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Nicola Brizio torna in libreria.
Lo avevamo lasciato incazzato col mondo e disilluso nel suo ultimo libro Michele Antagonista e lo ritroviamo in una raccolta di racconti titolata Interurbane notturne, uguale, ma più maturo se fosse possibile.
Stessa pasta, stessi contorni, stessa penna acidula e pungente; stesso sguardo puntato sugli stati uniti (vedi Bellow, Auster e Craver), ma con un lampo tutto nuovo nella pupilla: la voglia di mettersi in gioco.
Sì perché in questi dieci racconti – “dieci telefonate interurbane” come li disegna lo stesso Brizio – l’autore si fionda nella narrazione breve con coraggio e spregiudicatezza che, parliamoci chiaro, ci vuole.
Leucotea, l’editore che ha pubblicato il volume, non si tira indietro e lascia carta bianca alla scrittura Briziana che si cristallizza in un paesaggio fatto di linguaggio scorrevole, di facile assorbimento e dannatamente evocativo.
Sì, perché leggendo la nuova fatica editoriale dello scrittore lombardo, si è fiondati senza troppa fatica in un immaginario onirico e a tratti disfattista che lascia – impigliata fra le palpebre – una buona dose di ansia.
Promosso a pieni voti anche questa volta il buon Brizio che chiude questo piccolo cofanetto prezioso con Rockabilly, il racconto che forse più degli altri condensa la capacità narrativa dello scrittore.
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