Dwight Yoakam, ritorno al bluegrass!

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La cosa è chiara: vi è chi ce l’ha e chi no. Dwight Yoakam, ce l’ha – eccome: gli basta un colpo d’anca o uno dei suoi sguardi killer sotto lo Stetson per scatenare adrenalina, sempre. Ovvero: quando Dio ti ha riservato il meglio, tipo una voce che la senti e non la scordi più, un gran tocco nello scrivere canzoni e sopratutto il magnetismo del performer eletto che arriva dritto dai suoi idoli Elvis, Buck Owens e Roy Orbison. Per inciso: Dwight è un tizio a 360°, chi lo bolla come country non ha capito niente – Yoakam ha la presenza del prescelto, mettetelo accanto a qualsiasi rockstar della sua età circa – e intendiamo di quelle proprio con fama interplanetaria che riempiono gli stadi: avete capito chi? – per capire che lui, kentuckyano tutto coolness, è fra i più irresistibili che vi siano in giro.

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Poi, metteteci anche i dischi: da che esordì con il leggendario Guitars, Cadillacs, Etc., Etc. (1986) – e fanno trent’anni esatti al top della miglior musica americana: buon anniversario! – l’escalation è stata irrefrenabile, con mai un album meno che bello – tanto che, per esempio, gli ultimi sono fra i più brillanti della sua discografia, vedi appunto 3 Pears (2012) e Second Hand Heart (2015). Dwight, ogni tanto, si ferma e guarda indietro, al suo Kentucky che con la Virginia è la culla del bluegrass: lo ha fatto con collaborazioni illustri (Ralph Stanley su tutti) e in diversi passaggi della sua storia musicale (Miner’s Prayer, puro bluegrass, è uno dei brani standout del suo repertorio) – solo che ora con Swimmin’ Pools, Movie Stars… regala un disco intero che è tutto fatto di quello stile nobile della musica americana. Niente batteria, tante stringhe (banjo, mandolino, contrabbasso, violino) e sopratutto quella magnifica verve d’obbligo a tutti coloro che si cimentano con la musica inventata da Bill Monroe. Il resto lo fa Dwight, carisma distillato fatto persona.

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Yoakam non fa il passo più lungo della gamba, non compone in stile bensì prende alcune pagine note del suo repertorio e le fa suonare in tutto come se arrivassero dagli Appalachi: operazione mirata quanto riuscita. Senti suoi classici di marmo come Guitars, CadillacsHome For SalePlease, Please BabyGone (That’ll Be Me) oppure Sad, Sad Music, e intendi al volo che come e quanto li rivolti restano roba buona per tutte le stagioni e per tutti i generi, bluegrass compreso. E chi si ricorda della magnifica What I Don’t Know, tratta dal capolavoro Buenas Noches From A Lonely Room (1988)? Qui, nello stile delle montagne, suona ancora più vera e splendida che trent’anni fa. Potere del magnetismo innato di Dwight, già.

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Come tutte le cose belle, ci dev’essere un neo: qui si chiama Purple Rain, proprio quella di Rogers Nelson aka Prince. Capiamo che Prince sia morto quest’anno, capiamo che il pezzo sia un classico global, capiamo anche l’omaggio che non dubitiamo sia sentito: ma la versione bluegrass ci pare forzosa, fors’anche kitsch, poco in tema con un disco come Swimmin’ Pools, Movie Stars…, senza nulla togliere al Dwight Yoakam interprete: se si fa un viaggio attraverso le cover immortalate nella sua carriera fra Elvis, Kinks, Beatles, K.C. Douglas, Clash, Van Morrison, addirittura i Queen (ripescatevi la strepitosa Crazy Little Thing Called Love!), Flying Burrito Brothers e John Prine, si capisce come egli sia in ogni caso interprete a dir poco eccezionale.

CICO CASARTELLI

DWIGHT YOAKAM – Swimmin’ Pools, Movie Stars… (Decca/Universal)

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