Ti conosco mascherina

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Voglio una vita a rischio zero. Vorrei porre questa richiesta, in modo cortese ma perentorio, non sul palco di Sanremo, ma al mio medico curante. Che in quanto curante saprà come farlo. Ah no? Non è possibile vivere a rischio zero? Dal Covid?, potrebbe chiedere uno. No no. Da tutto. Voglio un indice Rt universale pari, al massimo, a 0,2. Tanto per stare sul sicuro. Rischio zero per tutto. Per tutti i miei cari. Compresa magari una ragazzina di 13 anni figlia di una mia cara amica morta in un incidente stradale mentre era in moto col padre, pure lui deceduto.

In realtà il mantra attuale di scienziatoni e politiconi è “ripartire in sicurezza”. Ah bene. Cioè? “Distanziamento, mascherine e buonsenso”. Urca. Allora l’ultima voce è da togliere di mezzo perché dopo oltre mezzo secolo di vita questo signor Buonsenso non so dove stia di casa. Forse è su Marte. Per questo Elon Musk muore dalla voglia di andarci.

Distanziamento… dunque… vediamo un po’… distanziamento da chi? E dove? In che modo? Ieri al mare, non in spiaggia eh, bisognava allertare ad ogni passo 112, 115 e 991 e tutti gli altri numeri possibili di soccorso (compreso il caro 113 caduto in disuso).

Non resta che la mascherina. Il 90% delle persone le tira fuori all’ultimo istante dalla tasca. Che è una sacca di sudore. Le guardi, le mascherine, da vicino, e sono tutte sozze da far paura: ti conosco mascherina. Le lavano queste mascherine? Le comprano tutti quanti nuove ogni giorno? Molti le appoggiano sul mento. Girano così per strada. Le prendono con le mani, le alzano, le abbassano. Mani sporche di tutto. Mani che afferrano soldi appena presi dal barista di fronte. O dal bagnino che ha appena dato un pedalò a un gruppo di ragazzini sul bagnasciuga, che sono ricchi di energia e gioventù, e privi di ogni senso di sicurezza.

E allora mi fermo un attimo all’angolo affollatissimo della strada e mi chiedo: quando è mai esistita la sicurezza di vita?

Abbiamo scoperto che a forza di vivere si muore; il mondo è pieno di virus, germi, batteri; ma ora ci siamo impuntati con il coronavirus. Abbiamo il terrore perché gli esperti ci dicono che non c’è la cura. Ma ci sono centinaia di malattie batteriche virali per le quali non c’è cura. Quindi cosa facciamo, smettiamo di vivere? Perché limitarsi non significa scoprire i propri limiti ma mettere limiti su limiti ai nostri spazi vitali. Non si tratta di rinnegare la scienza, si tratta di dire che la scienza deve ammettere i propri limiti. Plotino – ripreso da Wittgenstein – dice: “La scienza può provare e dimostrare che non esiste l’irrazionalità nella vita del mondo? Se non può dimostrarlo, e non può farlo, allora deve ammettere che l’irrazionalità esiste e l’irrazionalità fa parte della nostra vita e l’irrazionalità è tutto ciò che non si può prevedere”. Noi viviamo l’inatteso e questo è un dato incontrovertibile.

(Intanto il cliente di un ristorante dà la mano a un cameriere e poi si ferma al primo dispenser di gel lavamani e si disinfetta; fantastico; sotto il profilo medico-sanitario, scena impeccabile; un po’ meno forse dal punto di vista sociale… o no? Mah…vabbé… adesso vado a vivere in sicurezza…).­­