Gaspare De Vito: “Con l’elettronica mi riconnetto con la natura. E con me stesso”

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Un viaggio immaginario che si svolge durante un tramonto, “uno di quegli eventi che giornalmente ci ricordano la profonda connessione che abbiamo con la natura che ci circonda”, spiega l’artista. Un percorso sonoro dai tratti abbozzati, in cui la ricerca della ripetizione è l’elemento che accompagna l’ascoltatore in una danza ipnotica della mente, e anche del corpo. È online dal 22 luglio il video di Around the fire, il nuovo singolo di Gaspare De Vito parte dell’omonimo EP pubblicato da Frequenza Records e distribuito in formato digitale su tutte le piattaforme di streaming. Questo nuovo lavoro di elettronica racchiude in sé tutte le intenzioni che hanno caratterizzato il percorso del musicista e compositore imolese negli ultimi venti anni. Originario di Napoli, classe 1978, De Vito ha iniziato il suo percorso musicale con il jazz, collaborando come sassofonista con artisti del calibro di Butch Morris, Alvin Curran, Mop Mop, Giancarlo Schiaffini, Francesco Bearzatti, Fabrizio Puglisi, Vincenzo Vasi, Pasquale Mirra, Luisa Cottifogli, Maisha Grant. Ha suonato in vari festival jazz internazionali e suonato con svariate band come leader e session man, in Italia, Germania, Spagna, Francia, Finlandia, Svezia, Estonia.

Around the fire è il suo secondo lavoro di elettronica e include due tracce: un mix originale da lui composto e un remix che porta la firma di Daniele Principato, compagno di De Vito in numerose e proficue collaborazioni.

Gaspare, come sei passato dal jazz all’elettronica?
Più che un passaggio la definirei un’evoluzione. Ho sempre utilizzato il computer come ausilio per la composizione, per scrivere parti musicali per altri strumenti, arrangiare o anche solo per fissare le idee. Ci ho giocato per molti anni, poi ho iniziato a portare con me computer e tastiera quando suonavo dal vivo, per produrre e manipolare suoni. Da quel punto in avanti ho cominciato ad appassionarmi, cercando di sviluppare, oltre al lato prettamente strumentale, anche questo nuovo lato di accompagnamento e ‘abbellimento’ dato dall’elettronica. Finché un giorno di circa cinque anni fa, cercando tutorial sul web, mi sono imbattuto in un video che proponeva un live di musica elettronica, in particolare techno: così è arrivata la folgorazione. Ho iniziato a scavare sempre più a fondo, fino a innamorarmi di questo mezzo di espressione.

Cosa ti ha affascinato di questo genere?
Nel mio lavoro da compositore ed esecutore ho sempre cercato di far emergere due componenti principali: quella ipnotica e quella spirituale. Sono sempre stato affascinato dai ritmi sacri, perché la loro componente ipnotica ha una forte peculiarità evocativa e meditativa. Nella musica elettronica e nella techno ho ritrovato in modo molto preponderante questi elementi. Ho sentito che poteva essere un mezzo di espressione molto aderente al mio modo di essere e di evolvere. La musica techno organica, in particolare, è fatta di piccoli movimenti, piccole variazioni alle volte anche impercettibili che, se vogliamo fare un parallelismo, riportano alle modalità di evoluzione interiore, in cui è raro e sorprendente un cambiamento radicale, mentre è più comune un lento e impercettibile cambiamento del proprio modo di essere e percepire il mondo. È una rappresentazione contemporanea dell’energia interiore.

Qual è il potenziale dell’elettronica nel contesto musicale attuale?
La musica elettronica è una musica attuale, c’è molta attenzione per questo genere fuori dall’Italia. Mentre nel nostro Paese la techno viene vista ancora da molti come musica “da sballo”, all’estero è invece vista come musica che può essere anche ascoltata e comunque ballata, con un approccio che non deve per forza essere legato all’uso di stupefacenti. La vita da club underground nel resto d’Europa è vissuta in maniera molto sana ed esperenziale, tant’è che in Germania, Svezia, Olanda il clubbing è più associato alla cultura che all’intrattenimento.

Come definiresti il tuo approccio alla musica?
La musica è il mio mezzo espressivo, la mia medicina e il mio divertimento. L’approccio che ho fatto mio e che intendo continuare a vivere è quello in primis del divertimento. Un divertimento nell’accezione “colta” del termine, quindi di levare l’animo verso l’alto, sollevarlo. Quando qualcosa nella musica non mi diverte più, passo ad altro. A mio modo di vedere, la musica è prima di tutto un’espressione di se stessi e un mezzo potentissimo per il benessere psico-fisico. Fare e ascoltare musica è terapeutico. Se solo si pensa al fatto che noi siamo fatti per buona parte di acqua e che le onde sonore la fanno vibrare, trasmettendo benessere a tutto il corpo, si capisce molto bene che la musica è qualcosa anche di fisico, di scientifico, e che probabilmente potrebbe essere prescritta come cura per molte delle cosiddette patologie moderne. Il mio approccio vuole essere un invito a una connessione più profonda con la natura interiore e circostante. La musica come meditazione guidata. La danza come meditazione in movimento, la meditazione come danza della mente.

In quali contesti ti esibisci? Hai delle date in programma?
Il contesto ideale è quello di un club underground o un festival di musica elettronica. Sono realtà, come ho detto prima, che si trovano in giro per l’Europa e meno in Italia, con qualche eccezione. Ho alcune date in programma per questo autunno in Romagna, ma non molto, perché il lockdown è stato un periodo di riflessione e riorganizzazione della mia attività, che sta ancora continuando. Al momento sto lavorando a stretto contatto con la mia manager per pianificare le attività del 2021, tra cui ci sarà sicuramente un piccolo tour all’estero.