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I Magdaclan sono l’essenza del circo-teatro. Con il loro chapiteau girano il mondo tra acrobazie ed equilibrismi su quel sottile filo sotterraneo che unisce la magia all’infanzia, la sospensione del tempo allo stupore, l’alchimia alla meraviglia fino all’incredulità. Il festival Cirk Fantastik (7-17 settembre, alla diciottesima edizione), all’interno del polmone verde delle Cascine fiorentine, è un piccolo mondo antico dove, appena varcata la soglia, sembra di essere proiettati tra il Paese dei Balocchi e i villaggi del Far West, un habitat caldo fatto di tendoni colorati, di pop corn, di un’atmosfera di paglia leggera e di quell’odore di sudore (la dura fatica del lavoro e dell’allenamento) misto a burro fuso, sorrisi miscelati a quello dolcissimo delle crepes che sfrigolano, le roulotte che stanno lì a dirci che questi artisti sono liberi, non hanno una casa perché la loro casa è il mondo e ogni angolo dove possono esibirsi e mostrare tutte le loro doti, muscolari, artistiche, umane.

Eccezione n.3, il nuovo spettacolo di questo Collettivo girovago e nomade, non fa eccezione in quanto all’impatto che i loro gesti ginnici e calibrati hanno su adulti e ragazzi. Un’ora che è un condensato di attese e attenzioni, di movimenti fulminanti e flash, di applausi e occhi sbarrati a chiederci: Come è stato possibile?, al limite dell’umano, al limite del sovrannaturale. Questi performer agli occhi dei bambini diventano superstar, supereroi invincibili che tutto possono, che non hanno limiti, potenti e poderosi, sfidano le leggi della fisica e cadono sempre in piedi, superuomini, semidei da ammirare. Ma questo Eccezione è anche un elogio del fallimento, dell’errore che è sempre possibile, nel circo, nel teatro, come nella vita, e che non bisogna mollare o abbattersi o abbandonare l’arena ma rialzarsi e riprovare senza paure.

Come questo cameriere arruffone e cialtrone che, con il vassoio in mano e i caffè da portare, cammina e corre e inciampa sul tapis roulant barcamentandosi sempre in uno stile precario nell’impossibilità di portare a compimento il suo lavoro. I quattro sulla scena (coadiuvati da tre bravissimi musicisti che accompagnano ogni quadro con suggestivi ritmi) hanno tute da lavoro, blu, verde, grigie, come a sottolineare il loro lato operaio ma anche la vena colorata del loro lavoro che è sì complicato, difficile, a tratti pericoloso, ma che porta sempre grande felicità in chi lo guarda. Un altro personaggio ha un casco con sopra un fornellino da campeggio acceso e poggiata una caffettiera che gorgoglia; se ne va a giro ad occhi chiusi, senza far cadere la moka dove bolle la bevanda calda, per un’agorà piena di impedimenti tra assi di legno e rastrelli da schivare, fili da saltare, carrucole, martelli e mazze, secchi, skate.

Ci sono anche martelli pneumatici e giochi a cascata tipo domino, usano come fossero trampoli le scale mentre gli strumentisti ora suonano il theremin adesso il didgeridoo degli aborigeni australiani. Come novelli Romeo e Giulietta è la scena, romantica e appassionata, sulla ruota Cyr a doppio canale, dove ricomporre una sorta di Uomo Vitruviano leonardesco e roteare e volteggiare, un cerchio d’acciaio che è specchio ma anche porta per entrare, come Alice, in altri universi paralleli. Qui c’è forza e precisione, cura ai dettagli e attenzione, ricerca e innovazione. L’eccezione è il teatro, l’eccezione è il circo, l’eccezione sono i Magdaclan, l’Eccezione è Cirk Fantastik.
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