Conspiracy di Christopher MacBride

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CONSPIRACYMACBRIDEFEATEsterno, giorno.

Bronson cammina per strada e incrocia una persona che, in mezzo alla folla, gli dà un colpo con la spalla.

– Scusi.

– Scusi lei.

I due si allontanano.

 

Interno, giorno.

Qualche giorno dopo Bronson sente un dolore al braccio destro. Nota che nell’incavo brachiale è spuntato un minuscolo puntino rosso. Come fosse una puntura.

Bronson si ricorda dell’incontro in mezzo alla folla e… mioddio… quell’uomo.

All’inizio non ci aveva fatto caso ma aveva degli occhiali molto strani, e portava una giacca… com’era la giacca?

E sul risvolto del bavero? Quella spilletta.

 

Esterno, giorno.

Bronson corre per strada alla ricerca di quell’uomo. È sicuro di averlo visto da altre parti ma non si ricorda dove…

Improvvisamente ha un’illuminazione: il giornale del giorno prima. Corre a casa.

 

Interno, giorno.

Ecco qui: uno strano decesso, un uomo con occhiali di corno gialli, un incidente stradale, nessuno sul posto, il cadavere ritrovato molte ore dopo.

E forse era morto già da giorni…

 

Interno, giorno.

Bronson è all’ospedale. Ha mostrato ai dottori la strana puntura sul braccio destro. I due medici hanno parlato a lungo e si sono allontanati lasciandolo solo nella saletta delle visite.

Se anche voi, ad un certo punto della vostra vita, avete pensato che al mondo sia in atto un gigantesco complotto per il controllo delle menti, questo film lo dovete evitare come la peste bubbonica.

Questo film vi farebbe un male del diavolo.

Comincereste a navigare sulla rete cercando notizie sul Bildelberg, il Bohemian Club e probabilmente avvolgereste il cellulare nella stagnola.

I vostri vicini vi apparirebbero un po’ troppo guardinghi e poi, ehi, cosa cacchio fa quella vecchia dentro al bidone della spazzatura?

Conspiracy passa per un documentario alla Michael Moore ed ha un finale che costringe lo spettatore a ripensare quanto visto in un’ottica che è, se non l’opposto, quantomeno una faccia poco visibile di una medaglia a più facce. Ed è il punto di forza di questo horror millenaristico-complottista, praticamente invisibile in Italia a meno che non siate dei veri cinefili hardcore che pescano in ogni dove per trovare il pesce giusto da pappare.

In Conspiracy è tutto molto plausibile proprio perché ad una prima parte abbastanza inquieta e puntigliosa (i giornali sul muro, le scie di misteri, i complotti, le stranezze, JFK) segue

una seconda parte da sturbo (davvero impressionante tanto è mimetica, patemica e thriller) che ha una chiusura che riporta all’inizio in modo, però, non accondiscente.

La soluzione non è nel non sapere. La soluzione, la verità e la sopravvivenza, sono nel partecipare.

Fate ciò che vi è detto e sarete salvi. Solo nella Società avrete il vostro giusto posto.

Era già stato detto, in altri termini, da Yuzna nel 1989 (cercate e mi ringrazierete), ma questo Conspiracy apre uno spiraglio che interessa tutti noi.

E quindi ci cattura, in una spirale.

Esterno, giorno.

Bronson esce dall’ospedale.

– Non ha nulla, è il becco di un insetto.

– Si metta questa pomata e stia tranquillo.

Bronson cammina perplesso verso la sua macchina.

Si siede al volante mentre attorno a lui arrivano automobili della polizia.

– Scenda e tenga le mani bene in vista.

Lui scende. L’occhio gli cade sul sedile posteriore.

Uno dei due medici che lo hanno visitato è seduto nel posto al centro.

Morto.