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Professionalità tecniche e artistiche tra foto e video

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La fotografia sembra essere una delle pratiche più diffuse della nostra contemporaneità. Ormai ogni persona al giorno scatta almeno una fotografia, che sia un selfie, un paesaggio o un dettaglio particolarmente pregnante. Di solito si tratta di un’immagine destinata alla condivisione, una fotografia che dice qualcosa di se stessi, della propria giornata o del momento della vita che si sta vivendo. Con gli smartphone improvvisarsi fotografi è diventato facile e la fotografia è diventata accessibile a tutti. In questo contesto, non sono in molti a capire che cosa si può provare tenendo in mano una macchina fotografica di un altro tipo, che cosa può significare scattare con cognizione, calibrare la quantità di luce che entra in un otturatore, trovare una determinata angolazione in grado di dare maggior risalto al soggetto scelto, gestire la messa a fuoco, scegliere quando avvicinarsi e quando invece sfruttare lo zoom. A questi livelli, non si può più parlare di fotografia amatoriale: si parla di professionalità.

Quella del fotografo infatti può essere a tutti gli effetti una professione, assolutamente indispensabile nel mondo di oggi, dove la molteplicità di piattaforme di diffusione e di possibilità di visibilità impone una presenza sempre maggiore di persone che siano in grado di raccontare il nostro mondo e la nostra cultura. Questo lo si può fare immortalando eventi, ma anche creando campagne pubblicitarie. In effetti, i settori del marketing e della comunicazione sono letteralmente affamati di professionalità fotografiche, in grado non solo di scattare immagini ma anche di realizzare video.

Il Corso di alta formazione in tecniche di reportage foto e video promosso dalla Cineteca di Bologna si rivolge proprio a coloro che intendono trasformare una loro attitudine e passione in un vero e proprio lavoro e che riconoscono il legame indissolubile tra cinema e fotografia. Il corso, alternando sessioni teoriche a project work più pratici, intende creare figure che siano allo stesso tempo tecniche e artistiche, in grado di utilizzare sapientemente e coscientemente tutti gli strumenti offerti dalle macchine fotografiche professionali: dalla gestione e lettura della luce alla definizione dell’inquadratura, dagli elementi di sceneggiatura a quelli di composizione visiva, fino a giungere alle tecniche di post produzione e personal branding.

Guidati e assistiti da fotografi, direttori della fotografia, D.I.T., montatori, grafici e tutti gli altri professionisti del settore, i corsisti potranno aspirare a diventare figure professionali dinamiche e innovative, mettendo alla prova le proprie capacità e competenze acquisite in stage da realizzarsi in enti e aziende dell’Emilia-Romagna.

Corso di alta formazione in tecniche di reportage foto e video, Cineteca di Bologna, scadenza iscrizioni: 27 gennaio 2020 ore 12 – info: cinetecaformazione@cineteca.bologna.it, cinetecadibologna.it

“Angeli”, la tappa morcianese di Teatro e Salute mentale

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Prede il via a Morciano di Romagna il progetto “Teatro e Salute mentale”: giovedì 19 dicembre alle ore 21.15 il palco dell’Auditorium della Fiera accoglie lo spettacolo di Alcantara Teatro dal titolo Angeli.

“Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders e le poesie di Rainer Maria Rilke si coniugano con una serie di attività ed esperienze vissute dagli stessi protagonisti-attori nel corso di un anno, che hanno dato vita a improvvisazioni, proposte e scritti. Angeli è un vero e proprio viaggio conoscitivo e simbolico verso una meta non prestabilita, con lo scopo di studiare ed esplorare il rapporto con il proprio mondo interiore e con la capacità di vedersi da fuori. L’obiettivo finale è lo studio di se stessi e la spiegazione della complessità della mente umana e dei comportamenti sociali.

Lo spettacolo rappresenta un ulteriore tassello della rassegna “Teatro e Salute mentale”, un progetto che insiste sulla valorizzazione del teatro, considerato come elemento di benessere psichico e di crescita individuale e collettiva, grazie alla collaborazione delle compagnie teatrali operanti nei diversi Dipartimenti di salute mentale della Regione Emilia-Romagna. La tappa del 19 dicembre vede il coinvolgimento del Dipartimento di Salute mentale dell’Ausl Romagna, Riabilitazione psichiatrica del distretto di Rimini e gli attori in scena saranno Andrea, Angelo, Barbara, Carla, Claudia, Davide, Emanuele, Eros, Fabrizio, Francesca, Francesca, Gianpaolo, Irina, Isabella, Jod, Manuela, Monica, Sara, guidati dalla regia di Damiano Scarpa e dai testi di Anna Rita Pizzioli.

Giovedì 19 dicembre, Angeli, Auditorium della Fiera Morciano di Romagna, ore 21.15 – info: morciano@ater.emr.it; 339.8972742, comune.morcianodiromagna.rn.it

Faenza Ritrovata, la storia fotografata di Mauro Gurioli

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Correva l’anno 1944. Era esattamente il 17 dicembre quando la città di Faenza poté finalmente tirare un sospiro di sollievo: dopo anni di guerra, distruzione, morte, paura e desolazione ecco giungere finalmente la Liberazione. Oggi occorrono 75 anni da quell’evento, un giorno che ha segnato allo stesso tempo un inizio e una fine: la fine di una vecchia città e l’inizio di una nuova vita. Il libro Faenza Ritrovata di Mauro Gurioli ricostruisce la storia di una città prima della distruzione portata dalla seconda guerra mondiale. Il volume, edito da Tempo al Libro, sarà presentato martedì 17 dicembre alle ore 18, presso la Biblioteca Comunale Manfrediana.

Esistono due Faenza, una Perduta e una Ricostruita: la prima, che sembra ad un primo sguardo scomparsa per sempre, ricompare un po’ timidamente dietro i tratti di nuove forme. A testimoniarlo nel libro sono ben 148 immagini, tutte anteriori al 1944, definite dall’autore “visioni intatte di ciò che la guerra ci tolse” e accompagnate da brevi stralci di storia che narrano l’origine, la distruzione e la ricostruzione della città, senza mai dimenticare le sofferenze e le numerose perdite umane a cui si rende omaggio. Inoltre, grazie ad alcune mappe e a un diario scritto tra il marzo 1944 e l’aprile 1945, i lettori possono ripercorrere con l’immaginazione (o con la memoria) le strade della città, attraversando le antiche Porte e fermandosi davanti alle chiese e ai campanili, ammirando palazzi, caseggiati, sobborghi, opere pubbliche.

Faenza Ritrovata si configura così come un approfondito lavoro di ricerca storica e iconografica, con l’obiettivo di riconsegnare ai fantini di vecchia e di nuova generazione le immagini della loro città cancellata dagli eventi bellici. Per raccontare questa storia e questa impresa, l’autore dialogherà con l’assessore alla Cultura Massimo Isola, Maria Chiara Campodoni (presidente del Consiglio Comunale), Nicola Giada (Associazione Fototeca Manfrediana) e Stefano Saviotti (studioso di storia faentina).

Martedì 17 dicembre, Faenza Ritrovata, Biblioteca Comunale Manfrediana Faenza, ore 18 – info: manfrediana.it

Fellini 100 Genio immortale. La mostra

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Davide Minghini, Set del film Amarcord. Roma, Cinecittà, 1973. @ Biblioteca Gambalunga, Rimini

È stata inaugurata lo scorso sabato a Castel Sismondo, la mostra itinerante “Fellini 100 Genio immortale. La mostra”. L’esposizione rappresenta una sorta di anticipazione del progetto del nuovo Museo Fellini, che aprirà al pubblico a fine 2020. Allestito attraverso un sistema di “messe in scena” come set cinematografici, ruota attorno a tre nuclei di contenuti: il primo racconta la Storia d’Italia a partire dagli anni Venti-Trenta per passare poi al dopoguerra, per finire agli agli anni Ottanta attraverso l’immaginario dei film di Fellini. Il secondo nucleo è dedicato al racconto dei compagni di viaggio del regista, reali, immaginari, collaboratori e no. Infine il terzo nucleo è incentrato sulla presentazione del progetto permanente del Museo Internazionale Federico Fellini. Dopo l’allestimento riminese, la mostra comincia il suo viaggio fermandosi a Roma in aprile fino a giugno 2020, per poi varcare i confini nazionali con esposizioni a Los Angeles, Mosca e Berlino. ellini 100 Genio immortale. Grazie alla mostra  “Fellini 100 Genio immortale. La mostra” i visitatori potranno conoscere il materiale inedito acquisito e custodito nell’archivio comunale capace di fotografare l’immaginario e il percorso creativo felliniano. Il percorso espositivo presenta tanto materiale inedito che restituisce l’immaginario felliniano. Tra le varie sezioni che la compongono, una presenta il materiale del Fondo Nino Rota, il celebre compositore che ha collaborato con Fellini su molti film. In particolare è qui esposta, per la prima volta, una serie di taccuini originali sui quali Rota appuntava le indicazioni del Maestro sulla musica che avrebbe dovuto accompagnare ed esaltare le sue scelte registiche. La curatela è affidata allo Studio Azzurro di Milano con la consulenza di Marco Bertozzi e Anna Villari.

Fino al 31 gennaio 2020

Rimini, Castel Sismondo, Piazza Malatesta. Info & Orari: riminiturismo.it

Il Genio in guerra nell’età di Leonardo, Michelangelo, Dürer

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In occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo da Vinci, il Polo Museale dell’Emilia Romagna ha organizzato presso la Pinacoteca Nazionale la mostra “Il Genio in guerra nell’età di Leonardo, Michelangelo, Dürer” dedicata alle abilità del Maestro come ingegnere militare nella pianificazione difensiva delle città e nelle modalità di attacco per mezzo dell’artiglieria.

La mostra, a cura del Direttore del Polo Museale Mario Scalini, intende mettere a fuoco uno degli aspetti meno indagati dell’attività ingegneristica del vinciano: esperto in idraulica così come nell’ “ingegneria delle macchine” ebbe sovente interessi con risvolti militari (si pensi alle bombarde speciali od alle stravaganze come i carri falcati o le armi inastate contro la cavalleria). Nella sua intensa produzione artistica Leonardo ebbe a preoccuparsi anche di vari aspetti architettonici, compresi quelli relativi alle difese delle città e della loro conseguente urbanistica, così come della vera e propria definizione delle bastionature, dei rivellini e di altri approntamenti legati alla conformazione delle fortezze.

Fino ad oggi un solo studio monografico ha affrontato la questione con attenzione alle soluzioni teoriche, più che pratiche, riscontrabili in contemporanei quali Filarete, i Sangallo e Francesco di Giorgio Martini; in un solo caso, in Emilia Romagna, si è discusso della questione, di rilievo per l’area, visto che il vinciano vi operò al servizio del Valentino (Cesare Borgia) per qualche tempo. Recenti studi hanno messo in luce come il Maestro abbia approntato alcune soluzioni del tutto originali che sono riscontrabili sul territorio e che pochi anni dopo vennero applicate, per altro, dall’ordine di Malta in oriente.

La possibilità di prendere atto di queste invenzioni straordinarie, attraverso materiali originali, potrà indurre la ricerca a svilupparsi in questo settore ancora ben poco praticato. Accanto a planimetrie e mappe che propongono centri abitati, verranno esposte alcune carte con dettagli di fortificazioni, di apparecchi difensivi ed offensivi, sia eseguiti dalla mano di Leonardo che da quelle dei suoi contemporanei, per evidenziare la capacità innovativa sua e dei più rilevanti geni multiformi nel periodo delle cosiddette ‘Guerre d’Italia’ che videro nella penisola la presenza degli Imperiali come dei francesi.

Questa sarà l’occasione per dare rilievo ad un debito concettuale e tecnologico che Michelangelo e Dürer contrassero con gli ingegneri del primo Rinascimento al pari di Leonardo. Un viaggio alla scoperta delle esperienze condotte sulle strutture fortificate dal 1470 al 1530 e della capacità innovativa degli ingegneri del tempo che il visitatore potrà seguire grazie ai prestigiosi prestiti di originali provenienti dalle biblioteche di Windsor, Milano, Firenze e da raccolte emiliane di Stato.

Fino al 07 gennaio 2020

Bologna, Pinacoteca Nazionale, via Belle Arti, 56. Info & Orari: pinacotecabologna.beniculturali.it

“La Scortecata” in scena al Teatro Titano di San Marino

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Ritorna la stagione teatrale di San Marino Teatro, innovativa e di grande qualità, con sei rassegne e numerosi eventi collaterali che spazieranno dal classico al contemporaneo e si susseguiranno presso i Teatri Titano, Nuovo e Concordia, per un totale di 31 appuntamenti, da novembre 2019 ad aprile 2020. Quest’anno è stata istituita la formula carnet grazie alla quale sarà possibile acquistare un numero definito di spettacoli (10, 7 o 5) tra quelli in abbonamento, scegliendo titoli e posti in un’unica soluzione oppure nel corso della stagione. Questa formula, più libera rispetto all’abbonamento, permetterà di assistere a tutti gli spettacoli di maggior interesse a un prezzo molto conveniente.

Il Teatro Titano, antico gioiello ottocentesco, ospita le rassegne Teatranti, Microphonie, Lo schermo sul leggio, In scena a Km0, Famiglie a Teatro e Diversiamoci con spettacoli dedicati ai più piccoli. Da non perdere, per la rassegna Teatranti, La Scortecata (NELLA FOTO) di Emma Dante in programma domenica 12 gennaio. L’opera si ispira alla fiaba La vecchia scorticata contenuta nel Cunto de li Cunti di Giambattista Basile. Emma Dante torna ad attingere al patrimonio favolistico, insieme colto e popolare, che si colora degli echi ancestrali di quel sud senza luogo e senza tempo che da sempre è al centro del suo immaginario teatrale.

Dopo l’emissione dell’apposito bando, rivolto ad artisti del nostro territorio, San Marino Teatro vedrà in scena al Titano il primo appuntamento della rassegna In scena a Km0 con il cantante e polistrumentista italo-finlandese Daniele Torri, che si esibirà in Piccole storie Inutili domenica 1° dicembre. Per la rassegna Identità Teatrali infine, in programma al Teatro Nuovo, Il grigio di Gaber e Luporini con Elio domenica 17 novembre.

Fino al 5 aprile 2020, San Marino, Teatro Titano, Teatro Nuovo, Teatro Concordia. Info: 0549 882452, sanmarinoteatro.sm

Giornata internazionale per i diritti dei migranti: tornano le 100 voci alla Casa delle Storie di Reggio Emilia

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Casa delle Storie

 

Si rinnova, nell’ambito del progetto SHOW – SaveHumanityOpenWor(l)d e nel programma di D come Di Tutti, il rito partecipato a cura del Teatro dell’Orsa.

«Un rito festoso, coinvolgente, necessario, per tutti, tre minuti di microfono aperto per salvare parole e frammenti di vita»: Monica Morini e Bernardino Bonzani introducono 100 voci per salvare mondo e restare umani, in programma mercoledì 18 dicembre a partire dalle ore 21 alla Casa delle Storie di Reggio Emilia nell’ambito del progetto SHOW – SaveHumanityOpenWor(l)d, realizzato in seno al Bando Europeo Shaping Fair Cities dal Teatro dell’Orsa con la collaborazione di Remida, Dimora D’Abramo, Reggio Film Festival e Istoreco.

L’appuntamento è realizzato in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti, ricorrenza istituita dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2000 nel decennale dell’approvazione della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Ad oggi, purtroppo, la Convenzione annovera solo quarantasette ratifiche, la quasi totalità delle quali da parte di Paesi di provenienza dei flussi migratori. L’Italia è tra i Paesi che non l’hanno ratificata, così come il resto dei Paesi europei.

 

Teatro dell’Orsa, Argonauti – foto @miprendoemiportovia

 

«In occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti riapriamo un rito orizzontale, partecipato, perché sentiamo che il mondo è di tutti. Eppure mancano le case: per le persone che hanno permesso di soggiorno, un lavoro  e che hanno studiato, ma vengono da altri Paesi. Allo stesso modo mancavano le case per noi italiani, migranti in altri luoghi della Terra, dalla Svizzera alla Francia, dall’America Latina agli Stati Uniti» continuano i Direttori Artistici del Teatro dell’Orsa «La Casa delle Storie è un luogo di accoglienza e di ascolto. Siamo felici che uno scrittore come Anselmo Roveda, che si occupa anche di integrazione, ci accompagni con il suo sguardo. I giovani rifugiati prenderanno parola, così come tutti i cittadini che desiderano candidarsi a questo racconto collettivo. Tre minuti per tutti: il microfono è aperto».

Anselmo Roveda, ospite della serata, è giornalista, studioso di letteratura e scrittore. È coordinatore redazionale del mensile “Andersen”, direttore della rassegna letteraria internazionale “Cabirda”, professore a contratto all’ISIA di Urbino e resident professor a Officina Letteraria di Genova. In precedenza è stato direttore di un trimestrale nato nelle carceri e corrispondente per un’agenzia di stampa; ancor prima, e per una decina di anni, ha lavorato nei servizi sociali di prevenzione del disagio minorile. In volume ha pubblicato saggistica, narrativa e poesia (per approfondire: anselmoroveda.com).

L’iniziativa è promossa nell’ambito del programma generale D come Di Tutti dal Coordinamento dei Diritti Umani del Comune di Reggio Emilia e all’interno del progetto europeo Shaping Fair Cities. A cura di Abreer (associazione Burkinabè di Reggio Emilia), Amar Costruire solidarietà, Amnesty Reggio Emilia, Caritas diocesana Reggio Emilia-Guastalla, Cisl Emilia Centrale, Eutopia Rigenerazioni Territoriali, Filef Reggio Emilia, Fondazione Mondinsieme, ISCOS Emilia-Romagna, SDFactory, Teatro dell’Orsa, We World-GVC.

Rappresentanti di Remida e Istoreco, partner del progetto, parteciperanno al rito.

 

Monica Morini e Bernardino Bonzani – foto di Gaetano Nenna

 

Prossimo appuntamento di SHOW: venerdì 10 gennaio la Casa delle Storie festeggerà il primo compleanno con Nel lato oscuro del mondo con Nane Oca e tutti i personaggi del Pavano Antico e dell’eterno andare di e con Giuliano Scabia, primo maestro del teatro nelle periferie urbane.

 

18 dicembre, ore 21 – Reggio Emilia, Casa delle Storie, via Sergio Beretti 24/D – info sul progetto SHOW: http://www.teatrodellorsa.com/progetti-speciali/show-save-humanity-open-world/ – prenotazioni: orsa@teatrodellorsa.com, 351 5482101

 

CAVALLERIA RUSTICANA E PAGLIACCI CHIUDONO LA STAGIONE AL COMUNALE

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Pagliacci_Tonio-Taddeo-Dalibor Jenis_Beppe-Arlecchino-Paolo Antognetti_Canio_©AndreaRanzi-StudioCasaluci

Con due grandi classici del repertorio operistico italiano, questa sera, domenica 15 dicembre alle ore 20, volge al termine la Stagione 2019 del Teatro Comunale di Bologna, un dittico “tutto al femminile”, che accosta la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni firmata da Emma Dante ai Pagliacci di Ruggero Leoncavallo con la regia di Serena Sinigaglia. Sul podio il direttore d’orchestra francese Frédéric Chaslin.

Due titoli con due drammaturgie importanti rappresentate in un’ottica di puro Verismo dalle due registe che immaginano un collegamento, una complementarità tra le due storie brutali, come se si trattasse del positivo e del negativo di una medesima foto. Vedremo infatti una Cavalleria rusticana ambientata con colori ed atmosfere cupe e molto scure, decisamente invece più solare e luminoso, anche se con una fine tragica, i Pagliacci.

Due intrecci che hanno come denominatore comune la gelosia e il tradimento che portano a un tragico finale da cronaca nera, e due protagoniste donne: Santuzza in Cavalleria è gelosa di Turiddu e del suo rapporto con Lola e muove l’azione che porterà alla morte dell’amato; Nedda in Pagliacci è vittima del femminicidio compiuto dal marito Canio, accecato dalla gelosia verso di lei e il suo amante, che scoprirà essere Silvio, tanto da commettere un doppio omicidio.

Pagliacci_Nedda-Colombina-Carmela Remigio_Beppe-Arlecchino-Paolo Antognetti_@AndreaRanzi-StudioCasaluci

L’idea del collegamento tra le due opere si sviluppa come se si trattasse di due facce della stessa medaglia, da un lato in Cavalleria la Dante racconta una Sicilia diversa rispetto a quella “da cartolina” e ricorda che «le dinamiche del rapporto tra Turiddu e Santuzza oggi si possono trovare in Sicilia così come in tanti altri luoghi d’Italia in cui persiste questo genere di retaggio culturale», dall’altro la Sinigaglia immerge Pagliacci a metà tra realtà e finzione da commedia, nell’atmosfera del cinema neorealista degli anni Quaranta e Cinquanta.

«C’è una profusione di elementi simili in questo duo – racconta Serena Sinigaglia – a causa del loro ruolo nel Verismo italiano, le opere sono rappresentate insieme, spesso però senza essere scenicamente connesse. Questa volta sarà diverso, le due opere sono messe in relazione, connesse, considerando che i Pagliacci parla al teatro e parla di teatro nel teatro, tutto ciò mi è sembrato perfetto, anche drammaturgico, perciò noi partiamo con i Pagliacci da dove ci lascia Cavalleria e partiamo proprio dal mestiere del teatro, nel senso che smontiamo Cavalleria per inondare il palco del calore bruciante della Calabria. E’ così che durante il Prologo di Pagliacci la scenografia di Cavalleria sarà smontata di fronte al pubblico e gli oggetti verranno sostituiti “a vista”. Anche l’ingresso di Tonio, che si rivolgerà al pubblico senza un contorno scenografico, sarà l’intervento di un uomo, un cantante dei giorni nostri che invita alla verità. Questo prologo segnerà il graduale passaggio a Pagliacci e ricorderà al pubblico che, anche se il teatro è solo finzione, le due opere presentate raccontano fatti reali. Sarebbe bello poi – prosegue la Sinigallia – non fare più discorsi di genere, che le Santuzze e le Nedde appartenessero al passato ed invece malauguratamente non è così. In Pagliacci si affronta la solitudine del dolore, la condizione della donna (Nedda) nella solitudine del dolore quando decide di prendere in mano la sua vita e di assumersi la responsabilità del proprio destino. E’ questa ansia di libertà che non significa altro che autodeterminazione. Altro aspetto importante – continua – è che io credo in un teatro sintetico capace di evocare non di mostrare, difatti con la scenografa, la costumista e il tecnico delle luci abbiamo cercato di lavorare sulla sintesi del gesto scenico dei cantanti, sul gesto attoriale e sulla forza di questa sintesi che possa rievocare la tragedia, ho trattato Pagliacci come se stessi trattando le grandi tragedie del repertorio classico e per farlo, ripeto, ci vuole sintesi ed eleganza. Inoltre – prosegue – credo che nell’opera lirica, che oramai faccio da lungo tempo, sento sempre forte l’esigenza di portare la vita sul palcoscenico e non credo che attualizzare un opera significhi portare necessariamente la tecnologia o costumi moderni, credo che vivificare l’opera significhi ascoltare lo spirito di quell’opera, lasciarlo vivere ed è proprio sulla base della meravigliosa aria di Nedda, in quello slancio vitale che lei ha nel sognare gli uccelli che volano nella campagna calabrese, che ravvedo quel segno di vitalità e leggerezza che ho voluto rappresentare nello spettacolo».

Pagliacci_Nedda-Colombina-Carmela Remigio_Beppe-Arlecchino-Paolo Antognetti_@AndreaRanzi-StudioCasaluci

In questa opera si parla di femminicidio e la Sinigallia con forza ribadisce la sua: «appartengo al genere femminile, sono una donna e ho scelto un mestiere prevalentemente da maschi e ho vissuto lungo tutta la mia carriera la discriminazione, è stato così sino a quando mi sono voluta ribellare a quella che percepivo come una chiara discriminazione e al velo di ipocrisia che spesso si accompagna al côté intellettuale e culturale di cui ovviamente faccio parte, sotto il quale, a ben vedere, si annida un grave problema. Possibile che ancora oggi devo sentirmi fare domande come: “ma lei come donna come vede Pagliacci?” e a me viene da rispondere: “perchè lei come uomo, vede Nedda in maniera diversa?”, mi auspico di no. Pagliacci – prosegue – parla di una donna del popolo che viene proditoriamente uccisa solo perchè voleva lanciare il grido della sua autonomia, di essere indipendente come credo qualsiasi essere umano voglia esserlo e la potenza di Leoncavallo sta nel descrivere la solitudine di questa vittima quando la tragedia tracima. Un giorno spero si superino queste ipocrisie e si venga a vedere il Leoncavallo con nuovo spirito, e quando Nedda muore anziché provare un tuffo al cuore come io provo, si possa dire: “che bello la nostra società ha superato queste barbarie, proprie del passato”, ed uscire con il cuore sollevato e non con il cuore affranto e straziato perché fatti del genere accadono ogni giorno ed in ogni parte del mondo».

Cavalleria rusticana_Scena_@RoccoCasaluci

«È stato davvero difficile confrontarsi con i temi di Cavalleria – spiega Emma Dante – perché la mia terra non è quella che l’opera richiede sia raccontata; ho scelto quindi di non dare una lettura contraria alla tradizione mantenendo i colori del Sud, che comprendono per esempio l’oscurità dei veli neri o la presenza dei crocifissi nelle processioni religiose ma senza alcun connotato oleografico. Intendo narrare il rapporto tra l’anima siciliana e il sacro, la compresenza della vita profana con quella religiosa, l’oppressione della donna e sicuramente non l’aspetto folkloristico dato dalle coppole e dalle lupare». 

A sua volta Frédéric Chaslin – direttore d’orchestra – sottolinea come nello spettacolo rappresentato da Emma Dante, si entri nella lettura di una regista molto particolare, dove il suo essere siciliana significa andare proprio dentro la storia, il dramma e soprattutto, a differenza di Pagliacci, qua si ha una religiosità molto presente, «non a caso – spiega Chaslin – la Dante ha voluto sottolineare la presenza delle croci soprattutto nel passaggio della passione del Cristo che troviamo in vari momenti dell’opera sino alla scena finale quando vediamo Lucia circondata dalle pie donne proprio come in una passione religiosa. La regia, inoltre, è stata adattata anche alla fisicità e psicologia dei cantanti, due cast di grande livello, dove la sintonia tra gli artisti è stata molto profonda. Una produzione importante ed un cast davvero eccezionale con il difficile compito di impersonare due ruoli nella stessa serata».

Cavalleria rusticana_Scena_@AndreaRanzi-StudioCasaluci

Chaslin conclude ponendo l’accento sia sul fatto che sono pochissime le opere che parlano del popolo, che si svolgono nella strada, nella città, aspetto invece ben presente in queste due opere, e sia su i Pagliacci, l’unica rappresentazione dove la morte di un donna in opera si sente molto forte e fa pensare non solo alla morte di una donna comune, del popolo appunto, che ben potrebbe essere una donna di oggi, ma anche alla fine logica di una eroina del nostro tempo.

www.tcbo.it

Colmi di figure. A Forlì, tra Edith Piaf e il Mercato coperto

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Edith Piaf

 

Daniela Piccari e Laura Della Godenza: un’attrice-cantante e una guida turistica-museale creano immagini e mondi. Alcune note, pensando a Rilke.

Due donne straordinarie.

Che più diverse non si può: Daniela Piccari e Laura Della Godenza, rispettivamente attrice-cantante e guida turistica-museale.

In loro ci siamo imbattuti, in due distinte ma temporalmente e spazialmente ravvicinate occasioni, nelle ultime ore e giorni.

In entrambe abbiamo ammirato una poderosa capacità di costruire mondi attraverso la voce e le parole.

O, meglio, una chirurgica sapienza nel dar luogo a immagini e, dunque, a stimolare immaginari.

 

Daniela Piccari

 

Daniela Piccari in Edith, Edith. Canzoni e racconti di vita di Edith Piaf (presentato nell’ambito del calendario di attività in programma al Ridotto del Teatro Diego Fabbri di Forlì) articola un percorso che intreccia frammenti biografici, presentati con terrigna delicatezza, a brani più o meno celebri del repertorio della chansonnière, eseguiti con l’accompagnamento di pianoforte e contrabbasso.

Il risultato è affatto commovente: termine da intendersi sia in senso comune (questa colta e al contempo popolare forma di teatro-canzone provoca emozioni), sia nell’accezione etimologica del far muovere assieme chi dice (e canta, e suona) e chi ascolta.

 

Laura Della Godenza

 

Un’analoga dinamica è stata messa in atto in un contesto totalmente differente da Laura Della Godenza.

In concomitanza con la mostra del fotografo americano Steve McCurry Il cibo (in corso ai Musei San Domenico di Forlì), gli instancabili “sollecitatori culturali” Marco Viroli e Gabriele Zelli hanno ideato quattro visite alla città, sullo stesso tema, condotte dalle guide di Confguide Forlì: in occasione dell’appuntamento dedicato al Mercato coperto della città, Della Godenza ha proposto un discorso che ha sapientemente messo in opera alcune modalità tipiche della narrazione tradizionale.

Con precisione, calore e semplicità ha sviluppato un racconto che, a mo’ di zoom fotografico, ha giustapposto senza posa accadimenti generali e minuti dettagli, sempre attenendosi alla narrazione di fatti e alla concreta descrizione di luoghi, cose e persone.

In entrambe queste proposizioni culturali, le realtà trattate hanno avuto carattere ora biografico / individuale ora riguardante la (le) società: talvolta prendendo ad oggetto eventi e personaggi conosciuti dai più, talaltra ponendo al centro dell’attenzione frammenti di culture variamente arcaiche (o comunque altre).

La cecità infantile della Piaf e gli improperi dei sensali nelle osterie del centro: poste le innegabili differenze di contenuto, è stato possibile rintracciare un’analoga, salvifica aria di familiarità, a contraddire la frammentarietà a cui i diversi consumi culturali ci hanno, ahinoi, abituato.

 

Edith, Edith al Ridotto del Teatro Diego Fabbri – foto di Valentina Cesarini

 

Dovesse interessare, per inciso: di tali questioni si è intensamente occupata, negli ultimi quarant’anni, la “sociologia del gusto”, a partire dal fondativo saggio La distinzione. Critica sociale del gusto di Pierre Bourdieu. La tesi del sociologo e filosofo francese è (detta schematicamente): le pratiche di apprezzamento e di consumo culturale sono determinate da network sociali pre-esistenti. Gli studi successivi arrivano a valutare vero anche l’esatto contrario: sono i diversi stili di consumo e apprezzamento culturale a generare le reti sociali. Cioè: abitiamo una società in cui il gusto si converte “all’istante” in forme di relazione tra individui, e il consumo culturale offre una base per interagire tra soggetti con interessi simili. Il gusto diventa un modo per costruire reti, insomma.

Tornando alle analogie fra le due protagoniste di queste poche righe: entrambe hanno applicato codici comunicativi d’immediata trasparenza, ibridando linguaggi senza mai allentare il rapporto con lo spettatore, coltivando in forma d’esperienza i contenuti del proprio comunicare ed esercitando di fatto due tipi di testimonianza, quella da loro direttamente esperita nell’affinare il codice usato (in primis la voce e la parola) e quella dei referenti esterni (i fatti, le persone e le opere oggetto del discorso), così incuneati nel loro eloquio da diventarne al contempo oggetto e materia, significante e significato.

Piccari e Della Godenza, infine (ma si potrebbe a lungo, per gratitudine, continuare) hanno dato luogo a una sorta di poetica della testimonianza: non simulando la presenza delle figure ma facendole esistere nel loro dire, al fine di produrre un tessuto di esperienze che include e talvolta modifica la memoria dell’ascoltatore.

 

foto di Marco Viroli

 

Detto altrimenti: i contenuti delle fabule presentate hanno assunto forma di racconto venendo incurvati verso il momento della loro evocazione comunitaria. Al principio del passaggio di informazioni si è sostituito quello della messa in contatto. Affinché esso si verifichi è necessario che i (in questo caso le) referenti acquisiscano nei riguardi dell’argomento un’autorevolezza (questa certo non manca) che le renda idonee non solo a descrivere ciò di cui parlano, ma anche a mediarlo, ad addensarlo in “oggetti mnemonici” che interloquiscono con i ricordi dell’ascoltatore.

A tal proposito, pare appropriato concludere con un frammento di Rainer Maria Rilke nel quale lo scrittore austriaco tratteggia la comune condizione creaturale a cui il lavoro di Piccari e Della Godenza dà occasione e origine: «Mai fu la nostra vita così piena di incontri, di arrivederci, di transiti come quando ci accadeva soltanto ciò che accade a una cosa o a un animale: vivevamo la loro come una sorte umana ed eravamo fino all’orlo colmi di figure».

 

MICHELE PASCARELLA

 

 

Edith, Edith, visto al Ridotto del Teatro Diego Fabbri di Forlì il 12 dicembre 2019 – info: sulla programmazione del Teatro Diego Fabbri http://www.accademiaperduta.it/teatro_diego_fabbri_forli-856.html, sull’attività di Daniela Piccari https://www.facebook.com/daniela.piccari.7

Visita guidata Il Mercato coperto di “Piazza delle erbe”, vista il 14 dicembre 2019 – info: sul programma di visite guidate 349 3737026, sull’attività di Laura Della Godenza https://www.facebook.com/Laura-Della-Godenza-guida-turistica-e-museale-469381316519878/

 

PLASTIC FASHION REMIX

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@Plastic Fashion Remix_Copertina

Riciclare fa moda è con questo spirito che l’energia ed il talento creativo di 30 giovani stilisti, di diverse nazionalità, oltre a quella Italiana, provenienti da Mongolia, Cina, Iran, Romania, Cuba e Venezuela, metterà in scena il modo in cui un materiale di scarto e dannoso come la plastica può essere reinventato e trasformato in abiti prêt-à-porter. Domani, Sabato 14 dicembre Piazza della Mercanzia, alle ore 18,00, diventerà un grande palcoscenico dove sfileranno originali e fantasiose creazioni a cui seguirà la premiazione degli stilisti più meritevoli, con la consegna di tre borse di studio ai primi tre classificati di 2000, 1000 e 500 euro, devolute da Gallery Holding, la società promotrice dell’iniziativa e leader in Italia nel retail che ha unito sei brands internazionali sotto un unico denominatore: la sostenibilità.

L’evento, realizzato con il patrocinio del Comune di Bologna – Quartiere Santo Stefano, l’Accademia delle Belle Arti di Bologna – facoltà di fashion design, interamente dedicato alla tutela dell’ambiente, fa il focus sull’uso della plastica e sugli effetti dannosi in special modo nei mari.

@Plastic Fashion Remix

Protagonisti sei brands dello streetwear, che si affacciano su Piazza della Mercanzia, i quali hanno recepito la criticità e riorganizzato i processi produttivi per ottenere capi che prevedono il riciclo del materiale di scarto. L’evento, partito dall’idea di creare un legame univoco che unisse i sei brands, individuato poi nella sostenibilità, per la sua realizzazione è nata la sinergia con l’Accademia delle Belle Arti, alla quale l’organizzazione ha proposto, nella persona della Professoressa Rossella Piergallini, in collaborazione con la professoressa Irena Zeka per il supporto alla modellistica e alla confezione, di creare una collaborazione con il corso del terzo anno di fashion design chiedendo agli studenti di creare 30 abiti indossabili con il materiale plastico di scarto messo a loro disposizione come pet di bottiglie, setole di scope, plastiche cangianti, cover dell’iphone in disuso, reti colorate, pellicole di pvc, che grazie all’estro creativo dei giovani artisti è stato trasformato in abiti indossabili per la sfilata che parlano un linguaggio eterogeneo con soluzioni geniali: maschere tribali, frange maxi, abiti dal gusto pop, trecce plastiche, odalische di setola e reti per abiti a sirena.

Anche le modelle in passerella saranno studentesse del corso di fashion design, preparate dalla frequentazione di un workshop, un lavoro multidisciplinare dove i ragazzi sono stati istruiti anche alla cura dell’immagine, valorizzando tutti quegli aspetti che possano aiutarli ad avere un approccio pratico nel mondo del lavoro. «E’ bello vedere come in un tempo così ridotto i nostri ragazzi siano riusciti ad ottenere un risultato eccellente – ha orgogliosamente dichiarato la professoressa Piergallini – e a realizzare un evento straordinario e così sorprendente. Si sta andando verso la “fashion revolution” – continua – nei termini della sostenibilità e del riuso, ricca di creatività e intelligenza, e sono molto fiera di loro».

@Plastic Fashion Remix_Workshop Prof.ssa Rossella Piergallini e studenti

L’evento vuole rimarcare l’importanza della sostenibilità come tema di attualità, le si da concretezza e si approfondisce lo studio nell’ambito della progettazione e del design. In questo modo si sorpassa l’idea che si progetta per l’industria e la grande produzione, che ha il consumo quale punto terminale, e si cede il passo alla progettazione che ha come principio e punto di partenza la rigenerazione, il riuso dell’economia delle risorse, perché solo rigenerando e dando nuovo senso a quello che già ci appartiene possiamo sperare nella preservazione del pianeta, futuro delle nuove generazioni.

«Per far ciò occorre fare rete tra le istituzioni, l’Accademia ed il mondo del design – ha sottolineato Rosa Amorevole, Presidente di Quartiere Santo Stefano – facilitando in questo modo la possibilità di presentare dei progetti che altrimenti non avrebbero modo di realizzarsi e creando sinergie tali da riuscire anche a valorizzare i singoli partecipanti quando si incontra la creatività».

Plastic Remix fa sfilare in passerella un messaggio vitale: riciclare deve diventare di moda per il futuro del nostro ecosistema.

L’evento sarà accompagnato da una mostra fotografica sul riuso ospitata all’interno dei sei brands e da uno spettacolo musicale offerto dal gruppo Riciclato Circo Musicale che ha la particolarità di fare musica con strumenti interamente costruiti con materiali di recupero e di uso comune.

“Everyday Design”, presentazione a Ravenna

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Il 14 dicembre la libreria Scatti Sparsi di Ravenna ospiterà la presentazione di Everyday Design, libro che raccoglie tutte le uscite a firma di Roberto Ossani – designer grafico e docente di Design della comunicazione – uscite su Gagarin dal 2010 fino ad oggi. Il libro va alla ricerca dei designer nascosti, e delle storie – inaspettate, spesso avventurose, divertenti o anche poetiche – che si celano dietro agli umili oggetti della nostra vita quotidiana. La penna stilografica, per esempio, si deve a Luis Edson Watermann, un agente assicurativo che – alla fine dell’800 – perse un contratto per via di una macchia di inchiostro sulla polizza. Il cliente era superstizioso, e si rifiutò di firmare. Da allora Watermann si dedicò al perfezionamento delle cosiddette pre-stilografiche, e la ditta Watermann ancora oggi è un colosso del settore. Oppure la matita, un oggetto concepito quando in Inghilterra si scoprì una miniera di grafite pura. Correva il XVI secolo e sarebbero dovuti trascorrere ben 200 anni perché qualcuno pensasse al suo ideale complemento, il temperino… E ancora: forbici, puntina da disegno, pluriball, mouse, mattoncini Lego, spilla da balia, cerotto, portauova e tanti altri oggetti. Tante storie, aneddoti, curiosità, per concludere che gli invisibili oggetti della nostra vita quotidiana sono in realtà meravigliosi, umili capolavori di intelligenza e creatività.

Roberto Ossani converserà con Paolo Martini della redazione di Gagarin.

 

Everyday design, sabato 14 dicembre, Ravenna, Libreria Scatti Sparsi Store, Via Sant’Agata 8, ore 18. Info: 393 9777780

“Zavattini oltre i confini” a Palazzo da Mosto

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Era il 13 ottobre 1989 quando l’Italia e l’Europa intera si raccolsero in un silenzioso omaggio per la scomparsa di uno dei personaggi più eclettici della cultura italiana, Cesare Zavattini. Oggi sono passati trent’anni da quel giorno ed è giunto il momento di ripercorrere le tappe della sua esistenza e della sua importanza per la nostra cultura. Ad assumersi questo incarico è la mostra “Zavattini oltre i confini“, a cura di Alberto Ferraboschi e allestita presso il Palazzo da Mosto di Reggio Emilia dal 14 dicembre all’1 marzo. 

Un personaggio a tutto tondo: uomo di cinema, scrittore, fumettista, personaggio dal forte impegno politico. Nonostante i numerosi studi ed approfondimenti condotti in Italia e in Europa sulla sua persona, il suo ruolo di mediatore e promotore della cultura italiana all’estero è stato un po’ messo da parte: per questo motivo la mostra si pone come obiettivo principale quello di portare alla luce e raccontare anche questo aspetto. In questa veste, il ruolo di Zavattini è stato davvero cruciale per portare non solo in Europa ma anche nel panorama internazionale, allora dilaniato dal clima della Guerra Fredda e delle contrapposizioni ideologiche, la cultura italiana del secondo Novecento e il neorealismo. Questo è stato possibile grazie alla sua grande disponibilità nel partecipare a convegni, congressi, conferenze, corsi di formazione nei paesi decolonizzati o in via di sviluppo, e nel collaborare con riviste e a co-produzioni cinematografiche.

La mostra si propone così di indagare l’attività svolta da Zavattini nei diversi ambiti artistici, contestualizzati nelle varie aree geografiche, e di approfondire alcune tematiche, quali il viaggio e la pace, e alcune vicende che lo hanno portato a intessere importanti rapporti con lo scrittore latino-americano Garcia Marquez e con gli ambienti cosmopoliti ebraici. Per farlo, l’esposizione si avvale di una collezione di carte originali, dattiloscritte e manoscritte, annotazioni autografe, oggetti, video, manifesti e libri che testimoniano le sue innumerevoli attività. Saranno inoltre in mostra alcuni dei suoi inseparabili oggetti, come la macchina da scrivere, il basco, la borsa da viaggio e i 150 quadri provenienti dalla Pinacoteca di Brera di Milano, facenti parte della sua celebre collezione di 8X10 raccolta nel corso degli incontri con alcuni tra i più importanti artisti del Novecento, quali Antonio Ligabue, Alberto Burri, Renato Guttuso, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Bruno Munari, Diego Rivera, Fortunato Depero, Michelangelo Pistoletto, Mimmo Rotella. Una sala sarà anche dedicata agli scatti inediti di Gianni Berengo Gardin, realizzati in occasione del lavoro che ripropone la “Luzzara” di Cesare Zavattini nel libro fotografico “Un Paese vent’anni dopo”.

In vista della chiusura della mostra, sabato 29 febbraio presso l’aula magna dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia avrà luogo un convegno incentrato sulla dimensione internazionale di Zavattini.

Dal 14 dicembre all’1 marzo, Zavattini oltre i confini, Palazzo da Mosto Reggio Emilia – info: palazzomagnani.it

I weekend natalizi di Cesenatico tra eventi e mercatini

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Illuminata dalle luci dell’Albero di Natale, resa magica dall’atmosfera del Presepe galleggiante della Marineria e resa gioiosa alle luminarie del centro storico e di Piazza Costa, la città di Cesenatico si accinge ad accogliere un weekend ricco di eventi.

Le attività cominciano sabato 14 dicembre alle ore 16.30 presso il Museo della Marineria, dove i bambini e le loro famiglie sono invitati all’incontro di narrazione e al laboratorio didattico “Nella barca di Babbo Natale”, in compagnia della scrittrice Elisa Mazzoli. nella stessa giornata – e anche in quella seguente di domenica 15 dicembre – sarà possibile anche visitare le mostre “Luciano Nanni fotografo. Sguardi oltre la bottega” al Museo della Marineria, “Nel mattino che par sera. Immagini, carte, libri di Marino Moretti crepuscolare” a Casa Moretti e “Vexilla Regis. Pareci, vele e fondi di magazzino di Berico” in Galleria Comunale Leonardo Da Vinci.

Il pomeriggio di domenica 15 si apre invece alle 15.30 sul Porto Canale dove viene rinnovato l’appuntamento con i “carrozzoni” circensi di Cardinali Eventi che sembrano usciti da un libro delle fiabe o da un film di Fellini. Alle 16 al Museo della Marineria continua la rassegna “Musica al Museo”: per l’occasione il duo composto da Piero e Lucia Raffaelli si esibirà nello spettacolo musicale “Viaggi musicali, letterari e per immagini nell’America fra ‘800 e ‘900”. Si continua alle 17 al Teatro Comunale, dove viene inaugurata la rassegna “Cesenatico Classica” con il concerto in Do maggiore del Quintetto d’Archi Schubert. Infine, domenica 15 è la prima di una serie di domeniche di appuntamenti con “Rilegno Ludobus”, la ludoteca itinerante con gli antichi giochi in legno riutilizzato, appartenenti a varie culture e a varie epoche in Piazza Pisacane. Rilegno tornerà anche il 22 e il 29 dicembre e il 5 gennaio, sempre dalle 15 alle 17.30.

Passeggiando tra il Presepe galleggiante e quello delle Conserve, si incontreranno anche le bancarelle del mercatino di Natale, posizionate lungo il porto canale, e del Mercatino dei Creativi nelle vie del centro. Un’occasione per acquistare regali di Natale unici.

Sabato 14 e domenica 15 dicembre, Cesenatico – info: cesenatico.it

Libri in mostra a Palazzo Rasponi delle Teste

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La letteratura non è fatta solamente di parole, ma anche di contenitori dediti a raccoglierle e come le lettere che contengono anche i volumi e i libri sono delle vere e proprie opere d’arte. Proprio a loro sono dedicate due mostre dal titolo “Libri mai mai visti” e “La biblioteca immaginaria di Rabelais” che saranno aperte al pubblico da sabato 14 diembre fino al 19 gennaio presso il Palazzo Rasponi delle Teste di Ravenna.

Libri mai mai visti” è ormai una mostra-istituzione, perché la sua prima edizione risale al 1995 quando nella cittadina di Russi venne lanciato il concorso per libri manufatti mai editi o esposti in pubblico. Da allora la mostra ha sempre incontrato il gusto del grande pubblico, presentando anno dopo anno opere mai banali e dando rilievo a concorrenti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno il concorso giunge alla sua XXII edizione e si sposta a Ravenna dove sabato 14 dicembre alle ore 15.30 si terrà la premiazione e l’inaugurazione dell’esposizione che si comporrà di nuovi libri-opere realizzati da creativi maestri artigiani del libro con le quali hanno deciso di dare libero sfogo alla loro fantasia ed ispirazione.

Allo stesso tempo e nello stesso luogo, ovvero Palazzo Rasponi delle Teste, verrà inaugurata anche la mostra “La biblioteca immaginaria di Rabelais (libri oggetto immaginati nel ‘500 e realizzati oggi)”: un’esposizione di libri manufatti ispirati ai titoli rabelesiani.

Dal 14 dicembre al 19 gennaio, mostre “Libri mai mai visti” e “La biblioteca immaginaria di Rabelais”, Palazzo Rasponi delle Teste Ravenna – info: vaca.it

#COMEDIVENTI, il festival di Diagonal Loft Club

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Lucifour M

Da venerdì 13 a domenica 15 dicembre torna al Diagonal Loft Club di Forlì il festival #COMEDIVENTI che raggiunge quest’anno la sua quinta edizione, sempre all’insegna di proposte local d’esportazioni e novità.

Si comincia venerdì 13 dicembre alle ore 18 con il panel “Aspetti legali nel live e nella discografia”, un momento formativo condotto da Andrea Marco Ricci ed Emanuela Russo che affronterà le tematiche dell’attività live, tra aspetti fiscali e previdenziali, la Siae e le altre società di gestione dei diritti, nonché la pirateria musicale, e dell’attività discografica, incentrandosi sui diritti degli artisti interpreti ed esecutori, sui rapporti con il produttore fonografico, sulle autoproduzioni e sulla distribuzione digitale. La giornata prosegue con il djset di Hazina, producer elettronica di Forlì che, dopo essersi fatta conoscere come Petit Singe, oggi è conosciuta come Tadleeh e ha debuttato per la nuova label berlinese Yegorka. Sabato 14 dicembre si continua con “Confidential Files”, il djset tra techno, IDM, bass e ritmi tribali di Bangutot, punto di riferimento italiano della scena clubbing europea.

Domenica 15 dicembre sarà invece una giornata particolarmente densa. #COMEDIVENTI ospiterà per la prima volta dal vivo in Italia i Lucifour M, formati da Michele Ducci, Mattia Dallara e Marco Frattini. Il trio ha esordito in autunno con l’ep Uno, composto da un’intro e cinque tracce melodiche, fatte di armonie e drumming dove il pop psichedelico di Ariel Pink si scontra con l’R&B di Anderson Paak. Inoltre, nella stessa giornata è in programma il live set di Doansai, produttore romagnolo che ha introdotto il chill-wave nell’immaginario lirico e visuale della Riviera, mescolando l’elettronica pop con le soundtrack dei telefilm anni Ottanta, le suggestioni italo e i momenti anni Novanta. A chiudere il Festival sarà Piero Merola di Kalporz, che proporrà un mix tra urban, nu-soul e il suono niggah dell’America contemporanea.

Dal 13 al 15 dicembre, #COMEDIVENTI, Diagonal Loft Club Forlì – info: www.diagonaloftclub.it, info@diagonaloftclub.it

L’Haiku Festival tra Area Sismica e Teatro Guattari

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Haiku è una parola giapponese nata per indicare in generale eventi molteplici che si concentrano in tempi ristretti, ma che fa in particolare riferimento a tipo di componimento poetico estremamente breve, composto da un massimo di tre versi. L’Haiku Festival organizzato da Masque Teatro presso l’Area Sismica e il Teatro Félix Guattari di Forlì si ispira proprio a questo aspetto della cultura giapponese nel dare vita a due giornate di musica e poesia.

Si parte sabato 14 dicembre presso il Teatro Félix Guattari con Pietro Babina che porta in scena “Macello”, un lavoro che trae ispirazione dalla collezione di poesie omonima del poeta Ivano Ferrari, ex lavoratore del macello comunale di Mantova che ha scoperto nella pratica poetica una possibilità di attraversamento di luoghi e immaginari terrificanti. Sul palco, Pietro Babina tiene una sorta di concerto per voce sola che fa riflettere il pubblico sulla presenta inquietante di questi luoghi di sterminio che ancora vivono nella nostra società e nelle nostre città, accettati come la normalità delle cose, quando in realtà altro non rappresentato che una produzione meccanica di morte. Alle ore 22.15 segue il concerto “Pianoforte Solo” del compositore, pianista e tastierista Craig Taborn, considerato uno dei nomi di spicco del panorama jazzistico e musicale in generale. Il suo eclettismo gli permette di portare avanti contemporaneamente diversi progetti: attualmente è infatti membro del Chris Potter’s Underground, del Roscoe Mitchell’s Note Factory and Quintet, del Tim Berne’s Hard Cell and Science Friction ensembles, del Drew Gress’ 7 Black Butterflies, del Gerald Cleaver’s Uncle June, del Farmer’s by Nature con William Parker e Cleaver, Anker/Taborn/Cleaver, del David Binney’s Welcome to Life band and Quartet e del Susie Ibarra’s trio.

La giornata di domenica 15 dicembre inizia alle ore 18 all’area Sismica dove Masque teatro presenta Luce, una performance per Tesla Coil e CO2, con l’attrice e performer Eleonora Sedioli. La protagonista duetta con due Tesla Coil, costruite dall’ingegnere Lorenzo Bazzocchi seguendo fedelmente le linee di progetto originali del grande scienziato serbo-americano Nikola Tesla. Segue alle ore 18.30 il concerto del trio The Last Dream of the Morning composto da John Butcher (sassofoni), John Edwards (contrabbasso) e Mark Sanders (batteria). Si tratta di tre figure chiave della musica contemporanea: Butcher è un polisassofonista, pilastro della scena jazz attuale, da anni impegnato nell’esercizio di una sperimentazione estremamente originale, votata all’improvvisazione. Caratteristica che condivide con John Edwards, la cui gamma di tecniche e la sconfinata immaginazione musicale hanno ridefinito la possibilità del contrabbasso, e con Mark Sanders, percussionista sperimentale, sempre alla ricerca di nuove possibilità sonore e figura chiave della libera improvvisazione europea.

Sabato 14 e domenica 5 dicembre, Haiku Festival, Teatro Felix Guattari e Area Sismica Forlì – Info: 393.9707741, masque@masque.it, masque.it / Tel +39 346 4104884, 
info@areasismica.it, areasismica.it

Caravan Maschera Teatro alla Casa del Teatro

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Risale al 2010 la fondazione della compagnia brasiliana Caravan Maschera Teatro che si pone come obiettivo quello di portare in giro per il mondo quelle particolari forme teatrali legate all’uso delle immagini e all’elemento visivo inteso come forma di comunicazione. La Compagnia arriva anche in Romagna con due date e due spettacoli, sabato 14 e domenica 15 dicembre, che si terranno presso la Casa del Teatro di Faenza.

Sabato 14 dicembre alle ore 21 andrà in scena Vidas Secas, uno spettacolo di teatro d’immagine che narra la storia di una famiglia costretta a vagare per il Sertão brasiliano a causa di una terribile siccità che la costringe ad andare alla ricerca di condizioni di vita migliori. Lo spettacolo nasce dal testo letterario di Graciliano Ramos le cui parole lasciano il posto all’espressione di marionette e maschere in una versione teatrale rivisitata.

Domenica 15 dicembre alle ore 16 sarà invece protagonista del palcoscenico il teatro di burattini per ragazzi dal titolo Tiringuito, Luisa e la morte. Ispirandosi ai personaggi della Commedia dell’Arte, alla Guarattella napoletana e ai Mamulengos del Brasile, lo spettacolo narra la storia di un timido ma vivace servo di nome Tiringuito, innamoratosi della bella Luisa. Visto il suo carattere irriverente e anche un po’ ribelle, non gli manca certo il coraggio di chiederla in sposa, se non fosse per l’arrivo della Morte, giunta per portarlo via con sé. La storia di un antieroe per eccellenza che grazie alla sua gioia, vitalità e spirito coraggioso fronteggia ogni tipo di nemico, compresa la Morte.

Sabato 14 e domenica 15 dicembre, Caravan Maschera Teatro, Casa del Teatro Faenza – info: teatroduemondi.it/casa-del-teatro/

Funk Shui Project & Davide Shorty feat. Johnny Marsiglia live al Bronson

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Groove, flow, hip hop, funk, l’amore per la musica e una potenza notevole. Dopo un tour estivo di grande successo, Funk Shui Project & Davide Shorty tornano a calcare i palchi dello Stivale per presentare il loro nuovo disco, “La Soluzione”, insieme al rapper Johnny Marsiglia. L’appuntamento è per sabato 14 dicembre, alle 21.30, sul palco del Bronson di Ravenna.

Funk Shui Project è un collettivo di musicisti e produttori torinesi attivo dal 2008 che vanta diverse collaborazioni, da Kiave in “Andare via”, il primo lavoro, a Willie Peyote nel disco omonimo del 2014. “In The Loft” è, invece, il progetto audio-video, tra neo soul e hip hop, che ha portato il gruppo a collaborare con diverse realtà autoctone e non, creando inediti arrangiati sul momento e registrati in presa diretta. L’idea di lavorare con Davide Shorty prende forma nel 2018 e porta alla nascita dell’album “Terapia di Gruppo”. L’attuale formazione è composta dal bassista-fondatore Alex “Jeremy”, il beatmaker Natty Dub, il chitarrista Daniele Fiaschi e Joe Allotta alla batteria.

Shorty è un cantautore, beat maker e rapper palermitano, noto per la capacità di far coesistere un’incredibile voce soul con sonorità più innovative. Nel 2010 si trasferisce a Londra  e due anni dopo fonda la band Retrospective For Love. “Straniero” è il titolo del suo primo album ufficiale, uscito per una delle etichette indipendenti più famose in Italia, la Macro Beats. Da qui la possibilità di esibirsi su numerosi palchi italiani e di poter collaborare con giganti come Jordan Rakei e Mr Jukes.

Johnny Marsiglia è un rapper, classe 1986, anche lui nato a Palermo. Dopo diverse apparizioni su vari dischi di rapper italiani, nel 2012 esce, per Unlimited Struggle “Orgoglio”, secondo disco del rapper palermitano, prodotto da Big Joe. Nel 2014 è la volta di “Fantastica Illusione” e, dopo un’assenza discretamente lunga, nel 2018 arriva “Memory”, il disco che segna anche il passaggio di Johnny Marsiglia e Big Joe nel roster dell’etichetta Sto Records.

“La soluzione”, il nuovo progetto discografico di Funk Shui Project e Davide Shorty, punta su tematiche e mood molto differenti tra loro: amore, ironia, le difficoltà nel fare musica oggi, le preoccupazioni verso un futuro incerto e, soprattutto, le soluzioni.

Funk Shui Project & Davide Shorty feat. Johnny Marsiglia live, sabato 14 dicembre, ore 21.30, Bronson, Ravenna, via Cella 50, Madonna dell’Albero. Per info:  333 2097141, www.bronsonproduzioni.com

Paolo Benedettini Trio live al Camera Jazz & Music Club di Bologna

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Continuano le serate all’insegna del grande jazz al Camera Jazz & Music Club di Bolognail 13 e il 14 dicembre si esibirà live il Paolo Benedettini Trio.

Pisano, classe 1977, Benedettini si avvicina da molto piccolo alla chitarra per poi passare al contrabbasso a diciannove anni. Frequenta molti seminari tenuti da Furio Di Castri, Buster Williams, Barry Harris, Keter Betts e Wayne Dockery. Nel 1995 si iscrive al D.A.M.S. di Bologna, città dove tuttora risiede; qui ha la possibilità di collaborare con importanti jazzisti, tra cui Jimmy Cobb, Curtis Fuller, Benny Golson, Eddie Henderson, George Cables, Eliot Zigmund, Keith Copeland, Jack Walrath, David Liebman, Steve Gut, Bud Shank, Steve Grossman, Ronnie Mathews, Harold Mabern, Joe Farnsworth , Eric Reed, Jesse Davis, Jimmy Lovelace, Gianni Basso, Piero Odorici, Marco Tamburini, Eric Alexander, Tom Kirkpatrick. Nel 2000 entra a far parte del trio del batterista Bobby Durham, con Massimo Faraò al piano, che gli dà l’opportunità di lavorare con Archie Shepp, Hal Singer, Grant Stewart, Shawnn Monteiro e Irio De Paula.

Sul palco del Camera Jazz & Music Club, l’artista sarà accompagnato da due grandi musicisti e amici: Nico Menci al pianoforte e Marco Bovi alla chitarra. Un insolito organico chitarra-piano-contrabbasso che tanto inusuale in realtà non è, dato che segue un percorso ben avviato nella cultura musicale afroamericana, partendo da Nat King Cole e Art Tatum.

Paolo Benedettini Trio, venerdì 13 e sabato 14 dicembre, ore 21.45, Camera Jazz & Music Club, Bologna, vicolo Alemagna snc. Per info e prenotazioni: info@camerajazzclub.com, reservations@camerajazzclub.com

 

 

L’Amleto solo di Michele Sinisi al Teatro Testori

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Le opere shakespeariane sono tra le più rilette, riadattate, reinterpretate di tutto il patrimonio letterario. La ragione è semplice: nonostante il passare dei secoli, certe cose non cambiano mai, prima di tutto l’essere umano. Certe inclinazioni, pulsioni, desideri, paure Shakespeare le aveva capite e raccontate troppo bene. Di questi numerosi riadattamenti fa parte anche l’Amleto di e con Michele Sinisi che sarà sul palco del Teatro Testori mercoledì 11 dicembre alle ore 21.

Una riscrittura che trasforma la famosa tragedia in un soliloquio che vede sul palco un uomo solo, Amleto, costretto a rivivere in totale solitudine la sua vita. Polonio, Re Claudio, Ofelia, Laerte, la madre Gertrude e l’attore della compagnia girovaga non ci sono più o forse non ci sono mai stati, ma i fatti gli sono comunque raccontati dal fantasma di un padre dalla presenza talmente ingombrante da apparire reale. Nonostante tutto, davanti a quelle sedie vuote, a quei silenzi indifferenti, Amleto deve prendere una decisione e risolvere l’enigma della sua esistenza e della sua morte.

Un uomo solo sul palco che ci ricorda come nonostante i tutti i consigli, gli aiuti, le innumerevoli facilitazione di cui possiamo godere, quando scegliamo, e quando moriamo, siamo soli davanti a noi stessi.

Mercoledì 11 dicembre, Amleto, Teatro Testori Forlì, ore 21 – info: teatrotestori.it