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A Madrid hanno tributato una piazza a Raffaella Carrà. Appena parte E Raffaella è mia di Tiziano Ferro il Teatro di Rifredi a Firenze si trasforma in una dancefloor tambureggiante e ululante. Ci aspetta più ballo che teatro? Più disco che drammaturgia? No, anzi, questo Fiesta, seppur leggera minestra cucinata da tanti stereotipi e cliché mescolati (ma con grazia e qualche sagacia pungente battuta acida), è anche una piccola lezione, senza volerlo essere e senza la pedanteria delle lectio, sul mondo LGBT, sulla patina superficiale ma anche sulla solitudine, sul sesso, sulla ricerca dell’amore. Non mancheranno gli omaggi alla Raffa nazionale per questo inossidabile spettacolo che ormai gira a più riprese da vent’anni. Al centro di tutto Fabio Canino in questa casa coloratissima ozpetekiana e almodovariana da Fate Ignoranti circondato dalla sua crew di personaggi: il muscoloso personal trainer con canottiera arcobaleno sempre pronto al sesso occasionale (il fenomenale Mariano Gallo; in tv è Priscilla la drag queen dell’iconico programma Drag Race Italia), il gay cattolico scrittore in erba e truccatore (Sandro Stefanini maculato in total red, voce profonda), il bisessuale indeciso (Simone Veltroni, ci ha ricordato il ruolo di Brad in Rocky Horror Show) e infine l’arrivo dell’etero (Samuele Picchi phisique du role): un ventaglio di possibilità che Canino (splendido il suo giubbottino di paillettes glitterato a stelle), come direttore d’orchestra, gestisce, anima, raccoglie, muove.
Tante citazioni, tante canzoni, accennate o gustate fino al battimano, sgorga Ma che musica Maestro, esplode Pedro, rimbalza l’intramontabile Tuca tuca sì, spacca la dirompente Rumore, è detonante Tanti auguri. Come è bello far l’amore, per una confessione condivisa e multisfaccettata che fa sorridere ma anche tendere la mano verso un mondo che spesso è confezionato da tv e media con troppo trucco. Geneticamente siamo uguali agli etero, è solo che i nostri cromosomi sono messi più elegantemente o L’occasione fa l’Uomo Ragno o ancora Io ho una solo ruga e ci sono seduto sopra sono lanci di fionda, saette che squarciano il sereno. Non è un biopic o un’agiografia della Carrà ma il suo caschetto d’oro è un simbolo che aleggia e protegge come un altarino, come feticcio ed edicola votiva perché moderna da sempre, attenta, complice, consapevole, aperta, perché aveva anticipato i tempi. La De Filippi che viene chiamata Lui e poi tanti infarcimenti contemporanei e rivisitazioni per attualizzare il testo e renderlo sempre più vicino all’oggi; ecco infatti che spuntano i vari Santanché e Giambruno, Bruzzone e Berrettini, Ilary Blasi e Chiara Ferragni, Valeria Marini e Malgioglio. Il peccato più grande è andare a letto con una donna e il pubblico di parte gradisce. Gli eterosessuali li ho visti solo su Quark, dal vivo mai e la platea gongola.
Conosco un arbitro che fischi ai falli la gradinata accoglie, fino ad arrivare alla consueta teoria che Ogni etero è un gay mancato. Ma questo non è uno spettacolo politico né un comizio ma un affresco di proiezioni pirotecniche variopinte che gioca amabilmente e con arguzia su luoghi comuni stratificati che fortunatamente stanno lentamente scomparendo. Un testo che non parla di omofobia ma di accettazione e di come tutti, omosessuali, etero, bisessuali, cerchino una sola cosa: qualcuno al quale voler bene e qualcuno che ci ami per quello che siamo. Siamo tutti uguali perché, nelle nostre piccole vite, siamo tutti sbagliati. Dobbiamo solo perdonarci e trovare qualcuno a cui piacciano i nostri infiniti difetti. Che la vita è breve e spesso non facile, ma se metti una canzone di Raffaella può essere meno triste. Il finale con tre possibili multiple choice interattivo che sarà il pubblico a decretare e l’immancabile carrambata, (termine universale entrato nel dizionario per definire un incontro inatteso con persone con le quali si erano persi i contatti) aggiungono quel peperoncino che esalta tutta la pietanza. Allegria, abbracci, musica, vita. Parlando di icone gay, adesso non ci resta che aspettare lo spettacolo su Mina che proprio in questi mesi sta mettendo in scena e allestendo Tindaro Granata.
Lo spettacolo è in scena fino all’1 gennaio al Teatro di Rifredi, a Firenze.
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