THE SQUARE. SPAZIO ALLA CULTURA

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TheSquare_courtesy p.o. Sky Arte

Sarà la trasmissione ‘The Square. Spazio alla cultura’, la serie realizzata da TIWI, condotta da Nicolas Ballario e in onda su Sky Arte ogni due settimane dal 25 novembre, a raccontarci l’arte e la cultura in tutte le loro forme attraverso servizi, ospiti, approfondimenti in animazione e appuntamenti da non perdere nei musei, nelle gallerie e negli spazi dedicati e declinati all’arte in tutta Italia.

Il format presenta un nuovo panorama e noi di Gagarin, incuriositi, andiamo a sbirciare in quel che, superate le prime perplessità e i dubbi sul ‘non sarà mica il solito clichè‘, già da principio promuoviamo a pieni voti.

Ma come funziona?

La puntata inizia e scorre veloce. Bellario con fare empatico apre le porte della cultura contemporanea e invita il pubblico nel suo studio-cantiere dove dà il benvenuto al suo primo ospite, Arturo Galansino, Direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi e co-curatore della mostra Jeff Koons. Shine.

TheSquare_Nicolas Ballario e Arturo Galansini_courtesy p.o. Sky Arte

I due conversano sull’artista, domande botta e risposta. «Per Jeff Koons si sprecano i superlativi – racconta Galansino -, sicuramente il più caro, il più famoso ma anche il più controverso e più criticato per le ragioni più svariate». Di fatto è l’artista vivente che ha venduto l’opera più costosa Rabbit, il coniglio, in mostra a Palazzo Strozzi, battuto all’asta da Chrisie’s per 91 milioni di dollari e descritto dalla stessa come ‘una fusione di lucentezza minimalista con ingenuo senso del gioco‘. Le domande di Bellario sono le nostre, ma sono anche “prêt-à-porter” per i neofiti dell’arte. In questo senso, a guardare le opere di Koons si parla di peso. Le sculture sembrano leggere, dei palloncini, sembrano oggetti pieni d’aria, che sembrano lì lì per prendere il volo. In realtà le opere sono pesantissime, si parla di quintali e talvolta di tonnellate perché forgiate nell’acciaio e alcune nel bronzo, ma l’attenzione per il dettaglio le fa sembrare immagini ideali e illusionistiche tanto da illuderci e non farci capire di che materia sono fatte e spesso con forme e dimensioni spropositate e irreali che ci attraggono e ci respingono allo stesso tempo. Il messaggio è chiaro. L’immaginario dell’artista è l’infanzia, comune denominatore di tutti noi. Sarà poi vero come dice lo stesso Jeff ‘l’arte viene attivata dallo spettatore e dove non c’è lo spettatore non c’è l’arte‘.

Rabbit_Jeff Koons_The Square_Fondazione Palazzo Strozzi Firenze_courtesy p.o. Sky Arte

Sicuramente interessante è la retrospettiva, con oltre duecento opere esposte, dedicata a Domenico Gnoli, artista del Novecento in mostra a Milano alla Fondazione Prada. La mostra pensata dal critico d’arte Germano Lucio Celant scomparso lo scorso anno prima di vederla allestita, viene introdotta da Chiara Costa, Responsabile della Programmazione di Fondazione Prada. Con un breve excursus sulla natura del lavoro dell’artista introduce e allo stesso tempo istruisce lo spettatore sui movimenti artistici riconoscibili nello Gnoli; associato dapprima sia alla Pop Art che all’Iperrealismo, due movimenti più o meno contemporanei, attualmente lo si può definire come precursore del realismo ma più contemporaneo della Pop Art. Da quest’ultima – che si riconosce per l’impiego di oggetti di uso quotidiano ma contestualizzati all’interno di un discorso sulla cultura di massa e sul prodotto commerciale -, Gnoli si differenzia per la scelta di elementi del quotidiano e famigliari per lo spettatore, come una cravatta, delle scarpe, una pettinatura, un muro. Elementi che non devono essere interpretati, ma semplicemente attivare un pensiero nello spettatore, suscitare un’emozione e far si che ciascuno racconti la propria storia reagendo al quadro. In rilievo – evidenzia chiara Costa – il carattere quasi sensuale dei dettagli delle opere dovuto alla particolare tecnica pittorica dell’artista di mischiare sabbia ai colori acrilici, rendendo questi dipinti estremamente materici, tanto da far venire la voglia di toccarli. La mostra rivela inoltre la principale occupazione di Gnoli, che era quella di fare l’illustratore, e della sua abitudine – chi lo conosceva bene così racconta – di disegnare anche mentre cucinava quasi a non voler perdere la magia di ogni oggetto.

Domenico Gnoli_TheSquare_Fondazione Prada Milano_ courtesy p.o. Sky Arte

Il programma è a 360°: arte e incursioni, e prosegue con Filippo Andreatta, regista teatrale, curatore e fondatore del gruppo OHT – Office for a Human Theatre di Trento, secondo ospite della serata che racconta, e introduce attraverso l’ascolto dello yodel della performer Magdalena Mitterhofer, lo spettacolo Rompere il Ghiaccio, un’opera teatrale che parla di come cambiano i confini di un’area transfrontaliera come il Trentino Alto-Adige, oggi che il ghiacciaio Gräfferner si sta sciogliendo. Lo spettacolo coinvolge più elementi e viaggia su linee parallele, il significato è doppio. E tutti ci chiediamo: “ Come si combina lo yodel con la crisi climatica e la storia rappresentata? La risposta è tutt’altro che scontata. Parafrasando Andreatta, lo yodel è il canto tipico dell’arco alpino che unifica tutta l’area geografica, è un canto per comunicare fra le vallate, da qui a OHT è nata l’idea di una comunicazione che avviene attraverso dei rimbalzi fra degli spazi. È un linguaggio che attraversa i confini, in questo caso il confine è un ghiacciaio, ed è un confine che muta anche a causa dei cambiamenti climatici. Chiarito ciò, in realtà la rappresentazione è anche una metafora, Rompere il Ghiaccio è una storia d’amore, che parla di uomini separati dalle famiglie e mandati al confino, oltre il ghiacciaio, dai fascisti. Eppure questa distanza, seppur presente, lentamente viene spazzata via dallo yodel cantato da Magdalena Mitterhofer.

TheSquare_Magdalena Mitterhofer_courtesy p.o. Sky Arte

Andiamo avanti. Bellario, oltre a segnalarci mostre di particolare interesse, ci porta a San Geminiano, in Galleria Continua fondata trenta anni fa da tre compagni di scuola oggi è diventata una delle gallerie di arte contemporanea più prestigiose con sedi in tutto il mondo.
Qui, sede principale della galleria un ex cinema degli anni ’50, si viene traghettati all’interno dello spazio da una grande barca in un’atmosfera sospesa, onirica, sembra di essere in un’altra dimensione. È The Boatman and Other Stories la mostra dell’artista belga Hans Op De Beeck. Le opere, sculture anche a grandezza naturale e qualche acquerello, hanno un colore grigio monocromatico al fine di ingenerare calma e tranquillità nello spettatore che, a detta dello stesso Beek, è la sensazione che lui stesso vorrebbe provare nel guardare un’opera d’arte. A questi soggetti, quasi pietrificati, si alternano opere che esprimono gioia e humor come i due scheletri che fumano e bevono birra.

Hans Op de Beeck – The Boatman and Other Stories 2021, exhibition view Galleria Continua, San Gimignano. Photo Ela Bialkowska, OKNO Studio

Siamo alla fine e tra le novità chiude la trasmissione la rubrica Crazy Times. Gli anni più pazzi della storia dell’arte, una serie di immagini rétro si susseguono vorticosamente dove la voce fuori campo del conduttore accompagnata da un incalzante sottofondo musicale racconta gli anni più curiosi del Novecento attraverso la lente dell’arte, della cultura e della storia e descrive lo scorrere del mondo durante la creazione dei più grandi capolavori.

CrazyTime_TheSquare_courtesy p.o. Sky Arte

Il programma funziona, come funziona l’approccio ai più svariati argomenti. Il messaggio è chiaro, arriva allo spettatore con un linguaggio diretto e comprensibile, quello che passa è l’essenziale, ottimo punto di partenza per gli approfondimenti personali.

Noi ci diamo appuntamento tra due giovedì, e voi ci sarete?

Buona visione!

THE SQUARE. SPAZIO ALLA CULTURA
La serie che racconta l’arte in tutte le sue forme
SECONDA STAGIONE
In onda ogni due ogni due settimane da giovedì 25 novembre alle 20.40 anche on demand e in streaming su NOW