De Chirico a Ferrara e Piero della Francesca a Forlì: due mostre, un’idea comune

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Piero della Francesca, Madonna della Misericordia, 1445-1462
Piero della Francesca, Madonna della Misericordia, 1445-1462

 

A distanza di pochi giorni abbiamo visitato due grandi esposizioni, che ci fa piacere raccontarvi.

Domenica 28 febbraio siamo andati al Palazzo dei Diamanti di Ferrara per vedere sul fotofinish De Chirico a Ferrara. Metafisica e Avanguardie.

128.187 biglietti staccati in tre mesi e mezzo per ammirare le tele di Giorgio De Chirico, certo, ma anche di autori da lui direttamente conosciuti e/o influenzati: gli italiani Carlo Carrà, Giorgio Morandi e  Filippo de Pisis e alcuni grandi esponenti delle Avanguardie europee, da Raoul Hausmann a George Grosz, da René Magritte a Salvador Dalí, da Man Ray a Max Ernst, tutti affascinati dalla capacità del Nostro di «mostrare nelle tele il mistero impenetrabile delle cose».

Del metafisico De Chirico, considerato da molti l’artista che ha il più grande numero di falsi al mondo, erano esposte le celeberrime Piazze, i famosi manichini e altre meraviglie, tra cui il quadro con il titolo più divertente dell’anno:

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Degli altri autori, molti capolavori. Uno su tutti: il geniale La Condition humaine di René Magritte, del 1933.

Ma la di là delle singole opere, al centro dell’esposizione ferrarese era posta la relazione fra artisti, correnti e gruppi, secondo un approccio rizomatico che metteva in tutta evidenza un fatto incontrovertibile: l’arte è sempre il risultato di proposte che raggiungono il proprio culmine solo quando sono fatte proprie da altri individui, che conferiscono loro nuovi e proteiformi significati.

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Giorgio de Chirico, Le Muse inquietanti, 1918
Giorgio de Chirico, Le Muse inquietanti, 1918

 

Questo sguardo, propriamente complesso, costituisce il punto di partenza anche della mostra Piero della Francesca. Indagine su un mito.

E lo fa allargando il campo (“di indagine”, appunto) sia dal punto di vista temporale (circa cinque secoli di opere in vari modi “collegate” a Piero) che di soggetti coinvolti: assieme agli artisti entra esplicitamente in campo, come uno degli elementi costitutivi del mondo dell’arte, la critica.

La mostra forlivese, dando voce anche agli scritti di Bernard Berenson e Roberto Longhi, pare sintetizzare e rilanciare un punto di vista di sapore settecentesco: critica come formulazione di un giudizio di valore sostenuto da argomenti intellettuali, e pertanto elemento chiave nella classificazione e nell’ordinamento gerarchico delle opere, così come nella formazione del gusto del pubblico.

Il quale, ancora una volta, è invitato a compiere un’azione cognitiva articolata, finanche faticosa: guardare non solamente alle singole opere, ma soprattutto alle relazioni (formali, tematiche, storiografiche) fra esse.

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Felice Casorati, Silvana Cenni, 1922
Felice Casorati, Silvana Cenni, 1922

 

In esposizione dipinti di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello e Andrea del Castagno. Di Melozzo da Forlì, Giovanni Bellini e Antonello da Messina. Ma anche, fra i molti, di Edgar Degas, Seurat e Signac e, nel Novecento, degli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli e Sironi: opere belle, alcune bellissime (usiamo questi aggettivi ben consci della loro relatività: stando con il Baudelaire teorico de Il pittore della vita moderna, «il bello è fatto di un elemento eterno, invariabile, la cui quantità è oltremodo difficile da determinare, e di un elemento relativo, occasionale, che sarà, se si preferisce, volta a volta o contemporaneamente, l’epoca, la moda, la morale, la passione»).

Ma al di là dei singoli dipinti e dei gusti individuali, il grande merito di queste due esposizioni (né personali né propriamente collettive nel senso classico termine, ma tese ad agglutinare modi e mondi attorno a un autore-chiave) è un altro: in un’epoca di semplificazioni annichilenti e brutali, nella quale il Make it easy pare porsi come valore assoluto e dirimente, ben vengano proposizioni culturali che ci fanno un po’ faticare.

Perché forse, davvero, non ci fa troppo bene sintetizzare sempre tutto con un Mi piace.

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MICHELE PASCARELLA

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PS Non è questa la sede adatta ad addentrasi nel merito delle relazioni fra opere, autori e pensiero critico sopra accennate. Per Piero della Francesca. Indagine su un mito, ai Musei San Domenico di Forlì fino al 26 giugno, sono certamente utili a tale scopo le audioguide, le numerose visite guidate e lo straordinario catalogo della mostra, pubblicato da Silvana Editoriale. E soprattutto una vivace curiosità.

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Info: palazzodiamanti.it, mostrapierodellafrancesca.com

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