Lenz Fondazione celebra la Giornata internazionale contro l’Omobitransfobia con Rosa Winkel [Triangolo rosa]

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Lenz Fondazione, Rosa Winkel. Triangolo rosa - foto di Francesco Pititto

 

Il potente spettacolo, che ha recentemente ottenuto il patrocinio di Arcigay Associazione LGBTI+ Italiana e che costituisce un importante capitolo dell’indagine performativa permanente di Lenz su Resistenza e Olocausto, sarà riproposto in versione filmica.

«Uno spettacolo che a tratti si carica di un profondo erotismo che va di pari passo col buio di Thanatos e che, nell’oscurità rischiarata da potenti fari puntati addosso come durante un interrogatorio, permette di riscoprire uno dei lati meno raccontati di quel delirio collettivo durato anni»: Matteo Bergamini, direttore della rivista Exibart, introduce Rosa Winkel [Triangolo rosa] di Lenz Fondazione, creazione di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, spettacolo sulla deportazione e sterminio degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti che, in occasione della Giornata internazionale contro l’omobitransfobia, ricorrenza riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite, sarà presentato a Lenz Teatro, a Parma, in versione filmica venerdì 17 maggio alle ore 21.

 

Lenz Fondazione, Rosa Winkel. Triangolo rosa – foto di Maria Federica Maestri

 

Dopo KINDER [Bambini], spettacolo del 2016 sulla tragedia dei bambini ebrei di Parma vittime dello sterminio nazista e di AKTION T4, dell’anno seguente, sul programma nazista di eutanasia per la soppressione dei bambini nati con malformazioni o portatori di handicap, il progetto permanente di creazioni performative contemporanee, seminari, e giornate di riflessione pubblica dedicati ai temi della Resistenza e della tragedia europea durante le dittature nazi-fasciste prosegue: «Tra le migliaia di corpi martoriati e perseguitati ne abbiamo scelto uno per tutti come rifrazione storico-drammaturgica, Otto Peltzer, uno dei più grandi mezzofondisti della storia» suggerisce Francesco Pititto, autore del testo originale e dell’imagoturgia dello spettacolo che, per il rigore storico-scientifico con cui affronta la tematica prescelta, ha recentemente ottenuto il patrocinio di Arcigay Associazione LGBTI+ Italiana «Arrestato, incarcerato diverse volte, poi Mauthausen fino al maggio del 1945, quando gli americani lo liberano. Ma Otto non viene riabilitato neanche nella Germania post nazista. Il “peccato” dell’omosessualità lo perseguiterà. Andrà in India a insegnare atletica e altri sport ai giovani, rientrando in Germania solo alla fine. E nemmeno oggi il traguardo è vicino e la corsa continua».

Aggiunge Maria Federica Maestri, che ha curato installazione scenica, regia e costumi: «Lo spazio di Rosa Winkel è ripartito in sequenze modulari variabili formate da sedici armadietti metallici, che costituiscono il luogo della duplice dimensione insita nello spogliarsi: lo smascheramento, la liberazione dall’involucro esteriore e al contempo il denudamento, inteso come perdita di identità, azzeramento dell’unicità e della differenza. Si intende così ‘figurare’ la doppia dinamica su cui si muove la drammaturgia: la pienezza corporea della identità omosessuale dell’atleta e la secchezza identitaria del corpo dell’internato, privato nel campo di sterminio di ogni segno sessuale».

 

Lenz Fondazione, Rosa Winkel. Triangolo rosa – foto di Maria Federica Maestri

 

«L’immersione è immediata» le fa eco il critico teatrale Giuseppe Distefano «Sedici armadietti metallici collocati al centro in due lunghe file speculari lasciano un corridoio in mezzo, e, attorno, un largo spazio per permettere di muoverci in libertà ad osservare, ascoltare, vivere anche noi spettatori dentro la scena-lager e campo d’atletica». 

Conclude Tommaso Chimenti sulle pagine della rivista Hystrio: «Folgorante la scena con il reggente sul trono, Himmler, che lancia, furiosamente frustrato, centinaia di soldatini sul petto dell’atleta che, inesorabile, gli si avvicina».

Rosa Winkel [Triangolo rosa], realizzato in collaborazione con l’ISREC – Istituto storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Parma, vede in scena Valentina Barbarini, Adriano Engelbrecht, Roberto Riseri e Davide Rocchi e si avvale delle musiche di ispirazione wagneriana create ad hoc dal compositore elettronico Andrea Azzali. Il Progetto Permanente Resistenza e Olocausto di Lenz Fondazione è realizzato con il sostegno di MiBAC, Regione Emilia-Romagna, Comune di Parma.

Nello spettacolo, sono presenti scene di nudo integrale: se ne consiglia la visione a un pubblico maggiore di 16 anni.

 

17 maggio, ore 21 – Parma, Lenz Teatro, Via Pasubio 3/e – ingresso unico € 2 – info e prenotazioni: 0521 270141, 335 6096220, info@lenzfondazione.it, www.lenzfondazione.it