“On Happiness Road” al Future Film Festival

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Protagonista di “On Happiness Road” della regista Xing Fu Lu Shang è Chi, una giovane donna emigrata da anni in America che fa ritorno alla sua terra natia, il Taiwan, per assistere ai funerali della nonna. Un viaggio che non è solo fisico e geografico, ma anche psicologico: Chi, da sempre alla ricerca di una propria identità, riuscirà a trovare grazie a questo pellegrinaggio la vera se stessa e a darsi una definizione a livello politico, sociale e culturale.

Su di tutti regna dunque il tema della ricerca di un’identità: a casa di Chi si parla solo il dialetto mentre quando comincia la prima elementare è costretta ad imparare il Mandarino: in classe il dialetto è proibito e chiunque lo parli rischia di essere punito. A scuola Chi viene additata come selvaggia perché sua nonna è un’aborigena. Anche quando Chi si trasferirà in America, dopo aver completato tutto il suo percorso di studi, troverà difficile riuscire a definirsi. Si troverà in un altro Paese, di nuovo additata come diversa. Ecco dunque che la morte della nonna risulta come una sorta di necessità, un pretesto per dare inizio a un viaggio e alla ricerca di se stessa che ritroverà nella sua terra e tra le braccia della sua famiglia.

Parlando dell’identità sono emersi altri due temi portanti del film: quello più ovvio è quello legato alla famiglia, all’importanza di crescere con un coppia di genitori uniti, un poco ambiziosi nei confronti della figlia, ma che credono in lei e nelle sue possibilità. Una famiglia anche felice, in grado di vivere dei bei momenti insieme, sempre spinti dalla filosofia enunciata fin dall’esordio: “Che cos’è la felicità?” chiede Chi “E’ avere qualcosa da mangiare”, le risponde la madre. Ed ecco che qui sorge il secondo tema, quello del denaro che si dimostra una vera e propria ossessione in tutto il corso del film. La stessa istruzione, altra ossessione dei genitori di Chi, altro non è che subordinata alla retribuzione futura: un giorno Chi sarà medico e allora guadagnerà tantissimi soldi e potrà essere felice. E invece Chi lascerà medicina per studiare lettere, si troverà un mediocre lavoro da impiegata e tirerà avanti, come fanno i suoi genitori.

L’ossessione per i soldi è direttamente collegata al mito dell’America: un Paese libero, dove tutti i sogni possono diventare realtà, dove la ricchezza si può trasformare in felicità. L’America rappresenta tutto ciò che è nuovo e moderno, tutto ciò che si desidera conoscere, che si desidera vedere e che non si è mai visto. Questo mondo entra in collisione con la realtà del Taiwan, un paese povero abitato da gente povera che non si può neanche permettersi un orologio e di pagare il dopo-scuola. Un paese pieno di tradizioni e di contraddizioni, che si cerca di civilizzare attraverso l’insegnamento obbligatorio del Mandarino, ma che fondamentalmente resta attaccato alle sue origini. Tuttavia, dopo anni e anni di lontananza, la modernità, la globalizzazione è arrivata anche in Taiwan ed è questo che dapprima sconvolge Chi, ormai giovane donna.

Il film d’animazione sfrutta la storia personale di Chi e della sua famiglia, per raccontare una storia universale, fornendo una ricostruzione storica del Paese: dalla povertà alla modernità, dalla tradizione all’innovazione, dall’esclusione alla globalizzazione, passando per le grandi tragedie come il terremoto e l’attacco alle torri gemelle, per i grandi movimenti studenteschi, per la lotta politica, sociale e culturale per l’affermazione del Taiwan e della sua libertà.

La parte più interessante del film è però la sua stessa costruzione. Innanzitutto, la pellicola si basa su continui scarti temporali tra passato e presente: ogni elemento del presente è un potenziale indizio che riporta al passato e una scusa per cominciare a raccontarlo, quasi come una messa in immagini della teoria di Proust. Lo scarto temporale racconta dunque la realtà, anche se in modo disordinato, come un vero e proprio intreccio. Accanto alla realtà esiste però anche un’altra dimensione: quella dell’inconscio, del sogno e dell’immaginazione. Le immagini oniriche perdono i contorni definiti dell’immagine: in questi momenti si ha una vera e propria esplosione di colori dove fanno la loro comparsa personaggi eroici tipici dell’immaginario fiabesco, figli dell’immaginazione di una bambina. Sogni semplici, come il gelato alla fragola o il principe azzurro, ma che delineano la personalità di una protagonista che nonostante tutto e tutti non ha mai perso la speranza. Alla fine tutti i loro sogni di bambini non si sono realizzati, ma in Via della Felicità – dove abita Chi con la sua famiglia – c’è sempre spazio per un nuovo sogno. L’importante è riuscire a mantenersi sempre un po’ bambini.

futurefilmfestival.org