Storia di un corpo di Daniel Pennac, con Giuseppe Cederna

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ph Matteo Groppo

Batto i caratteri sulla tastiera del computer e mi stupisco della rapidità con cui le mie dita corrono tra i tasti, trovando sempre la lettera giusta. La mano destra usa solamente indice e pollice, ma con la sinistra riesco a usare addirittura quattro dita. Per la prima volta nella storia del mio corpo la sinistra prevale sulla destra.

Lo avrebbe iniziato così, questo articolo, il Daniel Pennac di Storia di un corpo. Concentrandosi sulle sensazioni, analizzando i movimenti. Nel romanzo, infatti, attraverso la forma del diario, il protagonista fa un resoconto della sua vita, tenendo traccia di tutto ciò che riguarda il suo corpo. Così le esperienze, i legami, le relazioni diventano odori, sapori, dolori, piaceri, movimenti.

Questa è la storia che è stata portata sul palco dell’Auditorium Primo Maggio di Crevalcore dal regista Giorgio Gallione, che l’ha incarnata nel corpo di Giuseppe Cederna.

 

 

L’adattamento è fedele fino al midollo. Certo, c’è una selezione dei capitoli, ma in quello che viene messo in scena rimane l’impronta delle pagine di Pennac, il cui testo viene recitato da Cederna con delicato affetto. D’altronde, come ammette lo stesso attore, quella storia è anche la sua, arrivata all’età giusta e nel momento giusto per capirla e raccontarla.

Ma sul palco non c’è solo un corpo. Le immagini del racconto sono rese visibili dalla scenografia di Marcello Chiarenza, un circo portatile di piccole magie sceniche nascoste in libri, bottiglie, valigie, su un prato di finta erba.

A pensarci bene sembra un pic nic.

Tutto è prêt-à-porter, come a dire che tutto ciò che è corporeo arriva e passa. Infatti quasi tutta la scenografia è racchiusa nelle valigie disseminate sul palco. Da una esce un formicaio, in un’altra c’è un laghetto, una è un collegio, una un cuscino.

In questo viaggio di valigie, il viaggiatore, Cederna, cresce: entra ed esce da panni sempre nuovi, cambia pelle.

Inizia in giacca, poi resta in camicia, indossa la larga giacca del padre, poi di nuovo si spoglia e con una camicia nuova, sgargiante, cambia colore. Infine, alla partenza definitiva, ha una giacca scura, che si porta dietro tanti luminosi frammenti argentei, magari quelli degli specchi in cui il corpo si è visto cambiare.

Parole, valigie, parole e ancora valigie. D’altronde è il bagaglio che ci portiamo dietro che racconta di noi chi siamo davvero.

Il risultato è uno spettacolo sicuramente apprezzabile da chi ama Daniel Pennac e anche da chi segue con interesse Giuseppe Cederna che, in questa interpretazione mette in gioco un suo sentire personale e in qualche modo riesce a raccontare sé stesso.

Storia di un corpo sarà in scena anche al Teatro Verdi di Forlimpopoli, mercoledì 19 aprile alle ore 21, su invito del Teatro delle Forchette – info e prenotazioni: 339 7097952 – 347 9458012 – 0543 1713530 – info@teatrodelleforchette.it

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