ELENA PIRO: malinconica inquietudine

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Giubbotto è il primo singolo di Elena Piro, cantautrice calabrese di adozione bolognese, uscito il 24 marzo in tutte le piattaforme digitali.

Un brano dolceamaro, malinconico e riflessivo. Una canzone autobiografica che descrive il vortice di pigrizia in cui a volte si cade, quando il ventesimo contatto ti chiede: “Che fai oggi?”

«Ma soprattutto – spiega la sua autrice – quella voglia di solitudine che ti assale quando, dopo una serata trascorsa da una parte all’altra della città, circondata da tantissime persone di cui poche amiche, ripensi ai discorsi fatti e tutto quello che ricordi di aver detto sembra essere la sceneggiatura di una puntata di Ciao Darwin. Allora te la prendi con te stessa, ti dici che sei un’inetta, e poi con gli altri che non sanno capire quello che non dici. Da questa carneficina ne esce viva solo una persona, quella che anche se non ridi alle sue battute, anzi gli urli contro per quanto sono brutte, col freddo cane che c’è a Bologna, si toglie il giubbotto e te lo mette addosso».

Ti sarà capitato anche a te di sentirti solo in mezzo ad una folla di persone. E’ proprio di questo che parla il singolo d’esordio della cantautrice Elena Piro. Conosco bene questa senzazione e appena ho premuto play mi sono subito immedesimata in lei e di quello stato di smarrimento e di vuoto che ci assale con quella voglia-non voglia di non fare nulla e di non vedere assolutamente nessuno.

Un pezzo colmo di malinconica inquietudine che fa riflettere soprattutto al giorno d’oggi schiacciati dai social newtwork e da tutti quei follower a cui non frega un cazzo di noi. La solitudine è un tema delicato che l’artista ha catturato e ha sprigionato le proprie e le nostre emozioni contemporaneamente.

Elena ha affronato questa paura con questo brano, eh si, la paura di rimanere soli e venire assaliti dai nostri demoni è reale e viva. Forse la solitudine non è così male se impariamo ad accettare noi stessi per quello che siamo realmente.

E dare importanza a chi ci rimane accanto, nonostante i nostri periodi bui e freddi, coprendoci e proteggendoci con un giubbotto.

Questa è la chiave della felicità.

 

“Quante strade che ho seguito 

Senza mai finirne mezza

Perché dò sempre 

Un po’ troppo peso a tutti i pareri diversi dal mio 

Ma tu

Resti comunque qua

Anche se ti urlo contro 

Anche se ho pure torto”