La terra, l’emilia, la luna e le luci della centrale elettrica sotto il cielo stellato di Ferrara

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“Che cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero?”

Di quel martedì 13 giugno quando sono andata a Ferrara a vedere Le Luci della centrale elettrica, per festeggiare i 15 anni dalla pubblicazione del primo album, Canzoni da spiaggia deturpata, un album epocale e per molti anche generazionale. Proprio dove tutto è iniziato, Vasco Brondi e le sue Luci sono tornati sotto il cielo stellato di Ferrara all’interno della splendida cornice del cortile del Castello Estense per questa ultima data di questo mini tour.

Accompagnato dal grande Giorgio Canali e Andrea Cabeki Faccioli alle chitarre, Daniela Savoldi al violoncello, Angelo Trabace alle tastiere e Niccolò Fornabaio alle percussioni, Brondi e la sua band salgono sul palco alle 22.00.

Tornare a sentire questo disco con pezzi come Lacrimogeni, Stagnola, Piromani, La lotta armata ai bar, La gigantesca scritta Coop è stato qualcosa che non si può spiegare, solo chi ha assistito al live può capirlo e chi come me è legata alle Luci della centrale e a tutta la carriera di Vasco Brondi. Perché è come guardarsi allo specchio e immedesimarsi completamente in ogni parola che dice. Oltre al disco d’esordio del 2008, Vasco ci regala altre perle del suo repertorio: A forma di fulmine, Nel profondo Veneto, Qui, I destini generali, Cara catastrofe, Chakra, Quando tornerai dall’estero e altro grande regalo Nuvole senza Messico di Giorgio Canali, cantata insieme a Vasco.

Nel lento e inesorabile precipitare degli eventi, Quale magia fa sì che ancora si canti…..E chissà quando guarirà questo cuore anoressico, condannato per l’eternità a girare in tondo, in tondo, in tondo, in tondo, che risposte ci suggerirà questo vento dislessico, che porta con sé solo nuvole, nuvole, nuvole senza Messico, E che voglia di piangere ho”

Quello che posso dirvi è che è stato uno dei concerti più belli ed emozianti al quale io abbia assistito, dove tutti all’unisono cantavamo, pezzo dopo pezzo. Non è stata solo la celebrazione del primo disco ma una vera e propria grande festa che noi dell’esercito del SERT aspettavamo da un sacco di tempo.

Sono passati 15 anni dal primo disco d’esordio di Vasco, prodotto da Giorgio Canali, che ha fin da subito creduto in lui. Un disco che ho amato e divorato, che parla di quel disagio che ci accumuna un po’ a tutti. E ogni cazzo di volta che premo play mi lacera le viscere. Mi è venuta in mente una frase del film Ovosodo di Paolo Virzì, dove Piero, il protagonista dice “Chi lo sa, forse sono rincorbellito del tutto, o forse sono felice… a parte quella specie di ovo sodo dentro, che non va né in su né in giù, ma che ormai mi fa compagnia come un vecchio amico…” .

E nonostante il disagio, il mondo che va a puttane, questo groviglio dentro, credo che dopotutto ci siano anche cose meravigliose, basta solo aprire gli occhi e non per forza devi cercarle chissà dove, perché la vera felicità è accanto e di fronte a te, bisogna solo coglierla. E questa è stata una di quelle sere dove ho visto la felicità scorrere sugli sguardi della gente, nella band stessa, con un Vasco e la sua band che trasmetteva un’energia positiva pazzesca.

“Possiamo vivere notti illuminate, ballare stando fermi, e fare caso a quando siamo felici”

E io, abbracciata a Marco, sono qui, dove sono possibili cose impossibili.