molto disteso. Si discuteva raramente e ognuno cercava di dare il proprio sostegno a chi ne aveva bisogno. Fin da piccolo inizia a manifestare una particolare propensione verso il disegno, di conseguenza è spinto, in maniera del tutto naturale dalla madre, a iscriversi alla scuola d’arte. Dal 1956 inoltre iniziano i viaggi creativi in giro per il paese, dove Viktor è alla costante ricerca di materiali originali per il lavoro e angoli espressivi, cercando sempre di più di raffinare la sua tecnica e renderla particolare.

 

I Traslocatori

 

A lungo Victor Popkov ha corso il rischio di essere considerato un artista eccentrico e marginale; in realtà è proprio nel rischio di questa marginalità che dobbiamo considerare la sua unicità. La sua opera è stata caratterizzata da influenze artistiche molto precise, che hanno coinvolto il suo linguaggio e ne hanno suggellato la sua fortuna critica. Popkov molto conosciuto in vita, molto amato, quasi famoso, ma del tutto dimenticato poi in Occidente.  Proprio quest’ultimo motivo mi ha spinto a voler approfondire di più in merito a questo grande artista e a voler conoscere la grande varietà di sensi e significati dietro il sogno e la realtà di Popkov.

 

I tre Artisti

 

La sua opera s’inserisce all’interno del realismo russo, con una chiara ispirazione a ciò che la vita, la società e la natura poteva ispirare e rappresentare. Popkov sembra cercare una propria autonomia dirigendosi verso il cosiddetto “stile severo” che si contraddistinse in maniera netta dalla pittura nonconformista o underground. Per meglio definire e avere chiara una visione a tutto tondo dello stile severo, occorre definire che in pieno novecento, in Russia, quando il realismo socialista era una corrente molto seguita e conosciuta. All’interno dell’”Unione degli Artisti” fanno la sua comparsa la così definita “ala sinistra”, il cui compito era divenuto quello di rappresentare la realtà socialista in tutti i suoi aspetti, positivi, negativi, tragici e festosi, avvicinandosi quindi al concetto di “verità della vita”.

 

Elettricisti

 

Sotto questo punto di vista parte dell’opera di Popkov potrebbe anche essere assimilabile a quella di una certa branca del neorealismo italiano, che si avvicinava all’opera di Guttuso e che sfociava particolarmente nel cinema. Guttuso fu fondamentale per una certa parte della cultura sovietica, poiché la sua opera funzionò spesso da ponte fra socialismo e comunismo sovietico. Significativo fu anche l’incontro fra i due, di cui esiste una viva documentazione fotografica.  

 

Victor Popkov con Renato Guttuso

 

Lo stile di Popkov inizia a essere di grande interesse all’interno nella Russia sovietica degli anni 70, l’artista, infatti, spesso dipingeva persone comuni in circostanze di vita ordinaria e i dipinti costringevano lo spettatore a essere coinvolto nei problemi della società, che erano visibili nella plastica pittorica.

 

Motociclisti

 

L’opera del maestro era sincera e rispondeva a impressioni che toccavano il cuore, oltre le quali non poteva passare senza lasciare traccia. I critici sono stati spesso concordi nell’affermare che in tutto il suo lavoro Popkov colpisce per la purezza e la coscienziosità dell’anima, per l’intonazione personale agitata e l’autoritratto diretto o indiretto.

 

Autoritratto

 

I ritratti di Popkov inoltre non hanno solamente un ruolo sociale, un impegno politico, ma ogni stadio di queste sue rappresentazioni, assume il ruolo di rivelare al pubblico l’eroe russo, che l’artista avrebbe dovuto individuare rivelare, comprendere, esagitare.

 

Le Vedove

 

Nelle opere di Popov è rappresentata inoltre una visione più amara, meno edulcorata della vita sovietica rispetto a quanto si era visto fino a quel momento nelle opere d’arte, lo stile severo rappresenta quindi la parte più ruvida dell’affermazione societaria; si tratta quasi di una evocazione di una sorta di vita interiore dei protagonisti, un aspetto questo che è reso particolarmente esplicito nelle figure dei protagonisti de I costruttori di Bratsk dipinto nel 1960 descritti dalla critica come incapaci di sorridere, di amare, di gioire. Questo è sicuramente il quadro più conosciuto di Popkov che sembra anche presentare al mondo intero la sua ricerca stilistica.

 

I costruttori di Bratsk

 

Nel 1974 mentre stava dirigendosi a una sua personale, viene avvicinato da una macchina; un uomo definitosi poi un collezionista d’arte gli spara uccidendolo sul colpo. Non si sapranno mai le reali motivazioni dell’uccisione. L’uomo, probabilmente un fanatico, dichiarerà in maniera confusa di essere stato “spinto a compiere questo gesto” da non si sa quale imprecisata autorità. Con Popkov muore una generazione, muore uno stile, lasciando vivo tuttavia la sua impronta, dietro il sogno e la realtà.

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Nasco a Cesena nel 1978, con la grande passione per la musica e un amore folle per Chet Baker. Lavoro da tanti anni, quasi troppi, come commercialista, districandomi fra imposte e dichiarazioni dei redditi. Mi appassiono fin da giovane alle arti e alle lingue, per poi scoprire la cultura sovietica e russa. Ora cerco di bilanciare il mio lato pragmatico con l’utopia dei miei sogni inespressi, affannandomi nel cercare un equilibrio. Nonostante questa mia doppia indole, credo che la vita debba essere concepita come la realizzazione dei propri desideri, per cui dopo una laurea al Dams ottenuta negli anni della mia senilità, sto realizzando un altro grande desiderio: quello di scrivere!