Home Blog Page 250

Santarcangelo Festival – Slow & Gentle: arte e innovazione

0

Terza e ultima tappa della direzione artistica di Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino: il Festival di Santarcangelo alla ricerca di spazi intimi e relazioni insolite porta nello spazio pubblico e in luoghi insoliti del territorio alcune fra le proposte più innovative della scena artistica internazionale.

Slow & gentle: un Festival da vivere «lentamente e delicatamente», allentando la pressione del flusso informativo, la rigidità dei ruoli e dei confini disciplinari grazie alla creazione di spazi intimi e forme di relazione insolite. Tra discipline e poetiche, spettacoli e indagini sulla realtà, riti collettivi e pratiche di cura.

Alcune segnalazioni.

La performance di apertura Dragon, rest your head on the seabed combina la pratica coreografica contemporanea con la tecnica di sei nuotatrici sincronizzate in un immaginario fantascientifico: «Dopo un sirenetto nel 2017, un unicorno nel 2018, un drago marino chiude un triennio dedicato anche alla fantasia e al gioco: l’incontro con queste creature permette di aprire mondi altri, con umorismo e grazia». 

Kristina Norman (Estonia) ha realizzato una video/performance sulla figura delle badanti: Lighter Than Woman unisce proiezioni e interventi dal vivo, intrecciando una narrazione toccante e inaspettata, che celebra la tenacia dello spirito umano. 

Francesca Grilli (Belgio/Italia) in Sparks coinvolge alcuni bambini, ribaltando la relazione di potere tra infanzia e mondo adulto: «Cosa accade se ci mettiamo nelle loro mani, se gli affidiamo la facoltà di prevedere il futuro? In questa performance i piccoli oracoli, portatori di una conoscenza mistica, detentori di poteri magici, offrono un’esperienza unica ad adulti curiosi e coraggiosi».

Lo Sferisterio, grande anfiteatro naturale e palco urbano, accoglie il lavoro di artisti che hanno re-immaginato i loro progetti proprio per questo spazio. La prima è Cristina Kristal Rizzo con il suo ULTRAS sleeping dances, mentre duplice è l’intervento di mk, compagnia romana guidata dal coreografo e performer Michele Di Stefano: Bermudas e la sua versione espansa Bermudas Forever, nella quale il pubblico è invitato a «prendere parte al loop ipnotico e a restare nella turbolenza», imparando sul momento lo schema coreografico da eseguire.

In un Festival slow & gentle entrano necessariamente in gioco anche cura e catarsi, tanto delle persone quanto dei luoghi che abitano: dal Qi Gong di Elena Giannotti alle pratiche di Valentina Medda, che propone «una performance continuativa concepita per attivare la memoria di un luogo attraverso l’agopuntura, con aghi applicati agli elementi architettonici». 

MACAO, centro per le arti, la cultura e la ricerca di Milano, mette a disposizione una «vasca di deprivazione sensoriale» in cui immergersi per attivare un reset fisico e mentale, preparando corpo e mente ad accogliere l’intensità del Festival.

Save the last dance for me, ideato da Alessandro Sciarroni, è un progetto aperto a tutti coloro che vogliano salvare dall’estinzione l’antica Polka Chinata, danza dalle origini misteriose oggi praticata da solo cinque persone al mondo. 

Kiss di Ilenia Caleo e Silvia Calderoni intende annullare la separazione tra pubblico e privato. Nell’accampamento creato a Santarcangelo ci si bacerà senza sosta, con il pubblico invitato a seguire il processo di creazione, dalle prove quotidiane all’esplosione di baci durante le presentazioni pubbliche: «Dove termina la performance? Dove inizia la realtà?».

E ancora: musica in dimensione unplugged, dj-set, progetti di ragazzi e altri appuntamenti dedicati al territorio. Ci vediamo a Santarcangelo.

5-14 luglio 2019 

SANTARCANGELO FESTIVAL – SLOW & GENTLE

Santarcangelo di Romagna (RN) e territori limitrofi

info: santarcangelofestival.com

“Le parole e il mare”, storie e racconti dal Mar Mediterraneo

0

Si sono fatti attendere su quel palco costruito appositamente con lo sfondo del neo-nato museo di Classis, ma in effetti ne è valsa la pena. Lino Guanciale, Marco Morandi e Alessandro Vanoli hanno fatto la loro comparsa quasi contemporaneamente e per un’ora e mezza circa hanno offerto al pubblico uno spettacolo allo stesso tempo divertente e riflessivo, comico e profondo.

Un’interessante e approfondita ricerca etimologica, condita di improvvisazione e sketch comici, che ha come protagonista principale il Mar Mediterraneo e tutti i suoi porti, quello greco di Atene, quello di Tunisi e quello di Palermo. Tre luoghi apparentemente lontani ma in realtà estremamente vicini e niente come la lingua e le parole sono in grado di testimoniarlo a partire dalle loro origini e radici fino alle loro ultime evoluzioni. Questi porti incrociano sul palco le storie di personaggi del passato, tra storici e filosofi, scrittori e musicisti che, nel fornire una loro visione di mondo, ci mostrano quanto le differenze e i confini siano in realtà pure convenzioni.

In uno spettacolo dove la parola e la lingua fanno da protagoniste, non può mancare una ricerca linguistica sui dialetti, dal siciliano al romano, testimoniando la varietà dei suoni e degli accenti della nostra terra fino alla loro forma più sublime raggiunta nelle canzoni cantate da Marco Morandi. Quando però le parole scompaiono e resta solo la musica, la vanità dei confini si fa ancora più evidente.

Non c’è da stupirsi, dice Lino Guanciale, se oggi milioni di persone salgono su un barcone per oltrepassare quel grande mare che è il Mediterraneo e arrivare fino alle nostre coste: non è una novità, si è sempre fatto. Il Mar Mediterraneo è sempre stato un luogo di attraversamento, di contaminazione, di incontro. Da prima dei Romani le onde di “barbari” giungevano sulle nostre terre e qui cambiavano nome e diventavano parte della cosiddetta civiltà. I barbari, in fondo, siamo noi e loro insieme.

Lino Guanciale, Marco Morandi e Alessandro Vanoli fanno riflettere il pubblico, tra risate e commozione, su uno dei temi più caldi della nostra contemporaneità, con alle spalle il mosaico di un mare che brilla e che conduce all’interno del museo di Classe dove effettivamente si conserva la storia e il ricordo di un passato comune che, oggi più che mai, è necessario riportare alla luce per vincere i sentimenti di razzismo e paura del diverso.

Le parole e il mare, Ravenna Festival, 24 giugno

Strade Blu – folk e dintorni torna al Museo Carlo Zauli

0

Diventato ormai un appuntamento estivo imprescindibile, Strade Blu – Folk & dintorni torna anche quest’anno a partire dall’1 luglio ad animare le serate in Romagna.

Dopo 18 anni di eventi, il Festival è ormai diventato un’istituzione de territorio e una garanzia di qualità. Anche Strade Blu, come molti eventi estivi di quest’anno, non manca di proporre il suo omaggio ai 50 anni dell’allunaggio accostando il proprio nome al sottotitolo “La luna del raccolto”.

Il programma di questa nuova edizione si sviluppa per tutti i mesi estivi fino a settembre e si conferma come appuntamento ideale a metà strada tra tradizione e innovazione, proponendo al pubblico tutte le sfumature del blues, del rock, del folk e della soundtrack, senza dimenticare le grandi opere dei cantautori. Così come non discrimina nessun tipo di musica, così non discrimina i luoghi volti ad ospitarla: in effetti si tratta per la maggior parte di nuovi posti tutti da scoprire che escono dal circuito tradizionale della musica dal vivo.

Il primo appuntamento di Strade Blu si terrà l’1 luglio alle ore 21.30 al Museo Carlo Zauli di Faenza in compagnia del cantautore inglese Ben Ottewell, fondatore e cantante dei Gomez. Per l’occasione, Ottewell si esibisce in solo chitarra e voce in una performance che esalta le sue qualità vocali di baritono e il suo virtuosismo ritmico alle sei corde. La serata si presta anche come occasione per presentare parte del suo ultimo lavoro “A Man Apart”, oltre che riproporre al pubblico alcuni dei pezzi unici dei Gomez.

I prossimi appuntamenti vedono come protagonisti Xilorius White, sempre al Museo Carlo Zauli (9 luglio),Vanessa Petters in Piazza Matteotti a Massa Lombarda (12 luglio), Antonio Gramentieri, Pippo Guarnera e Vince Vallicelli in Piazza Nenni a Faenza (20 luglio), seguiti nella stessa location dalla Davide Bromberg Band (27 luglio), Ululanti alla luna alla Rocca Conti Guidi di Modigliana (29 luglio), Shilpa Ray a Il Bosco di Fusignano (3 agosto), Nune Below Zero in Piazza Matteotti a Modigliana (11 agosto), The Indians nel Giardino della Biblioteca di Alfonsine (21 agosto), Ilaria Graziana & Francesco Forni nella Piazzetta della Misura di Forlì (23 agosto). Il Festival si chiude a settembre, in data ancora da definire, con il concerto di Theo Teardo presso il Compresso San Giacomo di Forlì.

Il Festival è realizzato grazie all’imprescindibile sostegno della Regione Emilia-Romagna e delle Amministrazioni Locali coinvolte.

Dall’1 luglio, Strade Blu, luoghi vari della Romagna – info: info@stradeblu.org

TUTTO INTORNO, COPELAND Esploratore

0

Le rughe di espressione del rock, si sa, sono a forma di pentagramma. Segnali che un certo linguaggio continua a diventare più vecchio e saggio, o magari soltanto adulto. E che nel farlo muta, ripone il giovanile ardore e prende le sembianze del proprio pubblico, più adulto anche quello, sperimentando nuove forme di dialogo con la tradizione e la classicità. Copeland con l’orchestra, dunque: colonne sonore e un breve sguardo agli anni del pop.

Dei tre Police, Copeland è stato da subito quello un po’ più scomodo nel formato rockstar. Sincronizzato con i suoni del mondo, da subito, da subito con un’idea di virtuosismo che fosse anzitutto un riuscire a dare la direzione ai progetti, anche da dietro la batteria. New Directions in Music, a modo suo. Le stesse mai troppo ben digerite dal sodale Sting, anche durante la lucrosa reunion di qualche anno fa. Gli scazzi fra i due sono materiale leggendario nell’aneddotica del rock, e gli anni paiono non avere smorzato gli antichi dissapori.

Del resto: Sting, basta la parola. Ognuno matura e si imborghesisce come preferisce, ci mancherebbe, ma dall’orchestra ci passano tutti, prima o poi.

Stavolta ci passa Copeland, nemmeno per la prima volta. Lui è un curioso per natura, torrenziale, uno che non ha mai negato le sue bacchette a nessun progetto curioso e stimolante, dalla Taranta al rock progressivo.

Ravenna Festival dal canto suo è sempre attento a includere anche ciò che resta del rock all’interno del proprio dialogo intorno a nuove e antiche classicità (a memoria, bastano anche solo Dylan / Lou Reed / David Byrne). Qui ospita un uomo del ritmo che ha saputo anche scrivere colonne sonore per il cinema, da Francis Ford Coppola a Oliver Stone, passando anche per la televisione. E che qui le rivisita con il progetto Lights Up The Orchestra, con l’appoggio e il sostegno di Troy Miller agli arrangiamenti e alla direzione, e dell’Orchestra Luigi Cherubini. Nelle date primaverili Copeland suonava elegantissimo, ma con la fascia di spugna in testa, come negli anni ruggenti. Respect.

29 giugno, STEWART COPELAND, TROY MILLER, ORCHESTRA GIOVANILE LUIGI CHERUBINI, Ravenna, Pala De André, viale Europa 1, ore 21 – Info: 0544 249244, ravennafestival.org

Suoni d’Irlanda a Forlì con il concerto degli Etilisti Noti

0

Suoni tipici della tradizione musicale irlandese allieteranno il venerdì sera forlivese. Sul palco di Piazzetta della Misura saliranno, infatti, gli Etilisti Noti che proporranno lo spettacolo musicale “Rovra”, un viaggio alla scoperta delle radici musicali più antiche dell’Irlanda.

Il trio acoustic folk, nato a Forlì nel 2012 e formato da Arlo Zenzani (violino), Filippo Barucci (chitarra acustica) e Annalisa Licata (voce), torna ad esibirsi nella propria città dopo il successo di pubblico ottenuto circa un anno fa al Naima, in occasione della presentazione del primo disco.

Per raccontare al meglio il progetto “Rovra”, la band sarà accompagnata, per l’occasione, da Marco Ciancaglini, Lavinia Lotti, Laura Zecchini alle parti corali, Nicola Pazzi al basso, Manuel Giovannetti alla batteria e Louis Vasquez ai flauti.

Si potrà assistere ad un concerto curato in ogni minimo aspetto, con sonorità incalzanti tipiche dei protagonisti dell’Irish folk: pirati e viandanti, ribelli ed entusiasti. Non sarà difficile lasciarsi trasportare da queste ballate ritrovandosi altrove, tra le immense distese verdi dell’isola, tra i villaggi in festa e i numerosi greggi, in un suggestivo turbinio di suoni e colori.

Durante la serata verranno proposti anche alcuni brani del cantautorato italiano che hanno fatto la storia della nostra tradizione popolare.

Etilisti Noti in concerto, venerdì 28 giugno, ore 21, Forlì, Piazzetta della Misura. Per info: www.facebook.com/Etilisti-Noti-730612240297815

A Bologna torna LYRICO, il festival del Teatro Comunale

0

Al via, a Bologna, la seconda edizione di LYRICO – voce, corpo, espressione, il festival del Teatro Comunale dedicato alle diverse forme dei linguaggi dell’arte. Tantissimi gli eventi che animeranno La Terrazza e il Foyer Rossini del teatro, la Sala Bibiena e Piazza Verdi. Proprio in quest’ultima, durante il mese di luglio, si alterneranno dieci spettacoli che vedranno protagonisti, tra gli altri,  l’Orchestra e il Coro del Comunale con i Carmina Burana di Orff, il celebre percussionista Trilok Gurtu, l’attrice Violante Placido e la cantautrice Erica Mou con un omaggio alle liriche di Alda Merini, e Cristiano “Kris” Buzzi e il Piero Odorici Quartet con il progetto Bologna Jazz/Hip-Hop project, dove musicisti e danzatori si confronteranno con l’improvvisazione come mezzo di espressione.

Nella Terrazza, invece, da giugno a settembre, ci sarà spazio per l’opera, il jazz, ma anche per il pop d’autore e la world music; si esibiranno tre diversi quartetti: il Molossos String Quartet, un quartetto d’archi che ripensa la musica attraverso l’improvvisazione collettiva su strutture tipiche del jazz, il Mestizo Sax Quartet, tra musica classica e pop e il Fawda, che unisce sonorità etniche e jazz. Il 4 luglio si potrà assistere alla prima esibizione della nuova Orchestra della Scuola dell’Opera del Teatro Comunale, il progetto di formazione di giovani musicisti che vogliono intraprendere la carriera di professore d’orchestra. Ancora jazz, poi, con Irene Robbins (5 luglio) e Chiara Pancaldi (18 luglio), per poi riprendere a settembre con i concerti di Emma Morton & the Graces, Trio Insolito, Andrea GrossiLisa Manara Quartet.

In Sala Bibiena (dal 22 al 26 luglio), infine, verrà proposta “La Traviata” di Giuseppe Verdi, realizzata dal Comunale grazie ad un’idea nata da Andrea Bernard, Alberto Beltrame e Elena Beccaro; protagonisti sul palco Luisa Tambaro nel ruolo della protagonista Violetta Valéry, Francesco Castoro nella parte di Alfredo Germont, Angelo Veccia in quella di Giorgio Germont, Aloisa Aisemberg come Flora Bervoix e María Caballero nei panni di Annina.

Tutti gli eventi in Piazza Verdi e sulla Terrazza saranno ad ingresso libero e gratuito.

Lyrico Festival 2019 si svolge nell’ambito di Bologna Estate 2019, il cartellone estivo promosso e coordinato dal Comune di Bologna.

Dal 25 giugno al 20 settembre, Bologna. Per info e programmazione completa: www.tcbo.it

 

 

 

 

 

RICCO CARTELLONE DI SERATE AL BAGNO VENEZIA DI CESENATICO

0

Anche gli stabilimenti balneari del cesenate, da qualche tempo, si vanno impegnando per offrire ai clienti la spiaggia ‘h24’. Come nell’area marina di Ravenna e Rimini, ben cresciute nei servizi del benessere e divertimento, migliora di stagione in stagione la programmazione estiva di Cesenatico sia nelle iniziative dell’Ente pubblico sia nelle proposte degli operatori privati.

Così, pure per celebrare le 110 Estati Insieme, il Bagno Venezia 56 ha organizzato “Il Giardino Musicale”, un ricco cartellone di appuntamenti serali fino al 7 settembre 2019. “In questa seconda edizione -spiega il direttore artistico M° Karsten Braghittoni, apprezzato flautista- ogni settimana sia la suggestiva location d’ingresso che l’accogliente open lato-mare ospiteranno concerti e suggestioni culturali, tutto accompagnato da curati e sostanziosi aperitivi.” Davvero ce n’è per tutti i gusti: presentazioni di libri, cene-evento a sfondo sociale o etnico, poesia, raduni associativi, dj set tematici e musicisti tra Jazz, Latin Jazz, Swing e Bossanova. “Gli artisti scelti -prosegue Braghittoni, che inoltre collabora con l’Ufficio-Cultura municipale per le ‘Albe Musicali’- sono soprattutto nostrani ma di vasta esperienza, anche internazionale. Con la mia Associazione Culturale Gan Eden, attiva da molti anni in più àmbiti, è stata fatta una selezione attenta per proposte che unissero qualità a piacevolezza.”

Loretta Vincenzi è la titolare della struttura situata molto vicino al Grand Hotel: “L’anno scorso c’è stato un primo programma attraverso il tramonto e, considerato il successo tra nostra clientela e pubblico esterno, ho pensato di riproporlo ampliandolo. La novità sta nella rassegna “Un libro nel giardino”, in cui gli autori dialogheranno con tutti nella forma originale del reading teatrale, in cui chi vorrà leggerà brani dei testi presentati, farà domande, interagirà attivamente. Tutti gli eventi sono ben preparati, ma ovviamente tengo moltissimo al ‘compleanno’ del Bagno Venezia, quando il 14 agosto festeggeremo le 110 Estati Insieme!”

Prossimo appuntamento, mercoledì 26 giugno con la lettura “Non sono dove mi vedi”. Il libro sarà presentato dalle scrittrici-performers Giorgia Monti e Serena Piccoli con ‘un viaggio di poesia, allegria, riflessione, jazz ed ironia’ assieme al Trio Imperfetto. Spettacolo a tutto tondo, quindi, in un gran bel giardino.

Il resto del programma è consultabile sul sito www.bagnovenezia56.it, su FB: Bagno Venezia e Associazione Culturale Gan Eden e su Instagram: 2Bagno Venezia 56. Le serate-aperitivo, con inizio alle 19,30 circa, hanno ingresso a 15 € (20 € se con champagne) – prenotazioni ed info allo 0547 80252.

Monica Andreucci

 

 

Laboratorio residenziale sull’uso della voce con Ewa Benesz a Ca’ Colmello, sulle colline bolognesi

0
Ewa Benesz - foto di Francesco Cabras

 

Sono aperte fino all’1 luglio le iscrizioni al workshop Le Pratiche Vocali, proposto nell’ambito della rassegna “S.I.A – Sottili Innesti Amorevoli”.

«Le pratiche vocali sorprendono per la semplicità e per il rigore estremo cui costringono l’attenzione di chi canta»: l’attrice polacca Ewa Benesz introduce il workshop residenziale che condurrà dal 17 al 21 luglio alla Casa Laboratorio Ca’ Colmello di Sassoleone, in provincia di Bologna, nell’ambito della settima edizione di S.I.A – Sottili Innesti Amorevoli, preziosa rassegna a cura  dell’associazione Baba Jaga che porta sulle colline bolognesi gli esponenti più interessanti della ricerca artistica italiana e internazionale. 

«Non è solo un esercizio vocale. Un canto non è un prolungamento del pensiero con la voce alta, né la volontà di cercare un’espressione. È la sonorità della respirazione,  la risonanza del suono nel corpo e nello spazio. La voce è incarnata in me. Provo a ritrovare la sorgente della voce, a liberare la respirazione sonora. Provo a riconoscere i posti della risonanza nel corpo. Provo ad imparare che cosa  mi aiuta e che cosa disturba, nel ritrovare la sonorità della voce dentro me e intorno a me, nello spazio. Finché divento  un strumento vivo che genera il suono. Finché divento il suono» continua Ewa Benesz «Le Pratiche Vocali  provengono dalle antiche tradizioni dell’Oriente, del Tibet, dell’India, della Mongolia e del Giappone; dalla ricerca antropologica sul canto sciamanico e dall’esperienza del Teatro Laboratorio di Jerzy Grotowski in Polonia, Wroclaw».

 

Ca’ Colmello

 

Ewa Benesz. Attrice polacca, laureata in Lettere all’Università di Lublino e diplomata in Arte Drammatica a Varsavia. Ha lavorato nell’Instytut Aktora-Teatr Laboratorium diretto da Jerzy Grotowski in Polonia. Nel 1970 ha fondato assieme a tre colleghi della Scuola d’Arte Drammatica di Varsavia lo Studio Teatrale. Negli anni ‘75-‘76 ha insegnato all’Università di Lublino Teoria della Cultura e Storia del Teatro Contemporaneo. Dal 1982 al 1996 ha collaborato con Rena Mirecka nei progetti parateatrali Be here now…Towards, The way to the centre e Now it’s the Flight, realizzati in Europa, America e Israele. Dal ‘97 conduce esperienze parateatrali in varie città e luoghi d’Europa. Collabora con l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, con l’Università degli Studi di Catania, con Ca’ Foscari a Venezia e con l’Università M.C.Sklodowska di Lublino, in Polonia. Vive in una casa tra le montagne in Sardegna, dove sta sviluppando una ricerca pratica ispirata agli antichi testi sanscriti dei Veda.

La Casa Laboratorio Ca’ Colmello si trova in via Gesso 21 a Sassoleone, in provincia di Bologna.

Info e iscrizioni: 349 2826958, 340 7823086, info@babajaga.it, www.babajaga.it.

Tutto Liscio!”a Faenza per Cinema DIVINO

0
Ci vuole molta intelligenza per raccontare, senza scivolare nella caricatura o nel vecchio stereotipo, storie sui romagnoli, gente tanto (ma non sempre bene) conosciuta.
Il regista toscano Igor Maltagliati ci è riuscito realizzando il film “Tutto Liscio!”, piacevole commedia all’italiana sceneggiata da Samuele Sbrighi ed Edoardo Bechis, girata dalle nostre parti con attori soprattutto locali. E se pensiamo a quanto la Romagna ha donato al mondo dello spettacolo, con respiro ben più che folkloristico o territoriale, vengono in mente proprio molti nomi del cast.
Martedì 25 giugno la pellicola sarà proiettata a Casa Spadoni  di Faenza, l’azienda vitivinicola e d’accoglienza , per Cinema DIVINO . La rassegna che porta film selezionati nelle nostre migliori cantine, è giunta felicemente alla 12° edizione con formula invariata: alle 19,30 ritrovo per degustazione-aperitivo, ore 20 visita guidata alle strutture ospitanti, quindi cena con food truck e “buio in sala” alle 21,15.
La pellicola prosegue così il lungo tour di anteprime nostrane aperta, lo scorso aprile, da un eccezionale esordio riminese con 7 sale in tutto esaurito. Il pubblico si è riconosciuto nei luoghi e nei caratteri messi sullo schermo: girato tra Rimini, Santarcangelo e dintorni, il film snocciola una trama briosa ma non scontata pur narrando del gruppo di musica da ballo che dà il titolo. Il liscio, infatti, è giusto un co-protagonista neanche troppo invadente per lasciare spazio alla vita reale, tra il quotidiano e gli affetti, del fondatore e responsabile della band impersonato dal riminese -di ottima esperienza, perfino internazionale- Piero Maggiò. L’attore ha inoltre curato la produzione col marchio ‘La Famiglia Film’. Sul cartellone, però, appare per primo un altro nome: Maria Grazia Cucinotta, divenuta conterranea ad honorem dichiarando di essersi appassionata al mondo delle danze romagnole proprio recitando qui. E come darle torto: la colonna sonora, con brani sia noti sia appositamente scritti per “Tutto Liscio!”, è firmata da Mirko Casadei -anch’egli bella presenza sullo schermo col ruolo di sé stesso- ed eseguita dalla sua Orchestra sulla scena filmata. Il musicista, tra balere e progetti culturali, porta avanti il lavoro del padre Raoul (il quale recita un delizioso cameo), ovvero la tradizione in note che cresce e si aggiorna senza negare le origini.
Ivano Marescotti, Serena Grandi, Bob Messini, Giuseppe Gacobazzi, Enrico Beruschi i nomi in evidenza, ma nulla degli altri attori è lasciato al caso: tra i molti interpreti del cast solo la giovanissima Emma Benini da Cervia è promettente esordiente; tutti hanno già un curriculum che ben si apprezza sullo schermo. L’unica cesenate nel cast, Giorgia Pagliacci modella, ballerina, cantante e coreografa, ha fatto da tramite nella promozione oltreoceano del film..eh già: a contorno degli eventi legati agli Oscar 2019, “Tutto Liscio!” è stato visto perfino all’Italian Film Festival di Los Angeles, dove si divide l’attrice. Un gran riconoscimento di qualità alla pellicola, che ha comunque meritato il sostegno dell’Emilia-Romagna Film Commission. Riabilitando così l’aggettivo più adatto a definire il film: ruspante cioè autentico, sincero, pulsante e consapevole delle sue radici profonde, perciò originalissimo. Sul red carpet, insomma, c’è stato qualcosa che ha fatto da ambasciatore della romagnolità. L’occasione si ripeterà il prossimo 6 luglio, quando per il festival cinematografico di Taormina torneranno Maltagliati, Maggiò e gli altri per un’altra prestigiosa vetrina.
Le altre visioni locali, in attesa della programmazione regolare della prossima stagione, prevedono per ora l’appuntamento del 10 agosto alla Corte Agostiniani di Rimini. Il calendario aggiornato sulle pagine dedicate FB ed Instagram.

Appuntamento a Casa Spadoni, quindi, in via Granarolo 99 – info 0546 697711

Monica Andreucci

Donne e Industria. Un rapporto complesso in mostra al Museo del Patrimonio industriale di Bologna

0

Continua al Museo del Patrimonio Industriale di Bologna la mostra”Formazione professionale, lavoro femminile e industria a Bologna: 1946- 1970, primo appuntamento di un più ampio progetto dedicato al tema del lavoro, della formazione e della cultura tecnica femminile, nato da una partnership tra il museo bolognese e l’Unione Donne in Italia (UDI), sede di Bologna, con la collaborazione della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), Ufficio per l’Italia e San Marino.

Al centro del percorso vi è il tema dell’istruzione professionale e del lavoro femminile nei contesti industriali, con un focus sul territorio bolognese. Bologna, e l’Emilia-Romagna nel suo complesso, conobbero un’impetuosa espansione industriale negli anni del miracolo economico (1958-1963), della quale anche le donne furono protagoniste. All’importante crescita quantitativa dell’occupazione femminile industriale, non corrispose tuttavia una qualificazione del lavoro delle donne.

L’istruzione professionale divenne così un tema di discussione e azione politica per le associazioni femminili, impegnate a promuovere l’ingresso delle donne in istituti tecnico-industriali come l’Aldini Valeriani per offrire nuove opportunità di lavoro qualificato e una formazione non orientata esclusivamente ai lavori femminili tradizionali.

Le fotografie esposte abbracciano l’arco cronologico compreso tra la seconda metà degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta del Novecento e provengono dagli Archivi fotografici dell’UDI di Bologna, del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna (Fondi Aldini Valeriani e Fototecnica Bolognese) e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (Fondo dello Studio fotografico Villani).

Nella parte iniziale spiccano due nuclei principali: le immagini relative ai corsi di cucito e sartoria, in particolare per ragazze disoccupate, e quelle dell’Istituto Tecnico Industriale Femminile, una nuova scuola afferente all’Aldini Valeriani. Nella seconda parte, dedicata al lavoro in fabbrica, si distinguono alcune serie relative ad ambienti e reparti di aziende storiche bolognesi, come Farmac-Zabban, Weber, Ducati Elettronica e Arco.

Fino al 14 luglio

Bologna, Museo del Patrimonio Industriale, via della Beverara 123. Info e orari: museidibologna.it

“Emozionalmente, MenteEmozionale”. Artists looking for excitement.

0

Sabato 29 giugno 2019 alla Galleria Comunale d’Arte di Faenza (Ra), inaugura “Emozionalmente, MenteEmozionale”. Artists looking for excitement, mostra collettiva nata da un progetto di Maurizia Ragni curatrice e artista in mostra.
Ragni ha invitato alcuni artisti a confrontarsi, dialogare e condividere passioni e suggestioni per la città di Faenza, che diviene così il centro attorno a cui ruota l’intero percorso espositivo. Pittrice e scultrice, Maurizia Ragni riflette sulla sua passione per la cittadina romagnola e per la sua tradizione ceramica, per i suoi scenari architettonici unici e il paesaggio urbano in bilico fra passato e presente.
La accompagnano in questa sua originale rilettura della città di Faenza e della sua storia Carlo Reina, Bruna Borghi, Paolo Giancristofaro, Julka Caporetti, tutti formatisi in area bolognese.  Arte, Pittura, Scultura, Fotografia e Letteratura dialogano fra loro con armonia, sequenza e collaborazione, per condividere il percorso del progetto.

Dal 29 giugno al 14 luglio

Inaugurazione: Sabato 29 giugno ore 11

Faenza (RA), Galleria Comunale d’Arte, Voltone della Molinella. Orari: Martedì, Giovedì, Sabato e Domenica dalle 10,00 alle 12,00 | dalle 16,00 alle 18,30 Mercoledì, Venerdì
dalle 16,30 alle 18,30. Lunedì chiuso

In arrivo la seconda edizione di Nòt Film Fest

0

Dal 30 luglio al 4 agosto torna a Santarcangelo di Romagna, per la sua seconda edizione, il Nòt Film Fest, il festival di cinema indipendente nato lo scorso anno da un’idea e dall’energia di Noemi Bruschi, Alizé Latini e Giovanni Labadessa, un gruppo di giovani professionisti del cinema trapiantati a Los Angeles.

Il Festival celebra quel cinema lontano dal grande schermo e dalla fruizione mainstrem e dei circuiti più commerciali, quel cinema un po’ dimenticato che è compito proprio del festival riportare all’attenzione degli spettatori per le sue inestimabili qualità artistiche. L’originalità del festival non risiede soltanto nel promuovere film originali inediti e provocatori realizzati da registi italiani e internazionali, ma anche nel suo spirito di comunità e contaminazione creativa che anima gli eventi del calendario con incontri formativi, proiezioni e numerose iniziative volte alla scoperta del territorio Romagnolo a livello culinario, paesaggistico e cinematografico. Professionisti, amatori e il pubblico in senso più ampio possono così vivere a pieno le giornate di festival, cogliendo anche la possibilità di entrare in contatto con gli artisti in un contesto di condivisione dinamica.

Il programma di quest’anno prevede ben 56 proiezioni e vede confermati gli appuntamenti pomeridiani al Supercinema, lo storico cinema di Santarcangelo, mentre quelli serali si svolgeranno all’aperto nell’arena del parco Clementino. Tra i giudici di quest’anno spiccano Giuseppe Maggio della serie Netflix “Baby”, Eros Galbiati della serie Sky “1994” e Francesco Marioni, noto per la sua parodia del gruppo musicale The Giornalisti.

Tra le conferme anche la partneship del Slamdance, Festival Indipendente Americano che negli ultimi 25 anni ha lanciato la carriera di numerosi registi di successo tra cui Christopher Nolan (Il Cavaliere Oscuro), Oren Peli (Paranormal Activities), Rian Johnson (Star Wars), e i fratelli Russo (Avengers: Infinity War). A questa collaborazione si aggiunge quella con la facoltà di cinema della University of Southern California (USC). Il Nòt proporrà una selezione di film degli studenti della USC, rafforzando il legame tra giovani emergenti oltreoceano e l’Emilia Romagna. A livello territoriale invece il festival sarà in partnership con il progetto Ama il Mare: un euro di ogni ticket venduto verrà devoluto per finanziare l’installazione di un cestino mangiaplastica nei porti e nelle darsene della riviera Romagnola.

Una settimana al Ravenna Festival. Una piccola invettiva, a partire dal Leone d’Oro a Alessandro Sciarroni

0
Il Giardino Armonico - foto di Zani-Casadio

 

«Ringrazio in particolare tutti quegli artisti i quali hanno capito quanto fosse necessario uscire dai confini della propria disciplina per raccontare la complessità della contemporaneità»: un frammento del discorso di ringraziamento di Alessandro Sciarroni, pronunciato a Venezia alla cerimonia di consegna del Leone d’Oro alla carriera alla Biennale Danza 2019, può essere utile a introdurre il nostro piccolo discorso su uno dei molti paradossi che attraversano la scena performativa contemporanea, in una temperie che l’attuale direzione artistica di Santarcangelo Festival ha sintetizzato con l’efficace formula di «post-disciplinare» (in una densa intervista di presentazione del Festival 2019 che chi vuole può leggere qui).

Il non addetto ai lavori che si affacciasse per un attimo su tale blasonato panorama ne avrebbe, quanto meno, la percezione di un’attitudine aperta, accogliente, ibrida.

E invece: un autodistruttivo, miope narcisismo (per il quale si pone attenzione solamente a ciò che direttamente, e da molto vicino, rimanda una chiara immagine di sé) domina la quasi totalità di coloro che, con diverse funzioni, abitano l’odierno sistema delle arti.

Ne abbiamo avuto riprova durante l’ultima, straordinaria settimana al Ravenna Festival, durante la quale abbiamo incontrato quattro forme diversissime fra loro (torna l’«aperto» del claim 2019), ciascuna a suo modo espressione di un sapere e di una tradizione altissimi.

Crediamo utile dar conto (seppur brevemente) di queste proposizioni là dove esse eccedono il confine della disciplina a cui appartengono “di diritto”: questo sia perché riteniamo ridondante aggiungere parole a commento del percorso di artisti solidamente storicizzati (o comunque conclamati), sia perché la feconda, nutriente molteplicità di riferimenti e mondi di cui si fanno portatori si è rispecchiata ancora una volta nell’annichilente assenza di pubblici e addetti ai lavori non afferenti all’una o all’altra specifica disciplina. Nel loro assordante silenzio.

 

The Tallis Scholars alla Basilica di San Vitale – foto di Luca Concas

 

Domenica 16 giugno The Tallis Scholars, il complesso vocale di musica polifonica più celebre al mondo, ha proposto un percorso di sette concerti nelle Basiliche della città.

Da noi ascoltati per la prima volta, sempre grazie al Ravenna Festival, tre anni or sono (qui il racconto del nostro primo incontro con la «cosa più vicina a una esperienza extraterrestre che potete provare seduti in una sala da concerti», come scrisse The Observer), nel 2019 hanno dato voce, letteralmente, alla Liturgia delle ore, «uno dei riti musicali più antichi e una delle esperienze più spiritualmente ed esteticamente significative del mondo occidentale, per secoli tratto distintivo della vita monastica (ma non solo)».

Dei sette concerti in programma, siamo riusciti a seguire gli ultimi due: l’ufficio dei Vespri, nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, e il Compieta, nella Basilica di San Vitale.

Il canto piano è stato affidato al Coro da camera 1685 che, almeno nei due momenti a cui abbiamo partecipato, lo ha eseguito lontano dalla vista della platea, celato da drappeggi e architetture: un’esperienza puramente acustica di incontro con una vocalità (dis)incarnata che fa pensare al Vuoto praticato da Yves Klein oltre sessant’anni fa.

«Iris Clert vi invita ad onorare, con tutta la vostra Presenza emotiva, l’avvento lucido e positivo d’un indubitabile regno del sensibile» si leggeva nell’invito alla celebre performance parigina del 28 aprile 1958 «Questa manifestazione di sintesi percettiva sancisce con Yves Klein la ricerca pittorica d’un emozione estatica ed immediatamente comunicabile»: sintesi perfettamente pertinente anche della proposizione ravvenate alla quale, almeno per quanto abbiamo potuto verificare, si è registrata la pressoché totale assenza di professionisti di altre arti.

Come se i Tallis Scholars non avessero nulla da insegnare a chi si occupa di vocalità in scena. Come se il loro amplificare la percezione dell’ascoltatore (per cui il minimo ticchettio del ventaglio della signora seduta di fianco a noi diventa un rumore assordante e insopportabile) non fosse esperienza estetica che riguarda chiunque si aspetti che altri umani dedichino loro attenzione.

Per parte nostra, siamo stati ancora una volta grati per il Theatrum Mundi che abbiamo avuto la possibilità di sbirciare.

Per la rondine svolazzante sulle nostre teste a Sant’Apollinare Nuovo: echi pasoliniani, natura e cultura, guizzo e struttura.

Per la commozione che ci ha pervaso, un po’ come all’inizio di Parla con lei di Pedro Almodóvar, quando i Tallis Scholars in San Vitale (uno dei posti più belli dell’universo mondo) hanno eseguito Nunc dimittis di Arvo Pärt: al di là di ogni narrazione, contenuto, rispecchiamento autobiografico, commozione della (e per la) pura forma.

 

Martha Graham Dance Company – foto di Zani-Casadio

 

Lunedì 17 giugno abbiamo assistito a uno spettacolo della Martha Graham Dance Company.

Delle cinque coreografie presentate, che hanno costituito una summa dei proteiformi modi / mondi attraversati dalla coreografa americana, quello che forse più di tutti ha incarnato l’annosa questione dell’eredità, dunque della trascendenza, nell’arte coreutica è stato Lamentation Variations: «Ideato come evento per l’anniversario dell’11 settembre, Lamentation Variations debutta in quella data nel 2007» si legge nel ricco programma di sala «Pensate e costruite in condizioni creative specifiche, le Variazioni si aprono con un filmato dei primi anni Quaranta in cui la stessa Graham danza l’allora nuovissimo e ormai iconico assolo Lamentation. Ai tre autori di oggi si è chiesto di creare coreografie spontanee in reazione al filmato della Graham, attenendosi alle seguenti regole: 10 ore di prove, musica non originale o silenzio, costumi e luci ridotti al minimo. Pur se pensato per quell’unica rappresentazione, il successo fu tale da proiettare a buon diritto la pièce nel repertorio permanente della Compagnia».

Lamentation, sia detto per i non addetti ai lavori, è un assolo del 1930 della durata di quattro minuti in cui un’interprete seduta su un basso panchetto e avvolta in un tubo di stoffa elastica propone un movimento brusco e spigoloso, antisentimentale e antigrazioso. Non racconta una storia, manifesta linee: attraverso di esse rende visibile il dolore.

Uomini e donne di teatro, soprattutto in un’epoca che a causa delle precarie condizioni produttive vede il proliferare di monologhi con scenografia inesistente (per non parlare dell’ormai trito stilema del narratore su una sedia) non avrebbero nulla da imparare, qui?

Esponenti delle (e appassionati alle) arti visive non avrebbero nulla da guardare, relativamente alla composizione di linee e volumi, di pieni e vuoti della quale Graham è stata maestra assoluta?

Chiunque si occupi del corpo in una condizione di rappresentazione non trarrebbe giovamento da tali proteiformi esempi di contraction e release, allungamenti e opposizioni, figure classicheggianti e frammenti astratti e, soprattutto, di un movimento che origina (e in alcuni casi si compie) all’interno della struttura somatica con una precisione e una chiarezza, a tratti, da manuale di anatomia?

 

Il Giardino Armonico – foto di Zani-Casadio

 

A proposito: del concerto de Il Giardino Armonico (con Katia e Marielle Labèque al fortepiano) ascoltato e visto mercoledì 19 giugno, nella prospettiva assunta da queste poche righe crediamo utile ricordare almeno due elementi.

Il primo: fin dall’ ouverture de L’isola disabitata di  Franz Joseph Haydn, che ha aperto la serata, il direttore Giovanni Antonini ha dato prova di un rapporto fisico con la musica così materico e plastico da far impallidire la maggior parte dei danzatori e delle danzatrici che calcano le nostre scene.

Mediante bruschi e al contempo precisissimi segni di busto, braccia, polsi, mani e dita, Antonini dà attacchi, guida intensità e colori. Ma, soprattutto, plasma la materia sonora, facendola percepire fisicamente alla platea per quale essa è: materia, appunto.

Corpo fisico e corpo sonoro, in un dialogo struggente e carnoso, lirico e feroce.

Come non pensare a Kazuo Ōno?

Tralasciando l’analisi musicale della partitura e della vibrante esecuzione che ne ha dato l’ensemble da lui diretto, così come il suo sterminato curriculum, vedere Antonini in scena è stato un esempio a nostro avviso altissimo di arte: coreutica, oltre che musicale, appunto.

Danzatori in sala: nessuno.

Il concerto si è chiuso con la celeberrima Sinfonia degli addii di Haydn nel cui ultimo movimento, com’è noto, gli orchestrali uno alla volta escono dalla sala. Forse non tutti ricordano che il compositore la creò come forma di protesta per le condizioni di lavoro a cui gli strumentisti suoi collaboratori erano assoggettati, nella residenza estiva in cui il principe Nikolaus, loro “datore di lavoro”, li obbligava. La vicenda è piuttosto lunga e articolata, impossibile da riportare qui. Ma persone interessate alla storia, o ai diritti civili, avrebbero certo beneficiato di un tale ascolto, tematicamente affine ma linguisticamente, vivaddio, altro.

 

Enzo Avitabile – foto di Luca Concas

 

Infine: venerdì 21 giugno nel parco di Palazzo San Giacomo, a Russi, abbiamo assistito al “concertone” di Enzo Avitabile, con ospiti Francesco De Gregori, Tony Esposito e i Bottari di Portico.

Circa tremila persone sedute sul prato, stand con cibo e vino, Avitabile impegnato in un’ininterrotta opera di coinvolgimento del pubblico, chiamato a battere le mani e a ripetere parole, sillabe e vocalizzi, su un energico tappeto di percussioni e fiati, in un’ibridazione di italiano, dialetti del sud e lingue africane.

Non abbiamo molto apprezzato né l’un po’ predicatorio indulgere sulla tematica interculturale / di accoglienza, ancorché ovviamente ci trovi d’accordo, né l’esecuzione del Nostro (se si tratta di acrobazie vocaliche Bobby McFerrin, ad esempio, è davvero un’altra cosa), né l’insistita enfasi davvero troppo sentimentale che ha colorato ogni momento dell’esibizione, come fosse un concerto fatto tutto di bis.

Ma, al di là del nostro gusto personale, le dinamiche di relazione attivate sono state certo efficaci e degne di attenzione.

Come non pensare al teatro rasico? Ai mille progetti di Audience Engagement?  All’orizzonte popolare e comunitario sbandierato da tanti uomini e donne di scena?

Studiosi e professionisti delle arti performative seduti fra l’erba: nessuno, o quasi.

 

The Tallis Scholars a Sant’Apollinare Nuovo – foto di Luca Concas

 

Gli studi sulla ricezione, com’è noto, interrogano i modi in cui le comunità (di spettatori, addetti ai lavori, critici, …) influenzano, creano, modificano l’identità degli oggetti culturali.

Ciò dice qualcosa, come abbiamo provato a fare in queste righe, in parte sugli oggetti culturali stessi, in parte sulle comunità che li incontrano (un caso emblematico, di cui tutti abbiamo memoria: la fatwa contro Rushdie, quando ormai trentun anni or sono vennero pubblicati i suoi Versi Satanici, raccontò qualcosa sulla società di allora, non solo e non tanto sul libro).

L’augurio (l’utopia) è che il comune frequentare le arti sia stimolo e esercizio di apertura, non solamente ennesima occasione per erigere steccati, a delimitare territori sempre più stretti, asfittici, mortiferi.

Chissà se ne saremo mai capaci.

 

MICHELE PASCARELLA

 

info: ravennafestival.org

 

Cattolica si tinge di giallo e di mistero con il MystFest

0
Lucarelli

Dal 26 al 30 giugno torna a Cattolica MystFest, il festival dedicato al giallo e al mistero, con un ricco calendario di appuntamenti, tra spettacoli, performance, letture, proiezioni e talk. Il Festival si apre con un’anteprima, martedì 25 giugno al Lamparino, in piazza del Tramonto con un party di benvenuto in compagnia dei The Gangstar (Quentin Tarantino tribute) e dj Duba, Gale e Gerbo.

Il Festival si apre mercoledì 26 giugno con una prima assoluta in Piazza 1° Maggio: si tratta dello spettacolo per voce, chitarra e disegni “Negativa”, tratto dal libro di Alessandro Baronciani. Uno “spettacolo disegnato” che metterà in scena la graphic novel horror Negativa, illustrato dal vivo con gli interventi di Carlo Lucarelli e la colonna sonora di Colapesce. Il programma di Piazza 1° maggio continua giovedì 27 giugno con un dibattito su Diabolik, “il Re del Terrore”, riflettendo sulle sue autrici, le sorelle Giussani, grazie all’intervento di Patricia Martinelli. In seguito, gli scrittori Davide Barzi, Andrea Carlo Cappi, Carlo Lucarelli e il regista Giancarlo Soldi, presenteranno la nuova edizione del libro di Barzi dedicato alle Giussani, “Le Regine del Terrore”. A chiudere la serata sarà il docufilm Diabolik sono io, diretto da Soldi, che affianca diversi materiali d’archivio nel tentativo di svelare la verità sul mistero legato a Angelo Zarcone, disegnatore delle tavole del primo albo di Diabolik scomparso dopo il suo lavoro.

Venerdì 28 giugno Maurizio De Giovanni, l’autore della “giustiziera” Sara, terrà il reading musicale “Le parole di Sara” insieme a Valentina Lodovini, attrice di cinema e tv, e con l’accompagnamento musicale di Marco Zurzolo al sax e Davide Costagliola al basso. Nel corso della stessa serata inoltre, Antonella Boralevi presenterà il suo romanzo “Chiedi alla notte”, un thriller che prende il via durante la serata di gala della Mostra del Cinema di Venezia. Il programma continua sabato 29 giugno in compagnia di un altro reading tenuto dallo scrittore Giancarlo De Cataldo e Angela Baraldi, cantante e attrice bolognese, che leggeranno alcuni brani dal romanzo di De Cataldo “Alba Nera”.

Piazza 1° maggio farà anche da scenario alle premiazioni dei diversi concorsi previsti per questa edizione del MystFest. Primo tra tutti la competizione del Gran Giallo Città di Cattolica, la cui giuria è composta dagli scrittori Cristiana Astori, Annamaria Fassio, Franco Forte, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi, Marinella Manicardi e da Simonetta Salvetti. Al Gran Giallo si aggiungono il premio Alberto Tedeschi, importante traguardo per aspiranti scrittori del genere, e la seconda edizione del premio Alan D. Altieri, dedicato alla memoria dello scrittore prematuramente scomparso. Quest’anno inoltre esordisce il premio dedicato a Andrea G. Pinketts. La cerimonia di premiazione si terrà domenica 30 giugno: a ritirare il premio sarà Joe R. Lansdale, autentico monumento della letteratura americana, mentre nel corso della cerimonia interverranno Seba Pezzani, traduttore dei più importanti autori di thriller e noir e collaboratore di Lansdale e lo scrittore americano Lewis Shiner. A chiudere la serata sarà Andrea Carlo Cappi con la presentazione di “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie”, l’ultimo libro di Pinketts, insieme al filosofo Giulio Giorello e l’illustratrice del libro Alexia Solazzo.

Nel corso della manifestazione continuano gli eventi dislocati per tutti i locali della città che lo hanno aperto in anteprima: venerdì 28 giugno al Lounge Bar si terrà a partire dalle ore 18.30 un “Cocktail in giallo” in compagnia di Carlo Lucarelli. Franco Forte e Guido Anselmi che presentano “Romolo. Il primo re”, il romanzo storico dedicato all’antica Roma e alle origini dell’impero che conquistò il mondo. Gianfranco Nerozzi presenterà invece il thriller “Bloodyline”, mentre Marco Ori con “Adriatica crime” racconta le gesta di Arrigo Beccalossi, netturbino seduttore che si troverà al centro delle indagini su bische clandestine, mafia cinese e riciclaggio. Infine, sabato 29 giugno alle ore 11 al Geb Openspace avrà luogo la “Colazione in giallo”, in compagnia di Paolo Regina che presenta “Morte di un antiquario”.

Il Festival dedicato al giallo e al mistero non può però limitarsi alla letteratura senza sfociare naturalmente nel cinema con la retrospettiva “Cinque volti della paura” al Salone Snaporaz: dal 26 giugno tutte le sere alle ore 23.30 la dedica al maestro Mario Bava ospita le pellicole di Sei donne per l’assassino, Diabolik, La ragazza che sapeva troppo, La maschera del demonio e Operazione paura.

Letteratura, cinema e infine anche arte con la mostra “Enjoy your Monsters” di Alexia Solazzo il cui vernissage si terrà sabato 29 giugno presso l’Hotel Kursaal. La mostra si compone di alcune opere originali contenute nell’ultimo libro di Andrea G. Pinketts “E dopo tanta notte strizzami le occhiaie”. Domenica 30 giugno (ore 18.30) in viale Bovio sarà invece inaugurata la mostra fotografica “Andrea G. Pinketts, lo sceriffo di Cattolica” che testimonia 30 anni di amore di Pinketts per la Regina dell’Adriatico.

Dal 25 al 30 giugno, MystFest, Cattolica – info: 0541966778 – www.mystfest.com 

OoopopoiooO in concerto all’Area Sismica

0

All’Area Sismica di Forlì continuano gli appuntamenti con la rassegna di musica inaudita: domenica 30 giugno protagonisti del palco saranno gli OoopopoiooO che, con la loro musica e il loro stile, riscrivono cent’anni di elettromagnetismo. Il nuovo live è all’insegna della totale libertà di espressione che mette insieme la fantasia visionaria e giocosa e il surrealismo lo fi.

Il duo Vincenzo Vasi e Valeria Sturba con i loro theremin e le loro voci abbinate a violino e elettroniche portano sul palco un’energia esplosiva che combatte noia e monotonia in un sound che supera i confini tra i generi musicale, creando un miscela pop in cui convergono musica contemporanea, minimalismo, tarantelle techno, rap, musica popolare e filastrocche. Il tutto in perfetto equilibrio armonico. In questo loro lavoro, la voce è una sorta di new entry in grado di plasmare la lingua attraverso storpiature e pronunce particolari, fino alla vera invenzione di idiomi. Essa è spesso abbinata all’utilizzo di giocattoli: tastierine, giocattoli colorati, antenne, archi e corde magicamente si trasformano in strumenti acustici ed elettronici utilizzati di per sé o per creare effetti sonori unici.

Domenica 30 giugno, OoopopoiooO, Area Sismica Forlì, cena a partire dalle ore 20 (gradita la prenotazione) – info: info@areasismica.it, www.areasismica.it

Cesena in Fiera tra musica, gastronomia, spettacoli e arte

0

Dal 21 al 24 giugno nel centro storico torna Cesena in Fiera, quattro intere giornate dedicate al santo patrono della città con un ricco cartellone di eventi dalla gastronomia agli spettacoli dal vivo, dalle mostre all’arte, dalla storia al recupero di tradizioni popolari; il tutto immerso nell’ormai caratteristico e tradizionale profumo di aglio e lavanda.

Le bancarelle di cibo, artigianato e vivaisti si dislocano per tutte le strade del centro creando un percorso ad hoc per i partecipanti che potranno perdersi tra le numerose proposte offerte. In corso Garibaldi e corso Mazzini ritornano gli stand della Campionaria, mentre le vie Battistini e Battisti ospitranno numerose bancarelle di artigianato e vivaisti. I punti ristoro sono sparsi in varie zone e le vie della Magia, nei dintorni di piazza Amendola, in Piazza della Libertà con Il Pesce Fa Bene…ficenza in Piazza della Libertà e i numerosi street food e food truck dislocati in viale Mazzoni, Piazza della Birra e piazza Bufalini. In piazza Aguselli invece si dà maggiore spazio alla tradizione grazie al villaggio Romagna, con proposte di piatti tipici e ballo.

Cesena in Fiera non è però solo buon cibo, ma anche buona musica: ogni piazzetta della città si anima d’iniziative e spettacoli, valorizzando gli spazi più nascosti e costringendo cesenati e turisti alla loro riscoperta. In piazza Bufalini, dal 21 al 24 giugno, dalle 18.30, Elio, storico protagonista del Velvet, anima la Piazza con il suo dj set: musiche, ricordi e sogni dei decenni passati. A seguire, dalle 21.30 si succedono quattro mini band: i Brutti Sbarbi Sanitari, una formazione di medici ed infermieri cesenati che suona un repertorio di blues e country rock (21 giugno); il gruppo Noi Duri (Italian Swing e Carosone – 22 giugno); i The Silver Combo con il loro Rock’n’Roll e Rhytm and Blues (23 giugno); e si chiude con il jump, Swing e Manouche dei Ring Of The Swing (24 giugno). Spazio alla musica anche al Baricentro, in Piazza Amendola, dove affianco a freschi pestati e sushi si esibiranno i Bocanegra di Sasso Battaglia (21 giugno), con le loro fusioni di blues, ritmi beatbox ed hip hop, e i Cumbia Poder di Carlo Forero che nelle tre serate successive proporranno musiche tradizionali colombiane, cubane ed argentine e l’allegria della cumbia. Nell’ambito musicale si inserisce anche la 18a edizione “Cesena In Coro”, la rassegna di Canto Corale che sabato 22 giugno alle ore 21 nella Chiesa di San Rocco vede esibirsi diversi cori, tra cui, oltre ad Alio Modo Canticum, anche il Faith Gospel Choir di Carpi.

Accanto alla musica un pizzico di magia con Le Vie della Magia popolate di cartomanti, oroscopi, speziali, bottegai, artisti, musici e cibi di strada, che a partire da Piazza Amendola si diramano nei vicoli vicini. All’ingresso della Piazza, i partecipanti incontreranno un artigiano speciale, Fabiano Sportelli, che con i suoi fischietti creativi inventa suoni ed emozioni fatti di ceramica. Le cartomanti sono disposte a partire dalle ore 18 in via Righi, via Albizzi, Vicolo Caporali e via della Pescheria, mentre Piazza Amendola, la notte del 23 giugno dalle ore 18, ospiterà la Confraternita della Fenice e i suoi racconti delle Streghe ad San Zvan: storie di antichi misteri, erbe magiche, amuleti, incantesimi, riti benaugurali, stregoneria, inquisizione, processi e roghi. Dedicata al tema della magia è anche la mostra “Magia dell’Arte Manuale”, allestita in via Verzaglia, lungo la quale diversi artisti talentuosi mostreranno la loro arte.

Cesena in Fiera fa da sfondo anche a numerose altre iniziative, come quella di Cortili Aperti, l’ormai tradizionale rassegna presso il chiostro dell’ex Roverella dove per l’occasione vengono proposte tre giornate di musica, appuntamenti per bambini e la Mostra fotografica “Immersi”, la Via delle Stelle.Tra gli spettacoli, sabato 22 giugno alle ore 21 la Corte ospiterà “Risate con… Maria Pia Timo” che racconta storie della città di Faenza. A seguire, domenica 23 giugno si terrà il concerto di musica argentina con Ema Yazurlo y Quilombo Sonoro, mentre lunedì 24 giugno quello della 3monti Band, l’Orchestra di Montiano.

Tra le iniziative collaterali si ricorda anche Poeti a San Giovanni, la manifestazione dedicata ai poeti romagnoli: venerdì 21 giugno, il Salone di Palazzo Ghini ospiterà a partire dalle ore 21.15, un omaggio a Bruchin, poeta dialettale di piazza vissuto dal 1879 al 1953, e le cui opere saranno lette da Ilario Sirri, Franco Casadei e Sergio Lucchi. Nel corso della serata verrà presentata anche la raccolta “Donna di mare” di Franco Casadei. Poeti a San Giovanni inaugura anche il ciclo di appuntamenti proposti dalla Festa della Famiglia Diocesana, che prosegue sabato 22 alle 21 al Chiostro di san Francesco con lo spettacolo “Giuseppe il misericordioso” con l’attore Pietro Sarubbi.

Per finire, sabato 22 e domenica 23 giugno Il Vicolo Interior Design propone “Milonga in Vetrina”, una performance collettiva di tango argentino curata dall’Associazione HoTango, con la regia di Agnese Franceschi e Christian Santi e con il contributo artistico del coreografo argentino Leonardo Cuello. In vista di questa speciale occasione, al numero 16 di Via Carbonari viene ricreato lo spaccato di un tipico locale da ballo argentino. Presso Il Vicolo si potrà poi partecipare alle presentazioni dei libri “La vera storia del Fischietto di San Giovanni” di Gabriele Papi (venerdì 21 giugno) e “Il Pacifista” di Francesco Gabellini (lunedì 24 giugno). Trattandosi di una galleria, non mancherà neanche un’esposizione artistica allestita al numero 6 di Contrada Chiaramonti: “Keramikos” è dedicata ad otto artisti che realizzano le loro visioni attraverso opere fatte di “terra”, rinnovando la tradizione antica della ceramica.

A questa si aggiungono altre due esposizioni: “Storie di Calcio” allestita nella Pescheria e ispirata al Campionato Europeo Under 21 di Calcio, che vede in esposizione diversi cimeli, curiosità e documenti relativi alle tre Nazionali,Francia, Inghilterra e Romania, che giocheranno allo Stadio Manuzzi; la seconda dal titolo “Estati di Cinema Italiano. Da Visconti a Sorrentino” verrà inaugurata venerdì 21 giugno alle ore 17 presso la Galleria del Ridotto e raccoglie reperti fotografici che documentano come il nostro grande cinema ha raccontato l’estate. Infine, nella Chiesa di S. Agostino l’Adarc i visitatori potranno trovare “Un tocco di rosso”, un omaggio al colore di uno dei simboli della Fiera: il fischietto di zucchero rosso. Saranno presenti le opere inedite di 45 artisti; pittori, fotografi, scultori e mosaicisti; tutti provenienti da Cesena e dintorni.

Dal 21 al 24 giugno, Cesena in Fiera, Cesena centro storico – info: www.cesenafiera.com, www.comune.cesena.fc.t/cesena/turismo

Calici d’Estate, degustazioni enogastronomiche a Cesenatico

0

Gli appuntamenti dell’estate a Cesenatico non finiscono mai: dal 21 al 23 giugno al già vasto cartellone di eventi si aggiunge anche la prima edizione di Calici d’Estate” che animerà il centro della città con degustazioni enogastronomiche di produttori e cantine provenienti da tutte le regioni d’Italia.

Le tre giornate dedicate al buon vino e al buon cibo si apriranno alle ore 18 lungo via Garibaldi: a ogni partecipante verrà consegnato un parta calice, un calice di vetro e dieci gettoni con i quali potranno acquistare i piatti, tra antipasti, primi e dolci, e i calici di vino da loro scelti. I partecipanti avranno la possibilità di assaggiare i gustosi mini piada-burger, il risotto gourmet, gli arrosticini o la pizza più tradizionale, accompagnandoli a un buon calice di vino, frizzante o fermo, bianco o rosso, a scelta tra le diverse offerte della MoretVini, della Dvino Wins, dell’Azienda Vinicola Zanardo, del Nero del Bufalo, del Pettyrosso, di Casadio, di Pezzalunga, dell’Az. Agricola Diubaldo, del Barone di Bolaro e di Angelo Maffione Vini. Per gli amanti della birra invece, il Birrificio San Biagio offre la degustazione della propria birra artigianale.

Accanto alle degustazioni non mancheranno gli incontri: un apposito spazio denominato il “salotto del vino” ospiterà infatti numerose presentazioni e degustazioni pubbliche nel corso di tutte e tre le serate.

Dal 21 al 23 giugno, Calici d’Estate, Cesenatico, dalle 18 alle 24 – info: cesenatico.it;coupon sconto fino a esaurimento scorte: https://www.feshioncoupon.it/coupon/calici-di-estate/ 

Funk Shui Project & Davide Shorty aprono l’estate a San Bernardino

0

A partire da venerdì 21 giugno entra nel vivo San Bernardino Estate, il programma di eventi, attività e incontri presso i Poderi del Monte che prevede tre eventi dove i giovani talenti locali faranno da protagonisti alternandosi ad artisti emergenti nazionali, con concerti musicali e spettacoli comici, mostre fotografiche, design market e dialoghi sull’innovazione.

Il primo appuntamento si terrà venerdì 21 giugno, con il concerto del trio Funk Shui Project & Davide Shorty, che vede sul palco il collettivo di musicisti e produttori torinesi esibirsi insieme a Davide Shorty, palermitano residente a Londra che si è distinto a X-Factor grazie alle sue sonorità innovative che uniscono soul, funk e rap. Il trio presenta il suo ultimo album intitolato “Terapia di gruppo”, mentre in apertura si terrà un incontro-intervista con Moder, il rapper ravennate noto a livello nazionale.

Venerdì 26 luglio il programma estivo continua con lo spettacolo di Stand Up Comedy di David Shushan, intitolato “Di Dove Sei?”. Da regista a chef, oggi Shushan è riconosciuto come comico a livello nazionale e particolarmente apprezzato per i suoi lavori attraverso i quali porta sul palco l’importate tema dell’esperienza migratoria sfruttando l’utilizzo di diverse lingue. In apertura avrà luogo il laboratorio e performance di Francesco Bentini, emergente talento faentino di improvvisazione teatrale e comica.

A chiudere il programma estivo, l’intera giornata di domenica 15 settembre sarà dedicata all’arte dell’espressione e del racconto sulla creatività del territorio: si alterneranno così diversi dialoghi sull’innovazione, con esperti su temi di food innovation, imprenditoria sociale e benessere; un design market con allestimenti di varie opere e momenti di confronto con gli artisti e artigiani presenti; laboratori di filosofia dell’arte per adulti e di educazione sensoriale per i più piccoli.

Nel corso di tutte e tre le giornate, San Bernardino ospiterà una mostra fotografica di Marco Piffari, Sonia Formica e la Fototeca Manfrediana, tre emergenti talenti fotografici faentini: si tratta di tre diversi percorsi fotografici che affrontano e raccontano il tema del territorio, inteso come spazio fisico delimitato da confini e come spazio storico, sociale e culturale. Non mancherà ovviamente l’accompagnamento degli eventi con offerta food & drink sarà gestita da diversi ristoratori del territorio.

Dal 21 giugno, Estate a San Bernardino Faenza, Via Monte di Pietà – info: https://fondazionemontefaenza.it/contamination-lab/san-bernardinohttps://www.facebook.com/pg/SanBernardinoFaenza/https://www.instagram.com/sanbernardinofaenza

I magnifici fallimenti di Oliviero Toscani al MAR di Ravenna

0

Negli anni ’80 la pubblicità in Italia era il paradiso. Case accoglienti e luminose, automobili luccicanti, vestiti eleganti e mamme sorridenti che ogni giorno ti davano una merendina nuova. In questo stucchevole contesto esplode, anticonformista e provocatorio fino ad essere urticante, il fenomeno Oliviero Toscani. Con la ventennale campagna realizzata per Benetton, il ruvido e sovversivo fotografo contraddice la regola-base dell’advertisement: mai collegare il tuo prodotto ad un’immagine negativa… E rovescia il tavolo, piazzando, negli indorati spazi pubblicitari, fotografie dissacranti, irriverenti, scioccanti. Che raccontano i problemi sociali e la cruda realtà, e toccano i nervi scoperti della cultura moralista e benpensante. Gioca coi tabù, Toscani. Il razzismo, il sesso, la religione, il trauma della nascita, l’angoscia della morte, la fame, la guerra, l’AIDS, in una escalation di temi che lui affronta con il cinismo dello scienziato e la comprensione dell’umanista. E noi scopriamo che certe immagini, a cui nella cronaca siamo abituati, una volta trasferite nella cornice dello spazio pubblicitario, ci colpiscono come un pugno allo stomaco… Naturalmente sono scandali a ripetizione, collezioni di proteste, denunce e censure. Nel ’91 la famosa fotografia del Bacio fra prete e suora viene censurata il giorno stesso dell’affissione, ma finisce su tutti i giornali del mondo e a Londra vince il prestigioso Eurobest Award. Oggi, possiamo dire che il suo lavoro è entrato nella storia – non solo dell’advertisement – e che certamente ha stimolato l’opinione pubblica e scosso le coscienze di diverse generazioni, in tutto il mondo. Oltre ad una carrellata sul suo percorso professionale, la mostra presenta il progetto La Razza Umana (una serie di ritratti in grande formato in cui l’autore mette a fuoco le differenze dell’umanità e la bellezza che ne deriva), il focus Newyorchese (con scatti degli anni ’70 che ritraggono Andy Warhol, Mick Jagger, Lou Reed ed altri), ed alcuni video di approfondimento.

Roberto Ossani

Fino al 30 giugno, Oliviero Toscani – Più di 50 anni di magnifici fallimenti, MAR, Ravenna, via di Roma 13. Info: mar.ra.it

Da Cannes a Bologna avec amour, il documentario di Mario Sesti su Bertolucci visto da noi

0

Cinecittà – I mestieri del cinema. Bernardo Bertolucci: no end travelling di Mario Sesti appartiene a quel manipolo di film che il Biografilm ha acquisito quest’anno da Cannes (insieme all’anteprima italiana di Diego Maradona di Asif Kapadia). Applaudito all’anteprima francese, il film ha avuto il 4 giugno al Maxxi di Roma la sua première nazionale e sarà trasmesso a novembre su Sky Arte.

Inizia con una sequenza mai montata di Novecento, con le immagini di un treno in corsa verso lo spettatore, zeppo di bandiere rosse, questo documentario, che è un omaggio sia al cineasta parmense che al cinema. Perché “Il cinema inizia con un treno, ecco ti regalo l’inizio del cinema”, dice affettuosamente Bertolucci.

 Ma in uno scambio di doni, è anche un regalo di Bernardo Bertolucci all’amico Mario Sesti. Il documentario si dipana attorno a un’inedita lunga e recente intervista, al centro di un’opera che nasce quale primo episodio di una serie dedicata ai mestieri del cinema pensata e prodotta da Istituto LuceCinecittà con Sky Arte. Ma come ci dice lo stesso Sesti prima della proiezione, questo non sarà un episodio, bensì rimarrà un unico, per la portata del personaggio che contiene il cinema stesso.

Partendo da un treno lanciato sul pubblico del 1896, il treno attraversa l’intera storia della settima arte e percorre trasversalmente tutti i generi cinematografici. È il luogo ideale per cominciare una riflessione su di essa. Da qui parte Mario Sesti, critico e regista, che fa tesoro di un frammento per scrivere un discorso amoroso (anche) sul cinema di Bernardo Bertolucci.

Attraverso l’autore, morto a Roma il 26 novembre del 2018, passiamo attraverso le epoche del lavoro di una vita. L’idea del dono è palpabile nello spirito dell’opera e nel suo tono di voce: un racconto personale e privato (la conversazione avviene nella casa romana di Bertolucci), dove il regista snocciola ricordi di una vita, attraverso aneddoti, riflessioni, fantasie.

Da quando vomitò su Jean-Luc Godard, a quando faceva esperienza del rapporto tra la cultura italiana e quella americana, quando la notte degli Oscar dal palco dove ritirò 9 Oscar per L’ultimo imperatore, definì Los Angeles “the big nipple”, controcanto di New York. Ci fu il gelo. Almeno per un’interminabile manciata di secondi. A un ricchissimo repertorio di teoria e tecnica del suo modo di fare cinema, e di vivere e convivere con la sua tribù. Ovvero i suoi collaboratori sui suoi set, la sua bolla, dove si sentiva sicuro e protetto.

 È palpabile la differenza tra la pacata misura del Bertolucci settantenne con il Bertolucci giovane, spaccone e sfrontato della prima parte del documentario. Dove dichiara convinto che “da giovane rivoluzionario” quale si sentiva, aveva giurato a sé stesso che se mai avesse vinto un Oscar l’avrebbe rifiutato, come Sartre col Nobel (salvo poi fare tutto il contrario nell’88).

Bertolucci è anche questo, una contraddizione sanabile tra la prediletta Nouvelle Vague e Hollywood. Un autore la cui statura rende assoluta anche un’affermazione relativa, ovvero che “fare cinema altro non è che la ripetizione di quel gesto criminale del bambino che spia nella camera da letto dei genitori”.

di Marina Ruiz

visto al Biografilm Festival di Bologna