iBerlino: una canzone per i diritti di ogni lavoratore

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Oggi Primo maggio festa di tutti i lavoratori, dei loro diritti e sicurezza su ogni luogo di lavoro, voglio presentarvi questo brano de iBerlino.

Il 28 aprile, giornata mondiale per le vittime del lavoro e dell’amianto, viene pubblicata su tutte le piattaforme digitali la nuova canzone e il nuovo video della band bolognese iBerlinoLa polvere di paradiso (Storia di Antonio e Roberto)”(ed. CDBaby/labiondarecords).

Il testo è una storia vera tratta da una testimonianza di Antonio Matteo, ex operaio delle OGR (Officine Grandi Riparazioni) di Bologna e racconta come in quegli anni una promessa di un posto di lavoro nascondesse un terribile pericolo che è quello dell’amianto.

La canzone è stata supervisionata dalla AFEVA Emilia-Romagna. Tra gli operai delle OGR si contano almeno 320 vittime a causa dell’amianto. In tutta Italia le vittime sono 31.572 (dati RENAM al 2018).

Il video della canzone, la cui regia è di Andrea Recchia (regista del pluripremiato “Ascoltati”), cerca di ricreare e raccontare anche metaforicamente la storia di Antonio e Roberto, appena assunti. Il video clip vede la presenza anche dell’artista e performer abruzzese Nicola Antonelli nella parte dell’amianto.

In occasione del concerto del Primo Maggio in Piazza Maggiore a Bologna iBerlino suoneranno il brano portando sul palco Antonio Matteo.

Una canzone che fa riflettere, una testimonianza messa in musica dalla band grazie alla testimonianza di Antonio, ex operaio delle OGR, azienda in cui costruivano e riparavano vagoni e treni. Dedicata all’amico e collega Roberto, che morì a soli 42 anni a causa delle complicazioni dovute all’esposizione con l’amianto.

Un racconto, cantautorale, lucido, malinconico e di forte impatto. Nella speranza che mai più nessun lavoratore muoia sul posto di lavoro, cosa che purtroppo nel 2023 continua ad accadere.

Questa canzone deve fare da monito a noi lavoratori che dobbiamo ribellarci quando la nostra sicurezza non viene rispettata dalle aziende. E le stesse aziende e istutizioni dovrebbero prestare attenzione e salvaguardare i diritti di ogni singolo individuo che ogni giorno timbra il cartellino.

Non siamo numeri, ma esseri umani e se è vero che la nostra è una Repubblica democratica fondata sul lavoro, non mi sembra normale morire sul posto di lavoro per mancanza di sicurezza a discapito dello stesso lavoratore. Certo non vogliamo dare la colpa solo alle aziende, a volte anche il comportamento irresponsabile del lavoratore senza adeguate informazioni sui compiti da svoglere, porta purtroppo a queste morti, ma a chi assume un lavoratore in nero cosa volete che gli importi delle normative di sicurezza?

Anche io sono un’operia e faccio parte di questo ingranaggio e credo che se l’azienda stessa, i datori di lavoro e noi lavoratori rallentassimo un pò la produzione, lavorando a ritmi normali, forse le cose andrebbero meglio, sia per quanto riguarda il prodotto stesso, ma sopratutto per la nostra salute e meritiamo una vita degna, qualsiasi sia la mansione affidata, ma se continuamo a far finta di nulla, l’uomo stesso perde la sua dignità che gli appartiene di diritto.

L’ Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro, l’unico sito che monitora in tempo reale tutte le morti sul lavoro (anche quelle non segnalate) gestito da Carlo Soricelli, merita per chi non lo conoscesse una visita e un supporto reale e concreto. Potrei continuare parlandovi anche dei film tragi-comici del grande Paolo Villaggio che interpretava il ragioniere Ugo Fantozzi, che già ci mostrava la realtà oppressiva e servile della società moderna.

Il produci consuma crepa come cantavano anche i CCCP putroppo ad oggi fa ancora parte di un sistema sbagliato, dove finchè sei in grado di produrre e consumare sei utile, quando non lo sarai più non fregherà un cazzo a nessuno, chi c’è c’è chi non c’è non c’è.

A volte è anche difficile opporsi e ribellarsi per paura di perdere il proprio posto di lavoro e se non si ha un lavoro non si hanno le possibilità di mandare avanti una famiglia. Lo schiavismo mi sembrava fosse morto già da un pezzo, ma forse hanno solo sostituito la parola schiavismo in oppressione, che è semplicemente un sinonimo.

Non lasciamo che questo potere ci riduca in polvere.

Lottiamo per i nostri diritti. Per tutti i morti sul lavoro. Per Roberto. Per le future generazioni affinchè queste terribili morti non accadano più.

“Ciao Roberto vado in ferie Ci vediamo dopo l’estate Ma quando poi torno a settembre Roberto, mi dicono, “non c’è più” Roberto”, mi dicono, “non c’è più” E sono solo in paradiso Dove angeli muiono al tramonto E sono solo in paradiso Dove angeli volano al tramonto”