Chi è che bussa all’ex convento? Un’ospitalità giovane e schietta a Bagnacavallo

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Il chiostro dell'ex Convento
Il chiostro dell'ex Convento

 

Recettività, ospitalità, tradizioni e dinamismo. Sono questi gli ingredienti base del sogno di Fulvia Damiani e Paolo Camprini. Un progetto che finalmente dalla prossima Pasqua potrà uscire dal cassetto e farsi realtà assumendo le fattezze di un antico convento francescano, dove storia e cultura vivono a stretto contatto. Due giovani che si sono messi in gioco, lasciando un lavoro sicuro in cerca di un’esperienza da vivere in prima persona, nell’entusiasmo di poter costruire qualcosa di unico.

«Il green per noi è inteso come filosofia di vita. Il nutrimento familiare che abbiamo acquisito, da trentacinque anni a questa parte, viene dalle famiglie vere, dove la mamma è azdora e il babbo sa fare di tutto. Siamo cresciuti in due famiglie che vengono dalla terra, che fanno parte della tradizione». Il Convento di San Francesco deve diventare una casa in cui vivere, un posto in cui fermarsi e godere di tutto quello che c’è attorno. L’obiettivo è quello di riattivare il posto puntando sulla sua versatilità, ecco perché la presenza di «camere multiple per ospitare gruppi di ragazzini in pullman affiancate a delle camere invece “confort”, con letti doppi o matrimoniali, più simili a un albergo». Un hotel che non ha nulla da invidiare ai quattro stelle, ma che vive di una propria filosofia: ogni camera ha una propria energia che non si vuole vedere intaccata. È questo che giustifica la mancanza del televisore: «Il nostro servizio è un’altra cosa: è la creazione di uno spazio conviviale, dove comunque noi siamo sempre presenti. Non c’è bisogno di riempire un momento o una serata davanti allo schermo. Questo luogo è fatto per essere vissuto così com’è, con quello che c’è».

Il convento sarà inoltre aperto nelle serate di martedì e venerdì, durante le quali si potranno gustare birre artigianali, ma soprattutto vini. «Sono vini artigianali fatti da persone che li fanno con le proprie mani e piedi come facevano i nonni prima della guerra, in un modo più pulito possibile in vigna e anche dentro la cantina». La partecipazione attiva alla vita del luogo sarà anche data dalla possibilità di condividere un momento particolare della giornata con una vera azdora del paese dalla quale imparare l’arte di cucinare in casa. «Chi ci sceglierà potrà rivivere la Romagna, potrà rivivere una scelta di prodotti artigianali e di camere un po’ particolari».