Giorno 1123

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Giornata bellissima. C’è il sole. Il solito sole meraviglioso che da tempo ha rimpiazzato l’andamento ondivago delle stagioni. Le giornate nuvolose infondono tristezza e sono state abolite tramite reticolati magnetici. Impediscono la formazione di nuvole, nessuna deve più occupare quel cielo terso e azzurro come la vernice azzurra. Ho perso il conto dei mesi, dei giorni, delle ricorrenze, delle festività. Ho perso anche la vista da un occhio e non è colpa del diabete. Con l’altro però ci vedo benissimo, anche da lontano. Vedo per esempio che da alcuni mesi stanno tirando sù delle impalcature alte fino ottocento metri, laggiù dove c’era San Marino. La stanno ricostruendo esattamente com’era, un lavoro mastodontico che impiegherà l’utilizzo di migliaia di carpentieri (per lo più schiavi forniti dalle prigioni di Modigliana) per oltre due anni con milioni di tonnellate di cemento armato e altrettanti quintali di fibra di vetro per la ricostruzione del castello e dell’antico borgo medievale. La tv ha annunciato, durante la mezz’ora di luce elettrica che ci è consentita, che la nuova struttura, perfettamente fedele all’originale, sarà tutta in tonalità di rosa e fucsia. Un colpo di genio dell’architetto francese di cui adesso mi sfugge il cognome. La nuova San Marino dovrà essere pronta per il grande giorno tanto atteso. La più grande opera pubblica mai concepita dall’uomo (a parte quella di asfaltare il mare Adriatico), inaugurerà l’inizio del mondo nuovo che ci promettono ormai dal giorno 235. Io trovo che una San Marino tutta rosa e fucsia sia una stronzata colossale, ma non andrò certo in giro a dirlo, si rischia la deportazione a Modigliana.

Sto morendo di fame, le scorte di cibo sono finite da un pezzo. Vado avanti coi vasetti di patè e con i crackers Nett-Flix che ci lasciano nella buchetta della posta, ma sono ormai allo stremo. Il Governo pensa a noi, ma che bello. Ci è stato regalato un barattolo di vernice da 25 chilogrammi e un pennello di setole sintetiche per tinteggiare i nostri appartamenti ormai neri di fuliggine. Non sono riuscito a portarlo sù, sono troppo debole per fare le scale con tutto quel peso. Ho provato a mangiarne una cucchiaiata facendo finta che fosse gelato Sammontana, ma non ha funzionato e mi sono venuti i crampi allo stomaco. Sono belli anche i crampi, sono qualcosa di nuovo che rende diversa una giornata dalle altre tutte uguali. Ho ricevuto una cartolina di mio figlio da Nizza, dice che il lavoro di assassino per il Governo lo ha portato là: stanno stanando un sacco di ribelli che commerciano in ostriche di contrabbando. Gli irriducibili ricchi che non vogliono accettare il cambiamento. Pensavo fosse morto, mio figlio. Non lo vedrò più, questo è certo.

Ho anche ricevuto un avviso della Guardia Naturalistica: sono sospettato di aver sequestrato e ucciso un gabbiano nel giorno 890. L’uccello era dotato di un microchip inserito nel cervello, lo usavano come drone. Ci siamo mangiati un drone del Governo, in poche parole. So già come andrà a finire. Verranno qui in tre, con la loro valigetta degli attrezzi e guanti di pelle nera, verrò sottoposto ad una seduta di tortura finchè non avrò confessato perfino di aver ucciso Kennedy. Credo che non mi troveranno vivo.

Adesso scendo giù e finisco di mangiare quel bidone di vernice bianca immaginando che sia sorbetto al limone. Uccidersi mangiando vernice lo trovo originale, forse verrò ricordato per questo. No, i ricordi sono roba della vita precedente. Mi consola soltanto il fatto che avvelenandomi non potranno usare il mio fegato per produrre del patè. Per un attimo mi è sembrato di vedere una piccola nuvola grigia in mezzo all’azzurro del cielo e mi è scappato un sorriso. Andrà tutto bene.