La narrazione tra divertimento verbale e viaggio musicale

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La musica è narrazione, gli strumenti sono personaggi. Questo sembra voler essere il messaggio veicolato dalla fiaba sinfonica Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev. Un messaggio che appare confermarsi nel suo intrecciarsi, nella stessa serata, con un’altra fiaba musicale, il balletto Pulcinella di Igor’ Fëdorovič Stravinskij. Questo è quello che accadrà sabato 4 maggio alle ore 20.30 sul palco del Teatro Diego Fabbri di Forlì, dove gli spettatori potranno ascoltare una storia in musica. Una storia però a cui non mancano le parole, in un caso modificate, nell’altro inserite, dal comico Ascanio Celestini.

Sarà una lettura della storia che conosciamo di “Pierino e il lupo” – racconta Celestini – con delle variazioni che spingono il piede sull’acceleratore sul gioco, uno degli elementi principali di questa storia. Non trattandosi di una fiaba della tradizione orale, manca di un inizio iniziatico: non c’è un viaggio, un combattimento o uno sviluppo del personaggio che diventa adulto. È proprio un gioco, puro divertimento. Tutti i personaggi della storia giocano e nessuno si fa veramente male, neanche l’anatra che alla fine riscopriamo viva nella pancia del lupo.

In questa fiaba musicale del 1936, i personaggi sono gli strumenti dell’Orchestra Maderna: il flauto è l’uccellino, l’oboe è la papera, il clarinetto è il gatto, il fagotto è il nonno, i corni sono il lupo, il timpano i cacciatori e Pierino è interpretato da tutti gli archi. Quel gioco a cui fa riferimento Celestini agisce tanto su questi suoni musicali quanto, e soprattutto, sulle parole da lui riscritte.

Più che una riscrittura, sono partito dalla storia e dal testo originale per giocarci. La piccola differenza rispetto all’originale è che Pierino non lega il lupo solo con la corda, ma con le parole, con le chiacchiere: lo rimbambisce con delle storie, con degli scioglilingua, perché si diverte e non ha paura. Gioca con il lupo come farebbe con un giocattolo.

Pierino e il lupo si configura così come un intrecciarsi perfetto tra parole e musica, dove quest’ultima sembra vivere di vita propria e comunicare in modo diretto con lo spettatore, aprirsi a lui e farsi immediatamente comprensibile.

“Pierino e il lupo” rappresenta un modo di entrare nella musica più diretto. I personaggi della storia, Pierino, il lupo, il gatto, l’anatra, l’uccellino, i cacciatori, emergono da una partitura musicale. Più che i personaggi, lo spettatore segue i suoni che acquistano tramite la fiaba una forma più leggibile. Spesso infatti, quando ascoltiamo la musica pensiamo di comprenderla, ma in realtà seguiamo molto di più il nostro pregiudizio dei suoni veri e proprio. È un po’ quello che succede anche con l’arte: pensiamo di capire Leonardo, Botticelli o Giotto mentre ci risulta difficile comprendere l’espressionismo astratto. In realtà non è così: pensiamo a Giotto e ai suoi volti, che assomigliano a quelli che ogni giorno incontriamo per strada, ma in realtà il suo linguaggio è molto più complesso. Lo stesso procedimento vale per la musica. “Pierino e il lupo” si apre agli spettatori per ricordargli che gli strumenti parlano, esattamente come i personaggi di un romanzo.

Lo spettacolo prosegue con l’esecuzione da parte dell’Orchestra dell’opera Pulcinella di Stravinskj, una suite da concerto del balletto neoclassico composto nel 1919-1920.

Se “Pierino e il lupo” rappresenta un protesto per giocare con la musica e con gli strumenti, Pulcinella lo è ancora di più, perché è tutta musicale. Le storie che affianco alla musica sono quelle che appartengono alla tradizione dello “sciocco”, con il quale giochiamo a capire se lo è davvero o se finge di esserlo. È questa una caratteristica di Pulcinella e di tanti personaggi della tradizione. Queste storie della tradizione e la mia improvvisazione si inseriscono nelle pause della scrittura musicale, cercando il più possibile di giocare con il suono e di avvicinarsi sempre di più all’impressione suggerita dalla musica.

Due spettacoli, un filo conduttore: quello della pura e semplice narrazione senza scopi, che si esplica da un lato come divertimento verbale e dall’altro come viaggio musicale.

Quando raccontiamo una storia, spesso la ri-raccontiamo. La narrazione è tanto vicina quanto lontana dall’originale: vicina perché la storia alla fine è quella, ma lontana perché nel dirla utilizziamo le parole che ci appartengono. “Pierino e il lupo” e “Pulcinella “sono una sorta di versione in prosa di racconti di tanti anni fa, secondo un procedimento simile a quello che facciamo sempre raccontando qualcosa che abbiamo vissuto. Raccontiamo quello che conosciamo, ma usando le parole che abbiamo a disposizione.