Al cinema con Margherita – I pinguini di Madagascar

0
796

Era già un mesetto che con Margherita cercavamo di giocarci la carta compassionevole con la sua mamma, nota per non essere un’amante dei cartoni animati. Avevamo visto il provino dei Pinguini di Madagascar prima di Boxtrolls e avevamo deciso, in quell’istante, che saremmo andati a vederlo. Ma lei, la mamma, diceva che si, vabbè, vedremo. Fortuna ha voluto che domenica mattina, nel weekend in cui sarebbe stato proiettato in anteprima, una sua amica le mandasse un messaggio invitandoci al cinema. A vedere i pinguini? Yes!

Andiamo: la sala si riempie come si vede di rado, bambini a carrettate che saltellano e che mangiano caramelle gommose a manate. Anche Margherita ha preso le caramelle gommose: due etti. Alla fine ne mangia due e il resto finisce nella borsa della mamma.

Vai col film: incipit nei ghiacci, i quattro pinguini sono ancora dei bebè ma già ne combinano di ogni e fan saltare per aria un vecchio peschereccio arenato.

Dopo di ché è un fuoco di fila di azione, battute, gag, situazioni bondiane e un sacco di divertimento. Per tutti. Perché poi, alla fine, abbiamo riso tutti. Peccato per la sequenza del finale che non è all’altezza del resto del film, cala un po’ e si anche un tantino spocchiosetta. Però la deriva spionistica e d’azione che ha preso il francising di Madagascar è notevole: già nel precedente capitolo, il terzo, quello del circo, si percepiva che sarebbe stato quello il futuro della serie (e l’incipit con l’arrivo subacqueo in Costa Azzurra era da spellarsi le mani). Qui è tutto un riferirsi a quel cinema lì: c’è un lungo inseguimento veneziano, ci sono gli armamenti fantascientifici, c’è un cattivo cattivissimo, i suoi scagnozzi, rapimenti, cocktail di scampi e un’arma che sembra tanto il raggio laser che voleva cancellare in un colpo solo le virtù amatorie del mitico James 007 Bond.

 

Ps. Non è chiaro perchè un’anteprima debba durare due giorni: sabato e domenica. E debba, fra l’altro, occupare tutti gli orari di proiezione. Ora: uno fa quell’accidente che gli pare e, notoriamente, la distribuzione cinematografica in Italia approfitta parecchio di questa regola non scritta (fare quell’accidente che gli pare). Però non aveva più senso uscire una settimana prima, salvaguardando i titoli che si erano presi la briga di darsi in quel weekend? Non parlo di scorrettezza e non voglio sottintendere nulla: ben venga, in un periodo così magro di soddisfazioni, che escano titoli in sala senza dover impazzire. Però sarebbe interessante capire la logica sottesa di certe scelte.