Star Trek Beyond ovvero come utilizzare Sabotage per sconfiggere gli alieni

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Momento top del film
Momento top del film

 

Ammetto subito, così che non si dica che…, di non essere uno di quelli partecipa a cosplay vestito da Spock. Non ho mai fatto il saluto dei vulcaniani, non credo di aver mai visto una puntata del telefilm e non ho le carte in regola per parlare di continuity, spazio tempo e il perché e il percome questa nuova trilogia si possa o meno inserire nel canone.

Ammetto però, anche, che questa nuova trilogia mi ha reso simpatico l’equipaggio dell’Enterprise e quindi sono sempre contento quando scopro che in sala c’è un nuovo “Star Trek” (tutt’altro atteggiamento, ad esempio, mi vede partecipe delle uscite dell’universo “Star Wars”… ma questa è un’altra faccenda).

In particolare questo film ha due cose che, a mio parere, valgono la pena del viaggio, del biglietto, dell’aria condizionata polare, degli altri spettatori che entrano con le magliette di qualche raduno vissuto in America e dell’odore burroso di patatine che scricchiolano per dieci minuti buoni.

La prima è il personaggio interpretato da Simon Pegg, che ha pure messo mano alla sceneggiatura. L’ingegner Scotty ha almeno tre battute da antologia e, a partire dalla metà del film, si confronta con un personaggio femminile con cui crea una coppia “comica” tipo Gianni e Pinotto: uno dice una cosa e l’altra non capisce, creando cortocircuiti logici e incomprensioni molto divertenti.

La seconda è la presenza, in diegesi, di due pezzi come Fight the Power (dei Public Enemy, non si sa mai) e di Sabotage (dei Beastie Boys…). Il primo serve a preparare il colpetto di scena del penultimo gancio di sceneggiatura, ed è una sorpresa che coglierà più che altro i nostalgici di quegli anni là (e si dà una strizzata d’occhio pure a Spike Lee visto che…). Il secondo, quando entra, è talmente perfetto nel suo essere una spacconata, che non può non trascinare anche chi, quegli “anni là”, non li ha mai vissuti, non li conosce o se n’è sempre fregato. E poi, cavolo, chi è lì, in quel momento, non può non pensare al finale di Mars Attacks!, con quell’idea surreale strappata con i denti a Attack of the Killer Tomatoes. Così tutto torna: il cinema di “serie B” che contamina quello d’autore per tornare, di botto, alla serie B. E mi perdoneranno i Trekkers, se considero le avventure dell’Enterprise, una cosa da “serie cadetta”.

Non è detto, infatti, che chi scrive lo consideri una cosa negativa… anzi!