Jovanotti e Gualtieri sulla Poesia

0
533

“La scuola? Non ricordo niente di quel che ho studiato, ma è stata grande occasione per conoscere delle persone.” Gli incontri che ti cambiano la vita: Jovanotti è sul palco del Teatro Bonci non a cantare ma per conoscere Mariangela Gualtieri, di cui è appassionato lettore. Quest’anno “Ciò che ci rende umani” è partita col botto, gli ottocento posti della struttura cesenate zeppi e litigatissimi.

Tutti concentrati su una davvero ‘strana coppia’ che conversa amabilmente su una passione condivisa, la Poesia. Già: “Volevo incontrarti da tempo – ancora Lorenzo- e va bene farlo così, davanti ad un buon pubblico…perché se siete qui vuol dire che siete persone curiose!” E’ stuzzicante, infatti, la proposta di Valdoca Teatro nella rassegna che allestisce puntualmente per esplorare, appunto, una tematica tanto impegnativa quanto essenziale.

“E’ la parola che ci rende umani – spiega Mariangela – non l’intelligenza perché ce l’hanno anche le piante.” “E per me – il cantautore – dentro al suono delle parole c’è già il significato. Noi due viviamo la parola in palazzi diversi, io in una roulotte e tu in una specie di castello.”

Altro che chiacchere amichevoli al tavolo d’osteria! Pur con tono quasi scanzonato, tra confidenze e  sprazzi di sublime, abbiamo assistito ad una ‘lezione magistrale’ d’altissimo livello. Le parole possono creare magie: “la poesia – Jova – ha una forza propulsiva che la mette in posizione di libertà estrema, ma allo stesso tempo di rigore ancestrale. E’ la cosa più importante che c’è perché grazie a quella entri in contatto con la Creazione. Si tratta di contagiare, non divulgare.”

Ma non è ancora abbastanza: “Ho la sensazione – confida la Gualtieri – di dare la tetta a spiriti denutriti. Abbiamo corpi che s’ingrassano, ma una parte resta mingherlina; è quel pezzo di brace cosmica che tutti siamo, e la poesia è come una gazzella che ti si mette a saltare addosso.”

Già vederli vicini, loro due, è stato uno spettacolo, antipodi totali tra compostezza ed energia…solo  apparentemente però.

“Sono affascinato dal ritmo delle cose che scrivi tu, perché non c’è metrica, mentre nelle canzoni è essenziale. Provo a mettere una melodìa sui tuoi versi”. E ‘Appello Mondiale’ diventa un rap, ma senza assolutamente perdere potenza. “Non è facile per me – confessa Lorenzo, dopo – mi sento perduto ed è una sensazione gravida. Solo se sei disorientato ti orienti.” Quindi Mariangela si lascia quasi intervistare, racconta di sé e torna al leggìo. “Vedi, non serve la musica, è già dentro alle parole” commenta Lorenzo che, alla fine, una delle sue canzoni la canta (“Quella più semplice che ho”…’Ragazzi x strada’, che emozione) quindi la Gualtieri continua a commuovere con ‘Bello Mondo’, ispirata al Cantico di S.Francesco, la prima poesia in assoluto: “Grazie per la bellezza delle parole, natura astratta di Dio”…

MONICA ANDREUCCI

                                                                                Teatro Bonci di Cesena, 12 ottobre