E il Dèvid al miglior film va a…

0
Schermata 2014-06-11 alle 11.36.53
la statuetta dei David di Donatello

I David di Donatello 2014 ci hanno consegnato una grande, tremenda, verità. Anzi: diverse tremende verità.

La prima: in Italia non siamo in grado di fare una cerimonia di premiazione che non diventi immediatamente una sagra del friggione: presentatori inetti, battute a raglio, “Coraggio che fra un po’ è finita”, facce contrite, inquadrature alla Renè Ferretti e gli stranieri che ovviamente ci snobbano come se avessimo la peste, la lebbra e il lupus in contemporanea. La diretta è stata una finestra aperta su tutto quello che non deve essere fatto: gli ospiti seduti su seggioline da sala conferenza di quart’ordine, gente inquadrata senza motivo, il presentatore che non riusciva a leggere il gobbo e andava a spanne, battute prese dagli scarti di Kakkientruppen e una sequenza di luoghi comuni da far venire la pelle d’oca anche agli orsi polari (il cinema italiano non è morto, il cinema italiano è vivo, ci vuole coraggio, lo dedico a mia moglie e alle mie tre figlie, con lui ho sempre lavorato bene…).

La seconda: il cinema italiano è alla canna del gas. E la bombola è bella piena. E la valvola è spalancata. Uno clicca qui (fatelo dopo) e si accorge che su 20 premi: 7 sono stati assegnati a Il Capitale Umano, 9 a La Grande Bellezza, 2 a La Mafia Uccide Solo d’Estate e 2 a Song’e Napule. I conti si fanno in fretta: 20 premi 4 film. Questo è un “cinema” in salute? È un cinema in salute quello che non trova di meglio che mettere in cinquina il disastroso La Sedia Della Felicità (con tutto il bene che si può, e si deve, volere a Mazzacurati il suo ultimo film è molto poco)? È un cinema in salute un cinema che consegna 16 premi su 20 a 2 soli film?

La terza: il cinema italiano è un piccolo consorzio di adepti. Guardando la serata tutti si conoscevano, c’erano attori che hanno lavorato nello stesso anno in due o tre film in gara, gli sceneggiatori sono sempre quei tre o quattro che si palleggiano le tre serie tv, i cinque o sei film annui. Il discorso di Virzì si è concluso con “e adesso tutti a festeggiare assieme” come una grande famiglia. Io so’ io e voi nun siete un cazzo. Al plurale. E chi osa suonare fuori dal coro manco lo considerano: benvenuto al nuovo arrivato, che già sta lavorando come un pazzo fra pubblicità, San Remi, tv e compagnia ambulante… altro che Bildelberg.

La quarta: in Italia non abbiamo la più pallida idea di cosa siano gli effetti speciali. Altrimenti almeno quel premio sarebbe andato altrove. Non so dove, ma non alla Grande Bellezza.

La quinta: in Italia il miglior film straniero è Grand Budapest Hotel. Quello Europeo è Philomena.

La sesta: la botta di vita è l’ingresso di Sophia Loren.

La settima: anche se sei Paolo Sorrentino devi uscirtene con la frase più imbarazzante e demenziale di tutte: “saluto i veri grandi registi presenti in sala”…e via con il listino delle cariatidi. A Sorrenti’…

La ottava: i grandi, quelli veri, ce li ricordiamo sempre dopo morti: questa volta è toccato a Riz Ortolani. E nessuno che si sia preso la briga di citare Cannibal Holocaust, che è fra i suoi primi tre enormi capolavori. Eh…ma forse è proprio per quello, per aver partecipato spesso e volentieri ad un cinema non d’elite, che ha dovuto aspettare di morire per essere ricordato.

La nona: il cinema italiano ha due anime: quella fighetta, quella che “se non vai al festival” e quella sommersa, quella che “se vai al festival”.

La decima: Battiston Giuseppe aveva sul bavero della giacca la spillina di Zoran – il mio nipote scemo. La miglior consacrazione per uno dei cinque film italiani dell’anno. Con una colonna coraggiosa e una storia minuscola ma ben raccontata.

Sia ben chiaro: non ce l’ho con il Capitale Umano, che è indubbiamente un ottimo film, o con la Grande Bellezza, che ha tanti strati quanto un Montblanc. E non ce l’ho con Virzi, con Sorrentino o con Pif (che però, dai, ha girato un filmetto simpatico e di facile appeal, mica sto capolavoro dell’umanità). Il mio è un ragionamento sul sistema: che non funziona o, per lo meno, non può funzionare così perché non ha assolutamente il polso della situazione e del mercato. Perché in sala mancavano i primi quattro della classifica dei maggiori incassi della stagione e il primo fra i premiati (Philomena!) è al 25° posto della classifica. Non vorrà dire nulla ma qualcosa si.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.