Ibrida Festival 2022: una macchina intermediale inclusiva e inarrestabile

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ph Gianluca Naphtalina Camporesi - courtesy Ibrida Festival

 

Sono già passati sette anni dalla prima edizione di Ibrida Festival delle Arti Intermediali a Forlì.

Sette anni di crescita esponenziale e di sperimentazioni portate avanti dai due direttori artistici Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, un festival che ad oggi è forte di una call di artisti internazionali non indifferente e una fama sul territorio ormai acquisita da molto tempo.

Un festival in continuo divenire, partito con un happening di un solo giorno e che arriva a svilupparsi, dall’edizione scorsa, in ben quattro giornate.

Quest’anno è tornato a popolare l’ex deposito EXATR di Forlì, ma in una nuova forma: rispetto all’anno scorso, infatti, la location è stata utilizzata e animata in tutta la sua ampiezza: video selezioni, live, incontri e videoinstallazioni sono state diffuse e smistate in tutto l’ambiente, sia nella parte interna dell’ex deposito che in quella esterna. Una forma che ben sposa la fluidità artistica del festival.

 

ph Gianluca Naphtalina Camporesi – courtesy Ibrida Festival

 

Ibrida, inoltre, prevede una parte di programmazione online, quest’anno incentrata su tre differenti monografiche: Virgilio Villoresi, Gianluca Abbate e Silvia De Gennaro. Le stanze streaming lanciate il 15 settembre hanno animato l’evento per tutta la sua durata.

Dal 16 settembre si sono aperte ufficialmente le porte di EXATR. La giornata è stata inaugurata dall’incontro, estremamente affollato, tra Francesca Fini e Bruno di Marino per presentare Cyborg Fatale, pubblicazione che tenta di ripercorrere il vastissimo lavoro artistico della Fini, presente al festival anche con un’installazione interattiva: The reading, till the end of the world.

Le installazioni, presenti per tutta la durata del festival, sono state tra le parti più amate dal pubblico: interattive, collettive e ovviamente riflessive.

 

ph Gianluca Naphtalina Camporesi – courtesy Ibrida Festival

 

Tutte le volte che di Francesca Lolli si muove esattamente in questa direzione. L’installazione, del tutto praticabile, rimette in scena l’ambientazione tipica di un salotto di casa: un divano, uno specchio, piante, un tavolino e una televisione a tubo catodico, che ci riporta immediatamente alla nostra infanzia. Le immagini che traspaiono dal monitor del nostro piccolo salottino, trasmettono pace e serenità. A un certo punto, però, dallo schermo compare lei: una donna che sa bene di essere vista e che è consapevole della trappola nella quale è inserita. A quel punto, tutto ciò che ci circonda assume nuovo significato: lo specchio dove siamo costrette e costretti a rifletterci, i manifesti pubblicitari sessisti degli anni ’80 (e non solo) e il libro Femminismo e anarchia poggiato sul tavolino alla nostra sinistra.

Igor Imhoff ritorna anche quest’anno a coinvolgerci grazie alla sua arte e lo fa con un’installazione tra le più amate di questa edizione: EYES #41, software interattivo che ci restituisce l’esatto punto di vista della macchina, il tutto accompagnato da un visore VR.  Quest’ultimo permette allo spettatore e alla spettatrice di immergersi ancora di più nel mondo virtuale creato dall’artista.

Le selezioni video di quest’anno sono state ospitate al centro dell’enorme spazio dell’ex deposito, in una proposta in loop continua. Le opere scelte, divise in tre parti, sono cambiate ogni sera. Una scelta decisamente molto più adatta, suggestiva e “berlinese”, rispetto allo scorso anno.

 

ph Gianluca Naphtalina Camporesi – courtesy Ibrida Festival

 

Ibrida Festival non si è limitata soltanto alla proiezione di opere di videoarte, ma ha anche dato la possibilità al pubblico di partecipare ogni sera ad un dj set differente. La parte musicale è stata curata interamente da Sonic Belligeranza.

I live, invece, sono stati ospitati all’interno del teatro tenda, accogliendo sonorità e sperimentazioni video molto differenti tra loro. Ad aprire la magia di Ibrida Festival sono stati Caterina Palazzi con Silvia Cignoli e Salvatore Insana, passando poi nella seconda serata nelle mani di Økapi e concludendosi con il duo Imhoff e Dellos.

Se anche negli scorsi anni Ibrida ha fatto la differenza per le sue grandi iniziative e tematiche, in grado di stare al passo con la contemporaneità, quest’anno possiamo affermare un decisivo potenziamento, visibile sia dalla nuova location (spazi più ampi e articolati), sia dalla scelta della tematica di quest’anno: l’identità digitale, affrontata anche all’interno dei dibattiti pomeridiani, come quello con Domenico Quaranta e con Elena Giulia Rossi.

 

ph Gianluca Naphtalina Camporesi – courtesy Ibrida Festival

 

La sensazione, anche quest’anno, è quella di essersi ritrovati in un posto decisamente onirico e spettacolare per tre intense giornate, non contraddistinte solamente da arte e musica, ma anche da affetto e complicità.

Ibrida, oltre che un festival si riconferma un’enorme famiglia, capace di ospitarti e accoglierti.

In attesa del prossimo anno.

 

SARA PAPINI