Paura e disgusto a Kinshasa: Hunter S. Thompson e l’incontro del secolo

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Hunter T. Thompson
Hunter T. Thompson
Hunter S. Thompson

Kinshasa, ore 18.00 del 29 ottobre 1974. 32 gradi, 80% di umidità. Non è rimasto più nessuno presso la piscina olimpionica dell’Hilton Hotel. George Plimpton e Norman Mailer se ne sono appena andati, devono seguire Don King per potergli fare qualche domanda sulle ultime prima del match. Solo un uomo è rimasto a bivaccare lungo il bordo vasca. Ha una camicia hawaiana, un cappellino da golf, short havana color avorio. Il suo nome è Hunter S. Thompson: giornalista, scrittore (Paura e disgusto a Las Vegas), inventore dello stile Gonzo, motociclista, anarchico, hippie, amante delle armi e di tante cose che fanno male. Rolling Stone, la rivista per cui lavora, l’ha spedito a Kinshasa per seguire l’incontro del secolo, Ali contro Foreman. Sì, proprio l’incontro del secolo. Ali è in forma dopo la bruciante sconfitta con Frazier, Foreman di più. Ci sono tutti gli scrittori, tutte le televisioni, tutti i politici, qualche dittatore. Ora sono via, verso lo stadio, per prendere posto. Orario previsto al primo gong le 4 del mattino, orario imposto dalla televisione americana.

Hunter si è svegliato alle tre del pomeriggio ed è nel pieno della sua routine quotidiana, più o meno simile a quella che fa tutti i pomeriggi nella sua casa-rifugio di Aspen, Colorado:

3 pm sveglia

3:05 sigaretta, Chivas, giornali del mattino.

3:45 cocaina

3: 50 sigaretta e Chivas.

4:05 caffè, sigaretta

4:15 cocaina

4:16 succo d’arancia, sigaretta

4:30 cocaina 4:50 cocaina 5:05 cocaina.

5:11 caffè, sigaretta.

5:30 Chivas

5: 45 cocaina etc etc

6:00 erba.

La cena è prevista per le sette: birra, due margarita senza ghiaccio, due cheese burgers con patatine, insalata di pomodori, anelli di cipolla, torta di carote, gelato, sigaretta, ancora birra, cocaina, Chivas.

Per poi, dalle nove, fare sul serio con la cocaina e gli acidi.

Sta aspettando un altro uomo; il suo miglior amico, l’illustratore inglese Ralph Steadman. Il primo acido a Ralph l’ha dato proprio Hunter. Da allora Ralph non ne può fare a meno. L’altro uomo arriva direttamente dalla hall, sudato e trafelato per essersi reso conto del ritardo. “Non è colpa mia, Hunter, non trovavo un taxi”. Hunter risponde, con la sua voce profonda ma simile ad un bisbiglio confuso: ”Nessun problema, caro Ralph. Noi all’incontro non ci andiamo.” “Cosa? Risponde Ralph,” ho già preparato alcuni disegni per l’articolo. “Guarda!” Ralph apre la sua borsa, tira fuori qualche schizzo. Hunter non si toglie nemmeno gli occhiali da sole.

“Ralph, ieri sono andato a vedere l’allenamento di Foreman. Con un montante ha bucato un sacco, la sabbia si è sparsa ovunque nel pavimento. Quel figlio di puttana mi ha spaventato a morte. Ali, povero Cristo, non starà in piedi per più di due riprese. In più, ho scambiato i nostri biglietti per una busta di ottima marijuana e qualche pasticca arancione; non so cosa ci sia dentro, ma funzionano e hanno un bel colore. Prenditi un sex on the beach e rilassati, Ralph. Non accadrà nulla di storico, oggi. Fa troppo caldo.”

Hunter e Ralph passarono la serata e la notte a bordo piscina, fatti e immacolati, nel silenzio irreale di una capitale svuotata. Registrarono le loro urla, i loro tuffi . (Con un po’ di pazienza su internet si possono trovare quelle registrazioni). Nel frattempo Ali, sorretto dall’incitamento tribale del pubblico Ali bumaye, metteva Ko Foreman all’ottava ripresa in quello che, forse, fu davvero l’incontro del secolo. Hunter se lo perse, non scrisse una riga facendo incazzare di brutto l’editor di Rolling Stone, Jann Wenner. Da allora non scrisse più niente di buono. La sua parabola discendente cominciò a Kinshasa. Vivrà gli ultimi anni perso tra droga, armi e prostitute. Fino a quella sera del 2005 in cui gli amici più cari spararono le sue ceneri in alto con un cannone, illuminando i picchi innevati del Colorado.