Perfect Days di Wim Wenders: “THE HOUSE OF THE RISING SUN”

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Mercoledì 10 gennaio siamo stati al Cinema Saffi D’Essai a Forlì per vedere il nuovo film del regista tedesco Wim Wenders, Perfect Days.

“There is a house way down in New Orleans They call the Rising Sun”

The Animals

Siamo proprio nella terra del Sol Levante, il Giappone, precisamente a Tokyo. Protagonista del film è Hirayama (interpretato da Koji Yakusho, miglior attore protagonista al Festival di Cannes del 2023), un uomo sulla sessantina d’anni che ogni mattina all’alba si sveglia con il suono delle foglie ramazzate da una signora fuori casa, si alza, piega il suo futon (materasso giapponese), spruzza l’acqua alle sue piante, si lava i denti, si spunta i baffetti e indossa la sua tuta intera da lavoro e non appena si volge di spalle la scritta dietro essa, The Tokyo Toilet, ci fa capire subito quale sia il suo lavoro, addetto alle pulizie dei bagni pubblici della grande città.

Ogni mattina il protagonista esce di casa, volge uno sguardo al cielo, sorride, prende un caffè nella macchinetta, sale sul suo minivan con le sue attrezzature, molte costruite artigianalmente da lui e si dirige al lavoro. Durante il tragitto inserisce sul suo stereo una musicassetta e si parte proprio con House of the Rising Sun degli Animals.

Perfect Days nasce proprio dalla richiesta di fare dei cortometraggi sui bagni pubblici di Tokyo, vere e proprie opere d’arte futuristiche costruite da grandi architetti internazionali, ma Wenders decide di crearci una vera storia intorno, la storia di un uomo che si occupa con dedizione ed estrema cura al suo lavoro, che per molti potrebbe risultare umile ma non lo è affatto, anzi la cultura giapponese sul’igiene personale non ha nulla a che vedere con la nostra cultura, guardate i nostri bagni pubblici puzzolenti, in Giappone i bagni pubblici sono considerati come piccoli templi di tranquillità dove il nostro Hirayama al contrario del suo giovane e chiacchierone collega sfaticato, si dedica con minuzia e con arte in un mestiere che molti di voi non si sognerebbero mai di fare. In pausa pranzo Hirayama si siede su una panchina per mangiare, sorride alla ragazza seduta nella panchina accanto, e con la sua macchina fotografica analogica scatta fotografie alle foglie del suo albero prediletto. Finita la sua giornata lavorativa Hirayama si dirige verso un sentō, (letteralemente bagno a pagamento) dove non solo il protagonista si prende cura della sua igiene personale ma dove il suo corpo e il suo spirito si purificano e dove ogni sera culmina con la bibita in un bar collocato all’ingresso di una metropolitana e la cena al ristorante di Mama, donna attratta dal protagonista e ci tengo a menzionare la meravigliosa versione di The Rising Sun cantata dalla padrona del locale.

Ogni giorno è scandito da una serie di abitudini quotidiane che riescono a mantenere l’equilibrio e in ordine la sua esistenza, costruendosi un angolino di tranquillità. Quella tranquillità che non sempre ha avuto Hirayama, (come scopriremo nel corso del film), un passato non così sereno. E ovviamente ci sono anche episodi inattesi, come il bacio improvviso della ragazza del suo collega, la visita della nipote Niko e il bigliettino nascosto da uno sconosciuto su una toilette con il gioco del tris o la vista del barbone che danza, del quale nessuno fa caso, tutti momenti che rallegrano il nostro protagonista. Mentre quando il suo collega lo chiama al cellulare per dirgli che si è licenziato, lasciandolo da solo nel turno di lavoro, il protagonista si altera dato che questo significa perdere momentanente il controllo della situazione ma che poi viene risolta, risollevando l’animo e l’ordine delle cose nel suo mondo. Ogni sera tornato a casa Hirayama si dedica alle lettura di un libro, fino ad addormentarsi. Hirayama nel suo piccolo rifugio possiede infatti moltissimi libri (Faulkner, Patricia Highsmith, tra i tanti) musicassette e fotografie che sviluppa settimanalmente.

Le passioni di Hirayama sono la cura delle sue piante, la lettura, la fotografia e la musica, esclusivamente ascoltata su musicassetta, soprattutto durante il tragitto casa-lavoro, dove troviamo le meravgilose e potenti Pale Blue Eyes dei Velvet Underground, Redondo Beach di Patti Smith, Brown Eyed Girl di Van Morrison, Feeling Good di Nina Simone, Sunny Afternoon dei Kinks, Sittin’ On the Dock of the Bay di Otis Redding, Walkin’ Thru The Sleepy City dei Rolling Stones e ovviamente l’immancabile Perfect Day, una delle mie canzoni preferite in assoluto, di Lou Reed che da il nome al plurale al film di Wenders, Perfect Days. La colonna sonora è la musica amata dal regista Wenders, quella degli anni sessanta e settanta.

Il regista è tornato ad incantarci con un opera sublime, un piccolo gioiello cinematografico, una pellicola centrata sulla vita ordinaria e straordinaria di un uomo che incarna perfettamente l’umiltà, una virtù ormai rara da trovare nelle persone. Elemento che segna ogni fine giornata del protagonista sono anche i suoi sogni, in bianco e nero, enigmatici e sfumati, creati e firmati da Donata, la moglie di Wenders. Sogni, luce da un lato e ombra dall’altro. Hirayama è un uomo che ha deciso di vivere una vita semplice, un uomo sempre sorridente ma anche profondamente malinconico e lo si intravede dai suoi occhi, non c’è bisogno di molte spiegazioni e parole, tutto si legge chiaramente nel suo volto. Wenders ci invita a godere della bellezza dei nostri gesti quotidiani e di non smettere mai di coltivare le nostre passioni, di trovare sempre il nosto spazio di totale libertà e di catturarne la vera essenza.

“Sometimes I feel so happy
sometimes I feel so sad”

Velvet Underground

Se le cose non cambiassero mai sarebbe assurdo” dice Hirayama, perchè anche la routine non è mai uguale, ogni giorno all’apparenza sempre uguale non lo è. Forse è impercettibile ma ogni giorno è diverso dall’altro. Questa è la vera bellezza. Ogni giorno è come la Komorebi, termine giapponese che indica il luccichio che passa attraverso le foglie degli alberi, ogni riflesso è unico e irripetibile. Ogni giorno è un giorno perfetto e tutti i giorni possono essere perfetti, basta solo ammirare e apprezzare quello scintillio che è proprio intorno a noi.